Catania, alla GAM la mostra “La cultura e il diavolo”: l’arte di Giuseppe Fava tra impegno civile e politico
Dal 15 settembre 2025 al 6 gennaio 2026 la Galleria d’Arte Moderna di Catania ospita una grande esposizione dedicata a Giuseppe Fava, giornalista e artista ucciso dalla mafia. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Fava con Comune e Accademia di Belle Arti.
Il prossimo 15 settembre alle ore 18.30 presso la Galleria d’Arte Moderna di via Castello Ursino a Catania sarà inaugurata la mostra “La cultura e il diavolo. L’arte di Giuseppe Fava tra impegno civile, politico e intellettuale”, a cura di Vittorio Ugo Vicari. L’esposizione resterà aperta a ingresso libero fino al 6 gennaio 2026.
Promossa dalla Fondazione Giuseppe Fava e dalla famiglia del giornalista, in collaborazione con il Comune di Catania e con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti, la mostra intende offrire soprattutto ai giovani un’occasione di conoscenza e riflessione. «La mostra è rivolta ai ragazzi che non hanno conosciuto Giuseppe Fava e non si sono mai chiesti perché a Catania esista una via a lui intitolata», ha spiegato Francesca Andreozzi, nipote di Fava e presidente della Fondazione, annunciando iniziative dedicate alle scuole con visite guidate su prenotazione.
«Tale intento testimonia il valore corale di un’iniziativa che si propone come esperienza educativa e civile – ha sottolineato il sindaco Enrico Trantino – un ponte tra generazioni, uno spazio in cui il passato torna a interrogarci con forza, indicando ai ragazzi strade di impegno e responsabilità».
L’impegno civile e artistico di Giuseppe Fava
Sull’impegno civile del giornalista, il figlio Claudio Fava ha ricordato: «Mio padre non scriveva di mafia come si fa oggi, elencando clan e gerarchie. Raccontava il potere e le metastasi che divoravano la sua città. Nessuno in Italia, credo, ha saputo farlo con tanta lucidità».
Giornalista, scrittore, drammaturgo e artista, Giuseppe Fava credeva nell’emancipazione dei siciliani dalla violenza mafiosa attraverso una cultura adulta e democratica. L’identità visiva della mostra, ideata da Gianni Latino, direttore dell’Accademia etnea, simboleggia proprio le difficoltà e al contempo le possibilità di riscatto della cultura in Sicilia.
Il percorso espositivo
L’esposizione si concentra in particolare sulla produzione artistica di Fava, meno conosciuta dal grande pubblico: pittore, disegnatore e incisore, utilizzò linguaggi diversi – dalla scrittura alla pittura, dal teatro al cinema – per raccontare con lucidità i volti della società: mafiosi, operai, prostitute, faccendieri, marinai, immigrati, gay, figure osservate senza retorica né giudizio morale.
Il percorso, che attinge principalmente all’Archivio Storico Giuseppe Fava di Gravina di Catania custodito da Giuseppe Maria Andreozzi, accompagna i visitatori dall’infanzia dell’intellettuale fino alla sua tragica uccisione il 5 gennaio 1984. Il curatore Vicari ha scelto un registro tragico ispirato ai grandi drammaturghi ellenici, sottolineando l’attualità del messaggio di Fava.
