Adrano, la lettera del papà di Vincenzo al figlio ballerino di “Amici”: si prepara megaschermo in piazza (VIDEO)

Preparate i fazzoletti. Vogliamo proporvi la meravigliosa lettera di un padre al figlio. Il papà ha scritto al figlio Vincenzo Di Primo, il bravissimo ballerino adranita che ha conquistato – sabato scorso – la finale di “Amici”, lo show talent condotto da Maria De Filippi. E’ stato, forse, il momento più commovente tra quelli che – in questi mesi – hanno scandito la marcia trionfale del giovane artista innamorato della danza. Adrano, va detto, sta seguendo con affetto ed entusiasmo la ‘scalata’ televisiva d Vincenzo. Per la puntata finale di “Amici” – ne parleremo più diffusamente nei prossimi giorni – si sta lavorando per installare uno schermo gigante in Piazza Umberto: come per la finale dei campionati mondiali di calcio.
In attesa della finalissima di sabato prossimo, e con il rischio probabilissimo di non riuscire neanche stavolta a trattenere le lacrime, è bello riascoltare le parole di un padre che si prende cura del proprio figlio e della sua smisurata passione. Il papà di Vincenzo fa l’imbianchino, non naviga certo nell’oro. Ma perché il figlio riuscisse a inseguire il suo sogno ha fatto, assieme alla moglie, dei sacrifici dei quali non si è mai pentito. A tutti i “Vincenzo” del mondo, auguriamo di avere un padre così.
La lettera, com’è nello stile del programma, è stata letta in una puntata del marzo scorso da Maria De Filippi. Ecco il testo:
“Da giovane come accade a molte coppie io e la mia compagna andavano spesso a ballare il liscio e i balli latini. Ci divertivamo tanto, per noi era solo un modo per far scivolare via la stanchezza della settimana. Sono sicuro che la sua passione per il ballo derivi anche da questo. I primi passi li ha mossi verso i due anni. Ricordo che si metteva davanti al televisore e quando c’era la musica cominciava a saltare e fare le giravolte. Ballavamo insieme. Per fare più spazio, spostavo il tavolino. Poi, con lo sguardo ci cercava. Cercava la nostra approvazione. Allora noi diventavamo il suo pubblico, applaudivamo e lui era tutto contento.
Io faccio fatica con le parole e tra le tante c’è una cosa che tu non sai: quando eri piccolo, quasi ogni notte prima di andare a dormire, aprivo piano piano la porta della tua cameretta e controllavo che dormissi. Rimanevo lì in piedi e ti guardavo. Spesso nel sonno ti agitavi e la coperta cadeva a terra. Io la raccoglievo e cercavo di rimboccarla per bene, piano piano, per non farti svegliare.
Sono passati ormai diversi anni ma io a quella immagine ci penso spesso. La nostra vita non è stata facile e forse non sono riuscito a darti tutto quello che gli altri bambini ti raccontavano a scuola, di tutti i giocattoli magari trovati sotto l’albero. Tu, invece, avevi poco da raccontare. Se andava bene avevi solo un pacchetto e quando lo aprivi non c’era certo il giocattolo dei tuoi sogni ma magari un paio di scarpe. Lo sai, ho sempre fatto l’imbianchino ma il lavoro non c’è tutti i giorni e quindi lo stipendio a fine mese non è sempre garantito. Ma malgrado questo, io e mamma abbiamo sempre cercato di coltivare la tua passione, la danza. Tre, quattro volte a settimana – alle 17 in punto – tornavo a casa per accompagnarti a danza. Salivi in macchina con il tuo borsone e facevamo 80 chilometri per andare e tornare. Ti ho sentito dire che hai un senso di colpa per quei 10 euro che servivano per la benzina, invece tu non sai che guardandoti ballare – da quel vetro – mi hai insegnato quanto fosse bello avere una passione e coltivarla con gioia e determinazione. Quindi, credimi Vincenzo, che quel sacrificio lo rifarei un milione di volte. A 14 anni, per inseguire il tuo sogno, hai lasciato casa e l’Italia. E’ stato il momento più duro della mia vita. Sei partito e ho smesso di vederti crescere. Io sapevo di non poterti raggiungere perché i biglietti aerei costano tanto, quindi non ho potuto esser presente quando avevi un momento di sconforto, quando avevi bisogno di una pacca sulla spalla o semplicemente di un sorriso. Avrei voluto stringerti la mano quando al telefono dicevi che io e mamma ti mancavamo o quando, sempre al telefono, mi raccontavi che eri stato eletto il migliore allievo dell’accademia. E io con il telefono in mano piangevo dall’emozione ma lo facevo in silenzio perché tu non capissi”.
(Nello studio di “Amici” si sente la voce del padre che dice: Vincenzo, ora che ti ho visto ballare ti voglio dire che sono tanto fiero della tua volontà e del tuo impegno e che sono davvero tanto orgoglioso di essere tuo padre).
A quel punto, tra la commozione di tutti, è apparso il padre di Vincenzo.
Clicca sul link per vedere il video.

 

 

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