Il Cimitero di Paternò sull’acropoli di Hybla Major. Una monumentalità da riconoscere e valorizzare

Il Cimitero di Paternò sull’acropoli di Hybla Major. Una monumentalità da riconoscere e valorizzare

Era il 1888 quando viene seppellita ufficialmente la prima salma nel cimitero di Paternò, sull’acropoli di Hybla Major.

Il corpo era quello di una bambina, come si evince dai registri ufficiali dell’archivio storico. Quello che oggi è conosciuto come “il cimitero vecchio” viene descritto nelle cronache dell’epoca come il “nuovo cimitero. Oggi invece, è denominato “nuovo”, l’area di sepoltura di zona Balatelle, lungo il lato orientale della via Fabaria, sotto il convento di Santa Maria della Scala Vecchia, in contrada Giaconia (tri casi). Potremmo quindi affermare che quello che chiamiamo vecchio è nuovo, e viceversa, il più recente (Balatelle, piccole balate) è sicuramente tra quelli più antichi della città, lungo la “fossa graeca” (Jean Bèrard, 1957).

Ma vediamo di capire, quando e come nasce l’attuale cimitero sull’acropoli.

Il Cimitero di Paternò sull’acropoli di Hybla Major. Una monumentalità da riconoscere e valorizzareDal 1875 al 1884, tra il capo dell’ufficio tecnico e i consiglieri comunale dell’epoca si consuma un conflitto aspro, fatto di relazioni e pareri che coinvolge l’ufficiale sanitario del tempo.

Da una parte la necessità di individuare un’area cimiteriale in ottemperanza alle norme dello stato – figlie dell’editto napoleonico del 1804 – e dall’altra l’esigenza di non travalicare le tradizioni secolari che imponevano le sepolture dentro e intorno alle chiese, ma soprattutto all’interno del centro urbano. Il consiglio comunale, sicuramente pressato da queste due tensioni opposte, risolve la questione con un compromesso che complica i rapporti con l’ufficio tecnico e il suo capo ingegnere.

Bisogna precisare che l’acropoli di Hybla Major era, sul piano simbolico, all’interno della città, ma essendo ormai abbandonata, si poteva considerare – forzatamente – extra moenia, fuori dalla città. Questo risolveva le questioni igienico sanitare e anche teologiche. In altri esempi come quello di Motta Sant’Anastasia, il luogo del cimitero era fuori e a nord dell’abitato come prevedeva la legge.

Se si fosse adottato lo stesso sistema oggi il cimitero sarebbe stato nell’attuale largo assisi, lungo la strada che collegava la città con l’Etna, in una zona rialzata con una certa tradizione sacrale, visto che aveva accolto edifici monastici già del XIII secolo, (quello di oggi è del XIX secolo).

Ma cosa impediva al capo dell’ufficio tecnico di dare il via alle operazioni?

Il Cimitero di Paternò sull’acropoli di Hybla Major. Una monumentalità da riconoscere e valorizzareLa consapevolezza che l’area scelta dal consiglio comunale era il sito dove insisteva l’antico centro abitato di Hybla Major, così dichiara nella relazione tecnica del 1884. Evidenziando, tra l’altro, che anche volendo preparare il suolo per le sepolture, operativamente era impossibile in quando era necessario prima, distruggere rovine e ruderi, i resti delle antiche abitazioni, con un costo senza precedenti. Un danno economico e culturale senza precedenti. Spiega, nella relazione, come dopo nove anni di resistenza deve arrendersi, allegando una planimetria di progetto e mettendo nero su bianco tutte le sue perplessità.

Il consiglio Comunale vince questa drammatica battaglia, ma sembra quasi che il vero scopo fosse quello di non intaccare gli interessi dei proprietari fondiari a nord della città, di accontentare le necessità del clero del tempo, e di seppellire quella scomoda memoria “pagana” che era la città di Hybla. D’altronde, il nuovo cimitero si colloca tra due cimiteri ecclesiali, quella del convento delle Grazie a mezzogiorno e quello di Santa Maria dell’Alto a settentrione. In questo scenario si collocano anche i recinti cimiteriali privati della cappella Cutore e della Chiesa dei Bianchi, a sud e a nord.

Nella realtà, non sono stati fatti lavori di sbancamento preliminare e l’impianto del (diciamo) nuovo cimitero, riprende il sistema urbano preesistente di matrice romana, fatto di cardi e decumani. E questo viene confermato dai continui ritrovamenti di sottomurazioni archeologiche che ancora oggi emergono sotto il cimitero, oltre che dalle evidenze emerse nel 2007 negli scavi afferenti al restauro del convento di San Francesco. Se servisse una conferma, basta misurare il disegno planimetrico dell’area per scoprire che le vie interne sono regolate dal sistema di misura romano fatto di “stadi” e “actus” con i loro sottomultipli e che il modello urbano che ne deriva serve a ricollocare in una maglia urbana coerente l’intero patrimonio edilizio monumentale attualmente visibile, come i vari monasteri e le chiese, compreso la torre normanna.

Ma negli anni ’70, il cimitero ha bisogno id espandersi verso la valle, verso il fiume e l’archeologo Rizza, trova innumerevoli reperti attestanti l’urbanità del sito in epoca greco- romana, oggi conservati al museo Paolo Orsi. Peccato che questo patrimonio, dopo decenni di esposizione. È stato qualche anno fa, (circa nel 2012) ricollocato nei depositi del museo a vantaggio dei reperti di Adrano. Una scelta scientifica e culturale inspiegabile, fatta senza una ragione comprensibile che ha prodotto l’ennesima sparizione della memoria di questa città. Gli studenti, i turisti e i visitatori non possono conoscere questi dettagli e dopo un certo tempo si manifesta la cancellazione culturale.

Oggi serve narrare e ritrovare, spiegare alle nuove generazioni le ragioni della forma della città e delle sue parti, ma senza una visione ampia e una decolonizzazione culturale si rischia di subire alcuni stereotipi come quelli della esclusiva “medievalità” della città. Già Monsignor G. Savasta, nei primi del ‘900 – dopo l’istituzione del cimitero comunale – sente la necessità di allontanare ogni attenzione dall’antica Hyba Major, inventando il teorema “Inessa” (oggi riconosciuta come Santa Maria di Licodia), sicuramente superato. Ma resta il rammarico per quello che abbiamo perso e la speranza per quello che ancora si può ritrovare. Speriamo nella convergenza di tutti gli attori, speriamo che non spuntano fuori i discendenti di quella classe politica (interessata) con i suoi discepoli e fedeli, che tentò di falsare il corso della storia. In quel momento la lotta illuminista fece un passo indietro e fu buio per tutti. La necessità più impellente è quella di avviare nuove ricerche e riconoscere a livello nazionale, seguendo le normative regionali di pochi mesi fa, l’attribuzione ufficiale di Cimitero Monumentale.

Il Cimitero di Paternò sull’acropoli di Hybla Major. Una monumentalità da riconoscere e valorizzare

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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