”Mandiamoli via”: il Pd siciliano in piazza contro Cuffaro, Romano e Schifani. E Totò puntava di nuovo alla Regione

”Mandiamoli via”: il Pd siciliano in piazza contro Cuffaro, Romano e Schifani. E Totò puntava di nuovo alla Regione

PALERMO – «Cuffaro. Romano. Schifani. Mandiamoli via». Con questo slogan il Partito Democratico siciliano ha indetto per oggi, venerdì 7 novembre, una manifestazione davanti la sede dell’Assessorato regionale alla Famiglia in via Trinacria, a Palermo.

«Mandiamo via chi ha già distrutto la Sicilia una volta e vuole riprovarci – si legge nella nota diffusa dal Pd –. Chi usa gli assessorati come centrali per favori e scambi. Chi fa della sanità un affare sulla pelle di chi sta male. Chi trucca i concorsi umiliando i meritevoli e premiando i raccomandati. Mandiamolo via. Gli assessorati e i dirigenti devono rispondere ai siciliani, non ai potenti di turno. Fai girare, non basta più indignarsi da casa».

La nuova inchiesta su Totò Cuffaro

Intanto si aggrava la posizione giudiziaria dell’ex presidente della Regione Totò Cuffaro, coinvolto in una nuova inchiesta della Procura di Palermo che ha chiesto il suo arresto per corruzione, turbativa d’asta e associazione a delinquere.

Secondo i magistrati, nonostante per anni avesse pubblicamente negato l’intenzione, Cuffaro pianificava di ricandidarsi alla presidenza della Regione. Le intercettazioni hanno svelato le precauzioni adottate per “blindare” le comunicazioni, spesso utilizzando l’utenza telefonica della moglie o di collaboratori fidati come Antonio Abbonato e Raso. «Nell’adozione di tali accorgimenti – scrivono i pm – Abbonato e Raso hanno assunto un comportamento proattivo per assicurare all’ex governatore una sorta di schermo protettivo da possibili intercettazioni».

Raso, secondo gli inquirenti, «dimostrava di conoscere quasi in via esclusiva le vere intenzioni di Cuffaro», il quale si sarebbe detto «interessato a candidarsi entro tre anni alla carica di presidente della Regione Sicilia».

La rete di contatti e le informazioni riservate

Dalle carte emerge anche che Cuffaro avrebbe stretto rapporti con un colonnello dell’Arma, Stefano Palminteri, e con un ex poliziotto, Filippo Paradiso, dai quali avrebbe ricevuto notizie riservate sulle indagini in corso. «È molto in alto, buttato nei servizi segreti, è quello che ci sta facendo entrare nel…», diceva Cuffaro parlando di Paradiso, ignaro di essere intercettato.

Le informazioni segrete, relative anche a sanità, protezione civile e partecipate regionali come l’Ast, sarebbero arrivate anche dalla dirigente regionale Maria Letizia Di Liberti, che lo avrebbe aggiornato sugli appalti. «I bandi, prima di essere pubblicati, li dobbiamo mandare a tutti i nostri amici», diceva Cuffaro a Raso. «Ai deputati?», chiedeva quest’ultimo. «Appunto sì! E anche a quelli che non sono deputati, perché se no finisce che litighiamo con tutti», rispondeva l’ex presidente.

Intanto, l’avvocato Claudio Gallina, difensore di Cuffaro, il cui nome compare anch’esso nell’inchiesta, ha rinunciato al mandato. Tra i 18 indagati figura anche Alessandro Mario Caltagirone, direttore generale dell’Asp di Siracusa, che si è autosospeso dall’incarico. L’interrogatorio dell’ex presidente è fissato per il 14 novembre.

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