Mafia, lo “Statuto di Cosa nostra”: dal blitz di Palermo la scoperta del vecchio codice dei boss

I vertici del clan ma anche uomini d’onore riservati.

Il blitz antimafia eseguito all’alba dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo ha colpito non solo i capi della famiglia mafiosa di Rocca Mezzomorreale, già condannati in passato in via definitiva per il reato associativo, ma anche uomini d’onore riservati, rimasti a oggi immuni da attenzioni investigative a causa delle cautele adottate nei loro confronti dal clan.

Sette le misure cautelari emesse dal gip di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva. I provvedimenti sono stati eseguiti a Palermo, Riesi (Caltanissetta) e Rimini.

LO STATUTO DELLA MAFIA

C’è lo statuto scritto ? che hanno scritto i padri costituenti»: così afferma uno dei boss arrestati oggi a Palermo dai carabinieri, non sapendo di essere intercettato. Una rivelazione che i magistrati ritengono importantissima e che conferma l’osservanza da parte dei capimafia di ferree regole, una sorta di «Costituzione» della mafia.

I boss continuano a rispettare le vecchie «regole» mafiose e a imporne l’osservanza agli affiliati, dunque. Le «cimici» piazzate dagli investigatori hanno potuto ascoltare le conversazioni degli indagati che spesso si richiamavano al rispetto di principi mafiosi arcaici, un vero e proprio «statuto» scritto dai padrini. «Principi» che i capimafia continuano a considerare il baluardo dell’esistenza stessa di cosa nostra. Nell’ambito della conversazione registrata, definita dal gip «di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria», si è più volte fatto richiamo all’esistenza di un «codice mafioso scritto», custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana.

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