8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia Gentileschi

8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia Gentileschi

Il Kiwanis Club Paternò e la sua presidente, Maria Carmela Benfatto insieme al cerimoniere Vito Palumbo, hannopresentato – nella sede di Paternò dell’Istituto Alberghiero Rocco Chinnici – una riflessione sulla figura di Artemisia Gentileschi, pittrice del ‘600 di scuola caravaggesca, per celebrare la giornata della Donna.

8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia GentileschiDopo i saluti del dirigente scolastico Salvatore Distefano e dalla referente della sede, Lucia Randazzo, l’incontro ha proposto una rilettura di alcune opere della pittrice a cura della storica dell’arte, Maria Teresa Di Blasi, già docente di storia dell’arte e funzionario della Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania.

Il profilo emerso, quello di una donna coraggiosa e “incline” all’arte, amica di Galileo Galilei e di Michelangelo Buonarroti il giovane, è stata l’occasione per ripercorrere – attraverso le sue opere – la sua vita, testimonianza di una condizione femminile che oggi più che mai è attuale. Violentata dal fidanzato – Agostino Tassi – sottoposta a torture (della Sibilla) per dimostrare la sua innocenza in un tribunale surreale, che processava la vittima e non il carnefice (in quanto uomo), Artemisia non demorde e grazie alla sua partenza da Roma verso Firenze, inizia la sua avventura artistica e umana.

 

8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia GentileschiUna donna che come tante donne deve fare i conti con i pregiudizi, per sopravvivere in un mondo che la vede marginale in quanto donna. Ma Artemisia è brava, dotata, caparbia. Il padre la incoraggia, la spinge verso una emancipazione che non può trovare casa nella sua città natale. Inizia così un viaggio verso Firenze, Genova fino a Londra. E sono tante le opere che produce, gli amori che vive e la maternità che la rende felice. Non è una santa, una vergine e nemmeno una donna rassegnata. Non cede, ha un suo modo speciale di dire “no” ai soprusi degli uomini e come dice Maria Teresa Di Blasi, “tutto questo non influenza la sua pittura, si limita a dipingere secondo le richieste iconografiche e iconologiche dei suoi tanti committenti”. Non inganni la violenza di alcune tele come quella di Giuditta e Oloferne, che propone temi ricorrenti della pittura del suo tempo.

Artemisia vuole essere “pittora”, una professionista. E si rappresenta con orgoglio in alcuni autoritratti, incarnando diversi personaggi della letteratura biblica. Sono proprio le donne della Bibbia, le eroine della sua pittura senza mai essere autobiografiche. Il colore, la luce, l’incarnato, la complessità iconologica sono elementi caratterizzanti della sua pittura. Negli autoritratti si rappresenta con tutta la morbida sensualità, quasi un erotismo sottile, femminile, misterioso. Una bella donna che non ha paura del tempo che passa, che scopre la bellezza nel suo corpo che cambia negli anni.
La Di Blasi ci invita a considerare questo personaggio femminile come un’icona, non del femminismo, ma al contrario della consapevolezza che la donna ha di sé, della sua capacità di essere protagonista della sua vita, senza vittimismo e fatalismo. Un’imprenditrice dell’arte, capace e coraggiosa. Capace di instaurare rapporti culturali anche con personalità della pittura come van Dyck, Rubens e Jusepe de Ribera. Da Roma a Firenze e poi ancora Roma, Geneva, Venezia, Londra e Napoli dove muore tra il 1654 e 1656.

8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia GentileschiPer molto tempo è stata sottovalutata, non mansionata nei libri di storia dell’arte. Il critico Roberto Longhi nel primo ‘900 ne esalta la pittura dichiarando: «L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità. […] Longhi diede in tal senso un contributo fondamentale perché, spazzando via la nebbia dei preconcetti sorti attorno alla figura della pittrice, fu il primo a non esaminare Gentileschi in quanto donna, bensì come artista, considerandola al pari di diversi suoi colleghi uomini, primo fra tutti il padre Orazio»
Artemisia è una “disobbediente” e sono tante le produzioni letterarie e cinematografiche che ripropongono la sua figura iconica come il romanzo di Susan Vreeland, La passione di Artemisia del 2001 e il film, Artemisia – Passione estrema del 1997, diretto da Agnès Merlet solo per citarne alcuni.

La conclusione dell’incontro, dopo la brillante relazione di Maria Teresa Di Blasi, è stata affidata al Luogotenente Governatore Giuseppe Geremia della Divisione 2 Etna Patrimonio dell’Umanità, che ha ringraziato la relatrice per la qualità dell’incontro e la sua auspicata ricaduta sul piano educativo, culturale e sociale. La donna come esempio di emancipazione in una città – Hybla Major, Paternò – che è “femminina” grazie alle sue donne: dee, sante, regine, artiste e madri. La festa per Artemisia si è chiusa con un brindisi di convivialità che gli studenti dell’alberghiero di Paternò,insieme ai loro professori, hanno offerto ai presenti, proponendo dolci, gastronomia e bollicine, preparati nella loro mensa-laboratorio. Una bella storia di arte, scuola e associazionismo. La città che cresce bene con una buona “inclinazione” verso una giusta stella, come quella di Artemisia.

8 marzo, le donne “inclinate” verso la giusta stella: a Paternò riflessione su Artemisia Gentileschi

Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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