Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragili

Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragili

Il Cortile Maqueda di Palazzo Reale a Palermo, sede del Parlamento Siciliano è il teatro di un’istallazione dell’artista Jago, voluta dalla Fondazione Federico II, guidata dal Presidente dell’Assemblea Siciliana, on. Gaetano Galvagno e la cui direzione generale è affidata a Patrizia Monterosso.

Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragiliFino al 3 giugno 2024, si potrà visitare l’opera dal titolo Look Down, insieme alla preziosa mostra Thesaurus. Un’occasione per godere simultaneamente dell’arte antica e di quella contemporanea, visitando tra l’altro la Cappella Palatina, il Parlamento Siciliano – il più antico del mondo – e lo stesso Palazzo dei Normanni. Alla presenza di numerose autorità politiche, religiose, militari e del mondo accademico, si è svolto il vernissage, all’imbrunire, in una cornice magica ed emozionante. In questo scrigno di bellezza – il palazzo di Ruggero – si arricchisce l’atlante delle opportunità culturali che la Fondazione Federico II propone alla collettività, sempre rivolta verso la tradizione, l’innovazione e la territorialità.

Jacopo Cardillo, in arte JAGO, segna ancora una volta, quel legame imprescindibile tra l’uomo e il divino, tra la dimensione terrena e quella trascendente. Un filo sottile che Jago e più in generale l’arte, ci restituiscono permanentemente. Non è solo godimento estetico e formale. Non è solo rappresentazione o imitazione, Look Down, è prima di tutto “esperienza”; della materia, dell’artista, dell’umanità.

L’opera ritrae un bambino rannicchiato in posizione fetale, realizzato in marmo bianco, il cui viaggio espositivo comincia a Napoli, all’interno di uno spazio urbano straordinario, prosegue nel deserto degli Emirati Arabi, attraversa metaforicamente Roma, per trovare oggi, una nuova giacitura, dentro uno spazio metafisico e musicale, scandito dal ritmo del doppio ordine di arcate che incorniciano un cielo terso, dominato dalla luna, baricentro politico e spirituale, della Sicilia e del Mediterraneo. L’opera è un chiaro invito a “guardare in basso” (o dal basso) e rappresenta lo sguardo dell’arte rivolto ai più fragili, in antitesi all’indifferenza.

Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragiliL’artista ci parla, ci parlano le sue opere, che non propongono solo forme, spesso iconiche, dentro le quali si potrebbero intravedere i grandi maestri. Jago parla prima di tutto un linguaggio nuovo, fatto di condivisioni, contaminazioni, attraversamenti. Ci propone il dietro le quinte, l’arte come processo e non come oggetto estetico-simbolico. Scava nella materia, si connette con l’osservatore, in forma dinamica, originale, ossessiva. Condivide il processo, interagisce in progress, attraversa i territori della memoria, indaga le tecniche e le ribalta. Gli studenti e più in generale i giovani sono per questo entusiasti.

Jago assomiglia ai grandi maestri – Michelangelo o Canova, Bernini o Sanmartino – ma Jago è prima di tutto sé stesso, esploratore consapevole dell’anima. La sua storia è nella storia. La materia, la sua metamorfosi, il dettaglio, il desiderio di scavare, estrarre; rendere tattile lo sguardo. Sempre condividendo sui social ogni processo evolutivo. Una modernità poco accademica, ma nello stesso tempo misurata. Un’arte plastica che diventa spazio. Un’arte che rigenera lo spazio. Attraverso una letteratura policentrica e universale della sacralità.

Quel bambino che guarda dal basso ci parla. Comunica proprio a noi. Ci propone una visuale necessaria. Uno sguardo attento e non indifferente verso l’umanità, verso i fragili.
Come non capire? Come non sentirsi responsabili?

Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragiliForse è la rappresentazione di quell’inconscio che vive dentro di noi, nei momenti più oscuri. Ma è proprio questo il compito dell’arte, agire come manifesto. La Fondazione Federico II è grata all’artista, propone una visione, ospita un messaggio che appare più che mai moderno e attuale. Impone una scelta, un’azione, un processo. La politica tra i tanti compiti ha anche quella di sollecitare, di indirizzare, “di costruire lo spazio della transizione, come una via di passaggio che non è comunque naturale, ma precaria e tutta da inventare, implicando il superamento di un ostacolo” attraverso un Pontos”, come ci suggerisce Giorgio Ieranò. L’arte è il nostro “Pontos” verso una rinascenza indispensabile.

L’arte, ancora una volta, irrompe nella politica, nell’economia, nella società, nelle consuetudini che ci rendono assenti. Ci richiama a rigenerare la città, l’uomo, il pianeta, anche il nostro rapporto con il divino. Quest’opera ha anche una funzione didattica per tutti noi, per ognuno di noi, basta fermarsi a contemplare questa mimesi straordinaria che ha la forma di un bambino/uomo, carico di un titanismo impressionante, come il David di Michelangelo. Per questo motivo il Presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno fa suo il significato dell’opera, condividendolo con tutto il Parlamento Siciliano, con i “Siciliani”: l’arte come strumento politico.

Ma il vernissage è emozione pura, sconvolge l’anima fino a rubare le lacrime dell’artista, soffocate e nascoste dall’applauso e dalla musica. Jago, artista social, esploratore, innovatore, cerca l’umanità dell’arte e dell’artista. Colpisce e incanta ogni possibile generazione, rompe gli stereotipi, accoglie tutti, li abbraccia fino alla fine senza stancarsi. Colpisce non solo la sua arte ma la macchina organizzativa che lo sostiene, parla di sé ma parla anche della sua squadra. Un artista che ripropone in chiave moderna le ragioni della bottega rinascimentale.

Quel bambino di marmo, dalle dimensioni titaniche, rannicchiato, deturpato, ci commuove. Impone una riflessione. Quanti bambini che potenzialmente possono diventare medici, artisti, scienziati, rischiano di morire nell’indifferenza di tutti? Questa domanda rimane impressa nei nostri occhi. Inutile far finta di niente o minimizzare. Come per la Guernica di Picasso, quest’opera ci parla direttamente e diventa un manifesto contro le ipocrisie, le superficialità, le indifferenze, l’arroganza, l’ignoranza. La domanda è, tu cosa farai adesso?

Possiamo seguirlo sulla pagina instagram: jago.artist, oppure visitare il sito: jago.art/en/museum

Al Cortile Maqueda di Palermo l’installazione Look Down dello scultore Jago: l’arte guarda ai più fragili

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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