Leonardo Marino il bravo ‘Cantattore’ che scelse Catania come sua città d’adozione

Leonardo Marino il bravo ‘Cantattore’ che scelse Catania come sua città d’adozione

Come una gelida folata di vento è rimbalzata, di “social” in “social”, la triste notizia della morte del cantante, attore, musicista, doppiatore e regista catanese Leonardo Marino: per noi fanciulli tra gli anni ’60 e ‘70 del XX secolo, l’indimenticabile voce de “La freccia nera”, la sigla omonima dello sceneggiato televisivo con Aldo Reggiani, Loretta Goggi, Arnoldo Foà e Sandro Tuminelli .

Un effluvio di ricordi di colleghi e di appartenenti al mondo dello spettacolo ha inondato il web, ciascuno ricordando un momento vissuto insieme o un aneddoto di cui fu testimone .
Leonardo è nato a Milano il 18 ottobre del 1945, il padre lavorava a Milano ma era di Palermo, e i nonni paterni di Salemi.

La nonna Ciccina gli trasmise la passione e l’amore per la musica.
Studia ragioneria a Milano e frequenta per sei mesi il Conservatorio Giuseppe Verdi; comincia ad esibirsi nella primavera del 1961 in uno spettacolo studentesco, con lui la PFM, I Camaleonti ed i Dik Dik, tutti alle prime armi, ospite d’onore fu Adriano Celentano. Canta poi in vari locali e nel 1964 firma il suo primo contratto discografico cui seguirono tanti dischi, trasmissioni televisive e radiofoniche, due presenze al Cantagiro, un Sanremo e, come s’è detto, la sigla dello sceneggiato televisivo “La freccia nera”.
E’ stato apprezzato da molti personaggi che sarebbero diventati famosissimi o lo erano già, per citarne qualcuno: Premiata Forneria Marconi, Bruno Lauzi, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Ornella Vanoni, e Mike Bongiorno che lo lanciò televisivamente.

Il passaggio dalla canzone al teatro è avvenuto attraverso il musical.
Il successo a teatro arriva con “Caino e Abele” al Sistina, poi il trionfo con “Pipino il Breve” di Tony Cucchiara con il quale ha girato il mondo, nel ruolo dell’antagonista Marante; e ancora “La Baronessa di Carini” dove interpretava Vernagallo.
Per la Prosa, dopo tre anni di gavetta al Teatro Stabile dell’Aquila con il regista Antonio Calenda, inizia i suoi quarant’anni con lo Stabile di Catania, anche nel ruolo di musicista, lavorando più volte con Giulio Brogi, Laura Marinoni, Roberto Herlitzka, Elsa Merlini, Ilaria Occhini, Ida Carrara, Tuccio Musumeci, Pino Micol, Giampiero Ingrassia e molti altri.
Molto apprezzato dal grande regista Beppe Di Martino come attore, soleva dire che “se nasci cantante, devi fare uno sforzo titanico per convincere gli altri che potresti essere anche un buon attore, si ha quasi paura di trovare qualcuno che sa fare l’uno e l’altro”.

Ha recitato con grandi registi: nello spettacolo di Giuseppe Fava “L’ultima violenza”(con Turi Ferro), ne “Il Gattopardo”(con Turi Ferro), ne “I Malavoglia” (con Turi Ferro), ne”Il Birraio di Preston”( con Giulio Brogi e Mariella Lo Giudice) di Andrea Camilleri, nel “Cyrano de Bergerac”, nel ”Compleanno” di Pinter e tanto altro ancora
Persona diretta, simpatica, “rompiballe” come amava definirsi, era allegrissimo e malinconico al tempo stesso: “La malinconia fa parte di me. Come potrei essere allegro se non conoscessi la malinconia?” Lo sorprendemmo a dire qualche anno fa.
Come autore ha scritto un centinaio di brani, fra musiche di scena e canzoni, ha composto le musiche per “Lo Zio Canonico”, protagonista Tuccio Musumeci, per “Re Mida” di Rodari e per “Pinocchio” di Collodi, inoltre ha collaborato con Rosa Balistreri alla realizzazione di alcune “Melopee” che cantò.

Amò profondamente la Sicilia e un po’ meno i siciliani, visse a Catania felice d’essere catanese d’adozione; aborriva la vita mondana: “amo la casa in cui vivo” diceva, “lì leggo, scrivo, studio, suono e canto per me stesso”.
Era dotato d’una straordinaria potenza vocale e di una timbrica unica, che esercitava in virtuosismi spericolati che lui solo era capace di fare.

Indebolito dalle sofferenze della malattia, ha continuato a dispensare agli amici consigli e buonumore fino all’ultimo perché “la vita è fatta per essere goduta” diceva, “se non si gode che vita è?” parafrasando Nino Manfredi.
I ricordi sono pezzi di cuore e la moltitudine dei suoi “pezzi” avrà ancora lunga vita nei cuori di chi lo ha conosciuto.
Buon viaggio campione!

I funerali saranno celebrati mercoledì 13 marzo alle ore 10.00 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo in via Siena, a Catania.

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Riguardo l'autore Matteo Licari

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