Europee, ‘Vota Giorgia’ scatena le polemiche: per Schlein “dietro il nome niente”

Europee, ‘Vota Giorgia’ scatena le polemiche: per Schlein “dietro il nome niente”

Il giorno dopo la `discesa in campo´ ufficiale della premier Giorgia Meloni, entra nel vivo la campagna elettorale e lo scontro tra partiti in vista del voto per le europee.

Una sfida che, oltre a Meloni, vedrà in campo altri leader – da Schlein a Calenda – come confermeranno le liste che oggi e domani vengono depositate nelle corti d’appello delle cinque circoscrizioni (ovvero a Milano, Venezia, Roma, Napoli e Palermo).
A tenere il banco delle polemiche è la decisione della presidente del Consiglio di farsi votare con il solo nome di battesimo. Sulla scheda comparirà il nome `Giorgia Meloni detta Giorgia´ e scrivere soltanto il nome di battesimo non invalida il voto, secondo quanto le norme vigenti alle quali fanno riferimento fonti del ministero dell’Interno, secondo le quali il voto attribuito risulta valido anche «utilizzando espressioni identificative quali diminutivi o soprannomi, comunicate in precedenza agli elettori, in quanto modalità di espressione della preferenza che può essere usata da qualunque elettore». In ogni caso «ieri la presidente del consiglio ha presentato il programma elettorale per le europee: dietro il suo nome il niente», attacca la segretaria del Pd Elly Schlein, secondo la quale «non c’è un’idea, non c’è una visione per l’Europa che serve alle persone». La leader dem farà «campagna elettorale non chiedendo il voto per me ma per il Partito democratico e per questa lista meravigliosa che abbiamo costruito insieme».

Tra i leader in lizza c’è anche Carlo Calenda, che però ammette: «Azione ha una lista di persone molto competenti». Mi candido «senza nessun piacere» ma «le liste che corrono con i leader hanno un supporto in più». Lascia ancora aperta la porta al dubbio, invece Matteo Renzi: «I partiti usano le candidature per contarsi in Italia, noi usiamo i nostri candidati per contare in Europa», dice il leader di Iv, ma la coordinatrice del partito, Raffaella Paita, spiega che su una sua eventuale candidatura «domani saprete tutto. Chiunque di noi si candiderà, comunque, andrà sicuramente in Europa. E questo vale anche per Renzi».

Non si candida invece il leader della Lega Matteo Salvini, ancora alle prese con le polemiche, interne ed esterne, sulla candidatura del generale Roberto Vannacci, che lo stesso Salvini cerca di blindare: quanto detto Vannacci sull’idea di classi separate per disabili «mi sembra una tempesta sul nulla, su parole che sono state volutamente fraintese». «C’è un’altra domanda?», glissa invece il vicepremier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, a chi gli chiede del generale, mentre afferma che «se vogliamo veramente rendere un servizio all’Italia dobbiamo spiegare che il voto più utile alle Europee è il voto a FI, perché in Ue la prima forza politica è il Ppe. È il Ppe a dare le carte. Più siamo forti nel Ppe più possiamo incidere sulle scelte europee. Le maggioranze cambiano, ma il Ppe c’è sempre».

Lo stesso Vannacci, intanto, tenta la carta dell’ironia e si mostra sui sociale in una foto, rilanciata dal profilo della Lega, in cui indossa la maglietta con la campagna del Pd contro di lui, con il suo viso coperto dalla scritta `Ignoralo´.

I giochi per le liste sono ormai quasi fatti, comunque. Manca solo l’ufficialità che arriverà domani e dopodomani dal deposito delle candidature nelle corti d’appello. L’unica sorpresa potrebbe arrivare da Palazzo Chigi, dove oggi è stato ricevuto il coordinatore di Democrazia sovrana e popolare, che ha visto il sottosegretario per l’attuazione del programma di governo, Giovanbattista Fazzolari. Fonti di Palazzo Chigi confermano che «sono state ascoltate con attenzione le richieste avanzate» da Rizzo «circa la riduzione delle sottoscrizioni necessarie alla presentazione delle liste elettorali per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Rizzo ha fatto notare che la proposta di dimezzare le firme attualmente richieste, riducendole a quota 37.500, porterebbe in ogni caso le sottoscrizioni necessarie ad un numero più elevato di quello fissato in occasione delle ultime elezioni politiche che era di 36.000. Palazzo Chigi ha assicurato che valuterà senza alcuna preclusione la richiesta avanzata».

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