Caporalato nella vigilanza privata: 5,3 euro lordi l’ora e stipendi da fame. Procura Milano commissaria società

Caporalato nella vigilanza privata: 5,3 euro lordi l’ora e stipendi da fame. Procura Milano commissaria società

Più ancora delle buste paga «sotto la soglia di povertà» con stipendi da fame a 5,3 euro lordi l’ora e 650 euro al mese,

l’istantanea del caporalato fotografata dalla Procura di Milano nel settore della vigilanza privata – 100mila addetti in Italia, un contratto rinnovato a marzo 2023 con un aumento da 180 euro dopo dieci anni nel `congelatore´ divorato dall’inflazione – è quella di uno dei responsabili della Cosmopol spa che si fa chiamare «maresciallo» pur senza mai essere stato appartenente all’Arma dei Carabinieri o alle forze armate. «Quando non riusciamo a coprire i turni di lavoro va in escandescenza e inizia a inveire» stabilendo orari punitivi nei mesi successivi – il racconto di una lavoratrice. A parlare nelle carte dell’ennesima inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza e del pm della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Paolo Storari, sono decine di addetti alla sorveglianza della società di Avellino: 132 milioni di euro di fatturato (raddoppiato dal 2017 anche grazie a una serie di fusioni-acquisizioni), 6,5 milioni di utili all’anno (triplicati in 5 anni) e 3.855 dipendenti nel 2022. Sono impiegati negli appalti delle più importanti committenze private e pubbliche d’Italia: Poste italiane, Enel, Intesa Sanpaolo, diverse Asl, Leonardo, Fiera Milano, Rai.

«Da questo sistema ci guadagnano le grandi imprese e i committenti, fra cui lo Stato che gestisce circa il 60% degli appalti di vigilanza – va dritto al punto parlando con LaPresse Emanuele Ferretti, sindacalista della Filcams-Cgil con delega nazionale alla vigilanza privata e ai servizi fiduciari – E’ questo uno dei motivi per cui risulta difficile risolvere la questione, lo Stato beneficia negli appalti di quei salari da fame, dovrebbe mettere dei soldi». Per il sindacalista le accuse di caporalato e l’azienda sottoposta al controllo giudiziario notificato mercoledì all’alba dai finanzieri – terzo caso in 3 mesi dopo Sicuritalia e Mondialpol – «dimostrano in maniera plastica come il mancato rinnovo per anni di un contratto collettivo generi questi mostri facendo scivolare i lavoratori nella povertà». Vale per la vigilanza ma sono «milioni» gli addetti, dal «commercio al turismo», con «contratti fermi dal 2019» dove c’è il rischio di «dover scomodare il diritto penale, come mai era accaduto». Eventualità che un ex sindacalista e parlamentare come Giuliano Cazzola bolla con una provocazione: «Da oggi saranno i pm a rinnovare i contratti di lavoro? – si domanda – E i sindacati che hanno sottoscritto quei contratti saranno accusati di favoreggiamento?». «La situazione degli stipendi bassi è ormai nota e assumere nuovo personale si sta rivelando problematico» mette a verbale un altro esponente Cgil nel decreto di controllo giudiziario emesso dal pm, ora al vaglio di un Gip, che ha affidato al commercialista Giovanni Falconieri il compito di «regolarizzare» la posizione dei lavoratori. La conseguenza? La «copertura di tutti i turni scoperti» viene scaricata su «personale già assunto» con «turni massacranti senza la possibilità che questi possano rifiutarsi, evitando minacce velate e ripercussioni».

«Non è un’eccezione – la guarda da oltre oceano l’economista Clara Mattei che insegna alla New School for Social Research di New York – ma la manifestazione più completa del trend che prende la nostra società come capitalismo nel 21esimo secolo». «Nel terziario – spiega – l’unico modo per fare profitti è tagliare in maniera `assassina´ sui salari e l’intensificazione del lavoro con turni esagerati». Un affresco di ordinario sfruttamento che prende forma compiuta nelle testimonianze di almeno 38 dipendenti della Cosmopol sentiti dagli inquirenti. «Sono stata costretta a raddoppiare i turni facendo 12 ore continuative, dai 10 ai 15 giorni di fila, senza mai fare un riposo» dice una lavoratrice ammettendo che nell’ultimo periodo ha cominciato ad «avvertire malessere fisico». Altri parlano di «mobbing» nei confronti delle donne-madri e di «body shaming».

Il `maresciallo´ – in realtà solo una Guardia Particolare Giurata con la passione per i `gradi´ militari come avviene nel settore – «mi ha detto che avrei dovuto licenziarmi» per poi «essere assunta» nuovamente «garantendomi che non avrei perso gli scatti di anzianità» mette a verbale un’altra donna. Era falso ma «qualora non avessi accettato, mi sarei ritrovata disoccupata». «Io fruisco dei benefici della legge 104 – l’ennesimo racconto – mi ha chiesto se potessi farne a meno».«Quando restavo a casa per accudire i miei figli – dice una madre – me lo facevano pesare e minacciavano un cambio postazione o l’annullamento di ferie già approvate se avessi continuato ad assentarmi».

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