Marenostrum Dike, Santanastasio (Archeoclub): “Nave sarà presidio di legalità e anche ‘sentinella’ per monitoraggio ambientale”

Marenostrum Dike, Santanastasio (Archeoclub): “Nave sarà presidio di legalità e anche ‘sentinella’ per monitoraggio ambientale”

La motovela della legalità e della memoria.

Un’imbarcazione sequestrata agli scafisti, che trasportava dolore e sofferenza, è stata donata all’Archeoclub d’Italia Nazionale che attraverso il dipartimento Mare Nostrum, formato da sommozzatori e archeologi del mare, la impiegherà in iniziative di importante valore sociale.

Il Corriere Etneo ha intervistato Rosario Santanastasio, Presidente Nazionale di Archeoclub d’Italia, in occasione dell’inaugurazione di Marenostrum che si è tenuta al porto di Catania alla presenza del Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana Gaetano Galvagno.

Presidente, come si è giunti alla donazione?

Questo bene fu sequestrato più di un anno fa dalla Guardia di Finanza, che fa un lavoro straordinario, di concerto con l’autorità giudiziaria, per far si che questo tipo di beni che rischiano di finire abbandonati, siano destinati a delle associazioni che possono prendersene cura. La barca, che batteva bandiera turca, quando è stata sequestra agli scafisti stava trasportando 115 migranti a bordo.

Marenostrum Dike, Santanastasio (Archeoclub): “Nave sarà presidio di legalità e anche ‘sentinella’ per monitoraggio ambientale”Dopo il sequestro si è giunti alla confisca.

Sì, il bene ci fu affidato prima provvisoriamente per sei mesi e poi, in seguito alla confisca e al sorteggio, arrivò la sentenza della magistratura con cui il bene venne definitivamente trasferito all’Archeoclub d’Italia Nazionale.

È stato semplice rimettere in sesto la barca?

No, non conoscevamo le specifiche tecniche e fu molto complicato rintracciare i pezzi mancanti. Ma grazie alla collaborazione dei produttori, con cui ci siamo messi in contatto da subito, una volta ricevuto il manuale e il libretto i nostri tecnici si sono repentinamente messi al lavoro per riportarla a nuovo.

Che tipo di imbarcazione è?

È un Oceanis Venturer 473, ma noi l’abbiamo ribattezzata Marenostrum Dike. Può ospitare un equipaggio di 10 persone, un numero che fa venire i brividi se paragonato all’impressionante mole di migranti che i trafficanti di esseri umani fecero viaggiare per nel Mediterraneo.

Marenostrum Dike, Santanastasio (Archeoclub): “Nave sarà presidio di legalità e anche ‘sentinella’ per monitoraggio ambientale”In quali attività la impiegherete?

La utilizzeremo sopratutto per attività di tipo sociale, diventerà un presidio di legalità. Abbiamo già un accordo col centro di giustizia minorile di Napoli in forza del quale i ragazzi del centro saranno coinvolti in iniziative formative sull’imbarcazione volte al loro reinserimento sociale e lavorativo. Rappresenterà una bandiera che batterà le meravigliose coste del nostro Paese, dove ci muoveremo per tappe, per portare un messaggio di legalità. Una tappa immancabile sarà quella di Palermo il 23 maggio dell’anno prossimo dove, seguendo la rotta della Nave della Legalità giungeremo fino al capoluogo siciliano per rendere omaggio al sacrificio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli agenti di scorta che hanno perso la vita nella strage di Capaci. Ovviamente spero di poter coinvolgere in questo viaggio i ragazzi del centro di giustizia minorile, sarebbe un segnale molto forte.

Farete attività di monitoraggio quindi?

Sì, monitoraggio ambientale e nello specifico ci concentreremo sui siti in cui ricadono beni archeologici sommersi.

Archeoclub ha anche una sezione specializzata in archeologia subacquea.

Sì, una struttura specialistica che si chiama Marenostrum – da cui ha preso il nome la barca – che ha iniziato la propria attività più di vent’anni fa. Negli anni, in collaborazione con l’università e gli istituti di ricerca, abbiamo avviato diversi programmi tutti incentrati alla valorizzazione del patrimonio archeologico costiero. Il pioniere in questo campo, al quale ci siamo sempre ispirati e che oggi ricordiamo con affetto e gratitudine, fu Sebastiano Tusa. Fu sua l’idea di valorizzare sui luoghi i beni sommersi, coinvolgendo le istituzioni e la popolazione locale nell’attività di sorveglianza e salvaguardia. Negli ultimi mesi, insieme ai ragazzi dell’istituto minorile, la struttura è stata impegnata nel progetto Bust Busters ad Amalfi. Come i famosi acchiappafantasmi del film, noi siamo andati alla ricerca delle buste di plastica e dei rifiuti che inquinano i fondali.

Francesco Mascali

Riguardo l'autore Francesco Mascali

Studente di giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: studia le leggi ma è allergico alle regole. Vive bilocato tra Milano e la Sicilia, ma alla Città preferisce sempre lo Strapaese. Appassionato di politica, arte e cultura popolare. Pensa rivolto verso Occidente e prega rivolto verso Oriente. È un individualista feroce: crede alla Libertà come valore assoluto dell'individuo che tutti gli Stati dovrebbero sempre rispettare. Ama ascoltare chi ha una storia da raccontare. Trova sempre il tempo per una passeggiata al mare, una risata con gli amici e un buon bicchiere di vino. Come il Gastone di Petrolini cerca sempre di avere una buona dose di orrore di sé stesso per restare saldamente ancorato a terra e trovare nuovi spunti per migliorarsi. Detesta le biografie (come questa).

1 Comments

  1. Questi elementi si riempiono la bocca di parolone legalità ambiente giustizia e poi intascano un sacco di quattrini

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