Calcio, la storia infinita dello scandalo scommesse: quando i giocatori vennero arrestati in campo

Calcio, la storia infinita dello scandalo scommesse: quando i giocatori vennero arrestati in campo

Scommesse, vizio senza fine del calcio italiano.

Se in questi giorni si susseguono rivelazioni, indiscrezioni e ammissioni (quella di Nicolò Fagioli è già acclarata), la mente non può non riandare a quando la patologia delle `quote´ aggredì il corpaccione del calcio italiano: era il 1980 e ancora adesso andando su You Tube si rimane impressionanti dall’irruzione da parte delle forze dell’ordine che arrestarono i calciatori in campo. Da allora con alternante grado di responsabilità sul pallone si è spesso riprodotta la macchia.

È una storia di arresti eccellenti, sentenze più o meno dure, retrocessioni a tavolino, anche con discrepanze tra alcune decisioni della magistratura ordinaria e quella sportiva.
La prima bufera è quella, appunto, dell’anno in cui ci fu l’Olimpiade di Mosca ma in Italia teneva banco la vicenda di Trinca e Cruciani, l’oste e il grossista di frutta, autori di un esposto che fece finire in carcere gente del calibro di Manfredonia e Giordano della Lazio, portati via in manette dallo stadio di Pescara, Della Martira e Zecchini del Perugia, Albertosi e Morini del Milan e l’allora presidente dei rossoneri, Felice Colombo. Condannati dai tribunali sportivi, furono tutti assolti dalla giustizia ordinaria, più lenta di quella del pallone che condannò anche quel Paolo Rossi che riuscì a tornare in campo appena in tempo per diventare l’eroe dei Mondiali di Spagna ’82.

Quattro anni dopo l’impresa degli azzurri di Bearzot, altro giro e altro scandalo di calcio-scommesse. Vide coinvolto l’allora giocatore della Lazio Claudio Vinazzani che al termine del processo sportivo venne squalificato per cinque anni e poi radiato. Per responsabilità oggettiva venne condannata anche la Lazio, con nove punti di penalizzazione che però non impedirono ai biancocelesti, nella stagione successiva, di salvarsi dall’onta della retrocessione in serie C.

Nel 2001 ci fu l’inchiesta su Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia, per un presunto tentativo di combine per consentire scommesse pilotate. Nel 2004 altra inchiesta e altro scandalo: l’ufficio inchieste mette nel mirino Modena, Sampdoria, Siena e poi anche il Chievo, oltre ad alcuni giocatori tra i quali, tra cui Stefano Bettarini, allora marito della conduttrice tv Simona Ventura, che la disciplinare condanna a 5 mesi di stop. Il Modena evita la retrocessione, blucerchiati e toscani se la cavano con una multa, prosciolto il Chievo, pure finito nella bagarre.

Il `terremoto´ vero e proprio fu quello di Calciopoli, che nel 2006 non riguardava le scommesse ma la presunta corruzione di arbitri e dirigenti di club. Una bufera che portò in ambito sportivo alla retrocessione in serie B di sua maestà la Juventus. Personaggio centrale dell’inchiesta Luciano Moggi, poi radiato, punti anche i designatori arbitrali Pairetto e Bergamo. Poi ci fu l’inchiesta condotta dalla Procura di Cremona che portò ad arresti e a un centinaio di indagati, tra i quali anche Antonio Conte, poi assolto per non aver commesso il fatto come Domenico Criscito, che per quell’episodio perse la nazionale alla vigilia degli Europei 2012. Ci fu in seguito l’indagine che coinvolse il Catania e il suo presidente, che portò alla retrocessione della squadra. Si è invece chiuso solo sei mesi fa, dopo ben sei anni di dibattimento a Messina, con 14 assoluzioni un processo su presunte combine nel campionato di Lega Pro tra il 2015 e il 2016.

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