Strage di Palermo, il padre di Antonella: “Questi assassini sono una setta satanica”. I tre accusati tacciono davanti al Gip

Strage di Palermo, il padre di Antonella: “Questi assassini sono una setta satanica”. I tre accusati tacciono davanti al Gip

«Questi assassini non sono evangelici come si definiscono, sono una setta satanica».

Lo ha scritto sul suo profilo social Angelo Salamone, papà di Antonella, vittima insieme a due dei suoi tre figli della strage di Altavilla.

Salamone, che fa la guardia giurata, vive a Romentino, in provincia di Novara con la moglie Rosalia e un altro figlio, Davide, un giovane di 23 anni con disabilità. Salamone, che subito dopo la strage è sceso in Sicilia anche per prendersi cura della nipote diciassettenne sopravvissuta alla furia omicida, accusa esplicitamente il genero: «Lui – scrive – li ha cercati, li ha contattati lui e obbligava mia figlia a farli entrare a casa e gli dicevano che mia figlia e i miei nipoti avevano un demone e dovevano essere uccisi». «Lui – conclude – aveva il demone, gli evangelici non hanno niente a che fare con i satanisti. Io sono il padre e conosco bene Giovanni Barreca, fanatico. Dovrà dare conto a Dio».

SILENZIO DAVANTI AL GIP

Ieri, davanti al Gip, Giovanni Barreca si è avvalso della facoltà di non rispondere. E in silenzio sono rimasti anche i suoi due presunti complici, Sabrina Fina e Massimo Carandente, la coppia conosciuta durante gli incontri di preghiera, a cui Barreca, ossessionato dal terrore del demonio, si sarebbe rivolto per liberare le vittime da Satana. L’uomo, che ha confessato i delitti sabato notte nel corso di una drammatica telefonata ai carabinieri, ha risparmiato dal massacro la figlia 17enne che è stata affidata ad una comunità protetta.

Ieri, nel carcere Pagliarelli, si è tenuta l’udienza di convalida dei provvedimenti di fermo emessi a carico dei tre indagati, accusati di omicidio e soppressione di cadavere. Il magistrato, che dovrà stabilire anche se disporre il carcere per i tre, come chiesto dal pm, si è riservato la decisione.

«Il mio cliente è sotto choc. Non si rende conto di quel che è accaduto. Mi ha ripetuto che vuole bene alla sua famiglia», ha detto, al termine dell’udienza l’avvocato Giancarlo Barracato, legale di Barreca. «Nell’abitazione in cui sono avvenuti i fatti – ha aggiunto – continuano gli accertamenti. Avremo modo nei prossimi giorni di capire meglio». «Barreca – ha spiegato – sembra non capire quel che è successo. È una persona profondamente provata. Mi ha raccontato cose della sua famiglia e sostiene di aver fatto gli interessi dei suoi cari». «Non si può parlare di pentimento – ha concluso – proprio perchè non capisce cosa è accaduto. Sorvola sui fatti».

«Carandente e la Fina sono in isolamento. Carandente ha riferito di essere stato minacciato e intimidito in carcere. Entrambi si dicono innocenti», hanno spiegato Sergio e Vincenzo Sparti, gli avvocati della coppia. «Sono entrambi molto religiosi, la fede è totalizzante per loro – hanno spiegato – e sono molto provati». La coppia ammette di aver conosciuto Barreca ma sostiene che si tratti di una conoscenza molto recente. «C’è un fervore religioso totalizzante in loro – hanno spiegato – ma bisogna capire alcune cose, al momento non siamo entrati nel dettaglio dei fatti».

Sabato sui corpi dei due fratellini e sui resti della madre, uccisa, bruciata con vestiti e suppellettili in una sorta di rito di purificazione e sotterrata vicino casa, verranno eseguite le autopsie.
Secondo quanto emerge dalle indagini dei carabinieri i ragazzini, trovati incaprettati con delle catene, sono stati soffocati con una sciarpa e, prima, seviziati. Ieri dalla casa di Altavilla in cui i Barreca vivevano sono stati sequestrati degli attizzatoi del camino che potrebbero essere stati usati dai tre assassini per infierire sui fratelli. Per evitare che si sentissero le urla delle vittime, ai ragazzini è stato infilato in bocca uno straccio.
Kevin ed Emanuel dovrebbero essere stati uccisi venerdì. La madre qualche giorno prima, anche se al momento non è stato ancora possibile stabilire la data esatta della morte.

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