Gli Isolati di Paternò: una città spenta che deve provare a rialzarsi

Gli Isolati di Paternó: una città spenta che deve provare a rialzarsi

Che fine ha fatto la pinacoteca comunale e il museo archeologico?

Dove è finito il museo della civiltà contadina, dei cantastorie e quello multimediale? Ma peggio ancora, che fine hanno fatto i reperti, il materiale, le attrezzature che costituivano queste strutture? I luoghi che li ospitavano ormai dismessi o riutilizzati per altre funzioni. E il cinema, anche quello all’aperto, come le arene? Sembra tutto scomparso.

Un lontano ricordo.

Gli Isolati di Paternó: una città spenta che deve provare a rialzarsi
Come i lupini e l’acqua grassa, come gli spettacoli sull’acropoli. Rimangono solo le processioni sacre, quando è possibile.

Cosa potrebbe fare a Paternò un cittadino durante il periodo estivo, magari durante le ferie d’agosto? Cosa troverà un turista, un emigrato che torna, una famiglia in viaggio? Cosa faranno i ragazzi che non possono andare in vacanza e rimangono in città, gli anziani, i diversamente abili e la gente comune?
E cosa ancora più drammatica, dove possono andare i cittadini se volessero spostarsi verso altre città? Con quali mezzi pubblici, come si sposteranno nella stessa città? Se volessero andare a mare, anche solo a Catania, come debbono fare? Solo con un mezzo proprio, solo con la macchina. Un gruppo di ragazzi non potrebbero andare da nessuna parte, spostarsi per andare in un pub, un parco, per visitare un monumento o un museo.

Ci siamo cosi abituati al nulla, che nulla ci stupisce.

Allora la gente si organizza con spettacoli improvvisati, feste davanti alle casa, compleanni di quartiere e fuochi di artificio abusivi. Non c’è più nemmeno il “discutibile”  paninaro della torre. E in questo scenario che si avvistano persino “artisti” – si fa per dire – che dal mondo TikTok arrivano in città con il loro repertorio trash e fermiamoci qui.
Isolati, impoveriti, rassegnati. Una città che non registra nulla, nemmeno il sussulto di quella politica che avrebbe il dovere-diritto di dire la sua e di dirlo in tempo. Infatti, a che serve colpevolizzare chi governa se chi ha il compito di indirizzare e controllarle è in “vacanza” sempre in attesa di eventi soprannaturali? Le segreterie fanno silenzio, non hanno idee, sono persino preoccupate di perdere qualche posizione nello scacchiere del futuro e sono tutti contro tutti.

Gli Isolati di Paternó: una città spenta che deve provare a rialzarsi
Ogni tanto un piccolo evento, quasi microscopico, una notizia rimbalzata dai social, la manutenzione di qualcosa, la pulizia di un pezzo di piazza, la riparazione di un palo della luce, insomma il nulla per quel cittadino che in questi giorni ha la sensazione di abitare in un deserto. Per lui niente acqua, nessuna festa, il pub chiuso per ferie, il museo (sperava nell’aria condizionata) scomparso, e così per tutto il resto. Ma spera di andare a Catania, ad Adrano, alla Playa, ma niente, rimane incastrato in città perché noi, aspettando la metropolitana, siamo rimasti tagliati fuori da tutto. E non interessa a nessuno. Perché noi siamo altrove, in vacanza, nelle città d’arte, in riva al mare, noi siamo più fortunati, mentre quella città che è rimasta imprigionata non ha nulla da fare. Non ci sono corse nei giorni festivi e quelle dei feriali sono poche. Ma quante volte dobbiamo dirlo? Nessuno parla, tutti dietro la tenda.

Ora non fate le vittime, non cercate altrove le colpe, non prendetevela con “l’autista”.

La mancanza di programmazione, di visione, di strategie, di idee è la responsabile di tutto questo. VI concediamo un’attenuante, non è una patologia di oggi, e nemmeno di ieri, è un modus di fare che ci caratterizza da troppo tempo, causato dall’egoismo, dal pressappochismo, dal dilettantismo, da un finto attaccamento alla maglia. Causato da quella classe piccolo borghese che si auto celebra nei salottini bene della città. Causato da quella classe dirigente (politica e amministrativa) che “aspetta” da sempre e cura orti domestici. Da quei “massarioti” (Nino Tomasello ne palava spesso) che alla fine hanno un posto al sole comunque a discapito della gente semplice. Una malattia che riguarda tutti, forse anche quelli che hanno capito ma continuano a fare silenzio. A tramare sotto traccia.

L’ultima frontiera rimangono le parrocchie, almeno quelle che possono.

Gli Isolati di Paternó: una città spenta che deve provare a rialzarsi
Perché organizzano momenti di gioco per i più giovani e ogni tanto mostrano i tesori nascosti quando le chiese si aprono ai fedeli. Poi il silenzio più profondo. E qualcuno ha persino il coraggio di sorridere, come se vivesse a Tokyo. Qualcuno pensa di essere fuori da questo scenario. Qualcuno – e sono tanti – si scandalizza, si indigna, magari cercando di trovare nel narratore un possibile terzo scopo. No, tranquilli, la puzza che sentite è reale e dipende anche da voi.

Ora torneremo tutti in città, tra poco, ancora qualche giorno. Ci racconteremo le nostre storie, qualche risatina, un po’ di ansia per le vicende giudiziarie sospese e i gossip romani, nel frattempo ci siamo dimenticati che i lavoratori stagionali verranno ancora, che la scuola sta per iniziare e siamo sempre punto e accapo senza aver risolto nulla; del resto l’estate ci fa riflettere ma poi nessuno si ricorda dei musei che mancano, e di tutte le problematiche che abbiamo elencato (non tutte ovviamente); d’altronde il campionato di calcio è già iniziato, le elezioni sono lontane e gli interessi di pochi sono al sicuro. Andiamo avanti cosi, che poi la colpa – alla fine – possiamo darla ai politici famosi che stanno fuori la città.

Non è mai colpa nostra. Noi aspettiamo il Messia.

Noi aspettiamo che qualcuno si assume la responsabilità di cambiare le cose per poi impallinarlo da dietro la siepe. Allora forza Juve, forza Milan, forza Inter, forza Napoli. Meglio essere solo un tifoso qualunque di qualunque squadra.
Miguel Cervantes aveva proprio ragione: “la storia è madre della verità, emula il tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro”.
A settembre vedremo cose nuove? O aspettiamo Natale?

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

1 Comments

  1. Ora non fate le vittime, non cercate altrove le colpe, non prendetevela con “l’autista”.
    L’autista sarebbe Nino Naso bis quello che i paternesi intelligenti e furbi hanno votato per ben due volte!!!
    Io me la prendo con l’autista incapace incompetente chiacchierone e vuccazzaru che ha portato Paternò allo sfascio totale. Vergogna vergogna vergogna!!!!

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