“Partecipare? No grazie”: la denuncia del consigliere Benfatto sul piano di sviluppo per Paternò e Ragalna

“Partecipare? No grazie”: la denuncia del consigliere Benfatto sul piano di sviluppo per Paternò e Ragalna

Riemerge timidamente la dialettica politica a Paternò.

Si cominciano a delineare i perimetri, le posizioni in campo.

Il rapporto conflittuale tra maggioranza e minoranza consiliare, tra chi amministra – grazia a un mandato elettorale – e chi ha il dovere di controllare e indirizzare gli esiti di questo mandato. Ma il terreno di gioco non è solo quello istituzionale, quello interno ai palazzi della politica, quello che trova la sua massima espressione in Consiglio Comunale; c’è anche quello spazio, tutto civico, che dovrebbe impegnare le forze politiche “assenti” nell’assise civica, ma comunque presenti in città. C’è l’associazionismo, la cosiddetta “società civile”, i rappresentanti sindacali e di categoria, i portatori di saperi e interessi, tutti chiamati a dare un contributo al dibattito sulle scelte politiche locali.

Questione di maturità e responsabilità.

Questioni etiche e di stile. Questioni di coraggio e di coerenza, appartenenza e identità. Questioni che in qualche caso sembrano sparite dalla pratica collettiva, sprofondate in un fatalismo cosmico, sepolte dentro stereotipi ideologici ormai privi di consistenza. Nostalgie che ci proiettano verso una dimensione “vintage” della politica, fatta di buoni e cattivi, di onesti e disonesti, di esclusivisti di valori, come fossero un brand.

Una contrapposizione ideale, tra parti contrapposte , dove il cittadino trova conforto nell’appartenenza all’una o all’altra fazione. In mezzo, tra le due parti, un interstizio comodo, luogo dove si possono accumulare detriti e insetti, parassiti e virus. Una condizione favorevole per “coltivare”, per esercitare piccoli e grandi interessi, spesso mimetizzati e sottotraccia.

In una città dove qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso, mettendoci la faccia e l’impegno, schierandosi apertamente – contro o a favore di un’idea – qualcuno vince in ogni caso, sempre, da decenni. Possono cambiare i sindaci, gli assessori, i consiglieri comunali, non importa. Il parassita vive passando da un organismo all’altro, sopravvive e coltiva i suoi interessi.

Questo fenomeno, fino ad oggi velato, è apparso in tutta la sua magnificenza in occasione della definizione delle strategie del SIRU (strumento di pianificazione territoriale e finanziaria della Regione Sicilia e della Comunità Europea, tra Ragalna e Paternò). Strategie che dovevano essere la celebrazione della “partecipazione” cittadina dal basso per governare il futuro di questo territorio. Ma a sentire alcuni consiglieri della minoranza consiliare e dopo aver letto i documenti ufficiali, sembra proprio che si sia trattato dell’ennesima bufala mediatica. Una partecipazione finta e funzionale.

Ed ecco riapparire il dibattito politico; sentire l’odore della battaglia, del conflitto tra le idee.

Ma per questo serve un galateo condiviso, una liturgia del confronto, un ritualismo rispettoso delle parti. Non serve urlare e diffamare, insinuare e imbrogliare. Servono le carte, i documenti e le risposte argomentate. Non servono le minacce e le scene teatrali, gli intrighi e gli inganni perché il documento presentato alla Regione Sicilia, in ritardo, all’ultimo momento, in emergenza, fatto in fretta tra pochi eletti, è la fotografia di un fallimento ideologico, metodologico e funzionale. Un tradimento biblico per questo territorio che è stato privato di tante opportunità, sacrificate sull’altare.

Ma il popolo dell’interstizio, quello che vive di parassitismo, quello che si nasconde dietro bandiere profumate, quel popolo ha tradito la comunità. Lo ha fatto con cinismo e incoerenza. Mettendo in imbarazzo tutte quelle brave persone che hanno creduto e sostenuto un’idea, ignari dell’inganno. “Povera patria”.

Allora riappare un rigurgito di moralità, un barlume di coerenza, una traccia di coraggio nelle parole di quel consigliere comunale che comincia a fare domande, a interpellare a chiedere spiegazioni senza avere nulla in cambio. Una donna, una madre, un professionista che comincia a riaccendere la voglia di fare squadra, a quella squadra che sulla carta poteva essere spenta per sempre e risucchiata nelle profondità degli interstizi. E per questo, perché donna, con l’aggravante dell’impegno politico, meritevole di ingiurie come altre donne di altre aree politiche, sempre oggetto di stucchevoli sberleffi e oggi sempre più isolate (a destra e a sinistra).

La politica appare meschina, insinuante, strisciante.

La politica che si nasconde dietro la politica. Tra Ragalna e Paternò, ci sono donne che meriterebbero un’occasione, un’opportunità. Questo SIRU sembra una truffa, una fregatura, elaborato dal Gatto e la Volpe, all’insaputa di Pinocchio. Questo è quello che sembra, qualcuno ci spieghi.

Ma quello che fa più paura sono i tanti spettatori senz’anima e senza dignità.

Quelli che aspettano, che calcolano, che sperano nel relitto. Loro, nel frattempo, hanno messo le mani sul malloppo, o meglio su quei trenta denari sepolti, sperando che diventino un albero di monete sonanti. Povera Patria, diceva Franco Battiato. Ma questa gente è preoccupata dal fatto che il velo che la proteggeva scivola piano piano e tutti possono vederne il vero volto, capire le intenzioni, misurare la sporcizia tra le pieghe. Nel frattempo, le politiche sulla valorizzazione e sullo sviluppo di questo territorio andranno perse magari urlando che tanto tutto è ancora modificabile come se questa città fosse fatta da ciuchi parlanti. Povera Patria. Povera città. Restiamo in attesa di un sussulto.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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