Paternò, i vigili urbani custodi del territorio e una storia a lieto fine

Paternò, i vigili urbani custodi del territorio e una storia a lieto fine

Ci sono storie che vanno raccontate, forse per la loro eccezionalità o magari perché nascondono un messaggio rivolto a tutti noi.

Storie che sanno di mistero, che ci fanno sorridere e piangere. Eventi che contraddistinguono un giorno, una serata, un momento. Storie utili per capire e comprendere l’umanità che si nasconde dietro una divisa per esempio. La divisa del Vigile Urbano e stiamo parlando di Paternò. Non importano i nomi dei protagonisti ma certamente il luogo e le azioni che lo hanno contraddistinto.

A Paternò i vigili urbani sono pochi, anzi pochissimi.

Il loro ruolo è di controllo e di repressione dei reati nel territorio e ovviamente non sempre risultano simpatici a tutti, come tutti gli uomini e le donne in divisa. Chi non ha trovato una contravvenzione sul parabrezza? E se vogliamo, di questi tempi, è facile puntare il dito contro le divise come se non avessero un volto e una storia. In questo senso Sergio Mattarella si è già espresso compitamente e non serve andare oltre. Rimane il fatto che una contravvenzione fa male a tutti, ma veniamo ai fatti.

Venerdì Santo, processione dell’Addolorata e del Cristo Morto a Paternò.

Paternò, i vigili urbani custodi del territorio e una storia a lieto fineUn evento straordinario di spiritualità e di liturgia urbana. Uno di quegli eventi che meriterebbero di essere conosciuti da un pubblico più ampio per la sua ricaduta sul piano turistico. Il punto più scenografico è la discesa dei simulacri, dall’acropoli di Hybla Major fino alla città bassa. Una processione che attraversa diverse vie, quelle storiche, per concludere il suo percorso nella chiesa di Santa Margherita. Vie e piazze, piene di gente, un corteo di autorità, di sacerdoti, di gente semplice e della banda della città. Un percorso straordinario e scenografico più volte narrato e rappresentato.

In questa cornice, un turista venuto da Catania, curioso e appassionato, colto e conoscitore di liturgie urbane, ha deciso di conoscere per la prima volta questo rito ancestrale, questa perla antropologica e religiosa, per la prima volta e con fede e devozione ha deciso di partecipare e per questo dopo aver posteggiato la sua auto – lontano dall’acropoli – si è recato nella chiesa di Santa Maria dell’Alto per partecipare all’inizio della processione. Accompagnato e guidato ha guardato e assaporato fino all’estasi. Alla fine, con il pensiero all’indomani ha scelto di tornare a Catania e qui inizia una nuova storia, perché raggiunta la via dove era parcheggiata la macchina, trova un’amara sorpresa. L’automobile non c’è più, sparita nel nulla.

Il sentimento prevalente era quello della disperazione. La mente è andata subito alle conseguenze a catena che questa scomparsa provocava. Vediamo di elencarne qualcuna: le chiavi di casa erano in macchina, in casa c’era la valigia già pronta per il viaggio della mattina seguente – alle 4 – che lo avrebbe portato in una città europea dove raggiungeva i figli, la macchina portata dal carroattrezzi fuori città e per concludere il comando dei vigili urbani chiuso perché già tardi. Come raggiungere il deposito, come svincolare l’auto? Una collezione di impedimenti che rendevano l’evento tragico e nello stesso tempo comico.

Serviva un miracolo.

E il miracolo si è compiuto. Il vigile urbano che aveva segnalato l’infrazione, giusta e meritata (l’auto era stata posteggiata inconsapevolmente lungo il percorso periferico della processione) era ancora in servizio sulla stessa via. Rendendosi conto della tragedia inconsapevole e delle conseguenze possibili ha fatto tutto quello che poteva – nella legalità – per agevolare il turista. Non entriamo nei dettaglia ma alla fine tutto si è risolto e quello che è emerso è l’umanità della divisa. La concreta disponibilità verso il cittadino, condivisa con i colleghi di servizio: ufficiali e sottufficiali. Una storia che ci fa riflettere e che è stata l’occasione per ascoltare – al rientro dal deposito delle auto, lontano dalla città – sulle difficoltà che ogni giorno i vigili urbani devono affrontare, anche le nostre critiche.

Lo ammetto, mi sono sentito orgoglioso di vivere in una città dove i vigili urbani sono speciali. Abbiamo esercitato la legalità con garbo e umanità. Il turista/cittadino è stato trattato con gentilezza e professione. Uno spot meraviglioso per questa città, forse il vigile urbano meriterebbe un premio e con lui le donne e gli uomini in servizio quella sera. Una serata speciale, con tante criticità per i vigili urbani, compreso un malore per una di loro, per i tafferugli estemporanei, per la negligenza di alcuni di noi con le auto, ma in questa ordinarietà spicca l’umanità di uomini e donne che vivono in strada per noi. E sentirli a fine serata, felici per quello che hanno fatto, per il riconoscimento semplice del turista catanese, non ha prezzo. Una chiacchierata tra forze dell’ordine e cittadini, alleati e consapevoli delle tante difficoltà di questo mestiere, come per le altre forze dell’ordine impegnate sul campo. Esame superato, i nostri vigili urbani sono pronti per accogliere anche i turisti, forse più pronti di noi. Anche questo è un segno della Pasqua nella città di Paternò.

In ricordo dell’ex ispettore della Polizia municipale di Paternò Giovanni La Spina, morto nel febbraio scorso a 65 anni dopo avere onorato la divisa e portato in alto il nome della città.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

1 Comments

  1. Un grazie a nome del Corpo della Polizia Municipale. Quello che ho fatto è solamente il mio dovere basterebbe, a prescindere dal ruolo rivestito, che lo facessimo tutti per avere un mondo più umano.

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