Re-azione e azione: politiche culturali e strategia di cittadinanza

La notizia di questi giorni narra l’ennesimo gesto di inciviltà nei confronti del patrimonio culturale. Le vicende – raccontate dai giornalisti e rimbalzate sui social – sono le solite purtroppo e cioè che alcuni balordi hanno imbrattato i monumenti dell’acropoli di Paternò – ma vale per tante altre città – con scritte e immagini pseudo romantiche ed evocative di pratiche più o meno lecite; a queste si aggiungono un tappeto di bottiglie, preservativi, mutande, piatti di plastica e tanto altro. Tutto a coprire i luoghi dell’identità cittadina, i luoghi della storia e della memoria. A fare da cornice – quasi con imbarazzo – a questo scenario di indecenza: chiese, castelli, viali alberati, scavi archeologici e un paesaggio mozzafiato verso il vulcano più alto d’Europa – l’Etna, e il fiume più imponente della Sicilia – il Simeto.

Non è uno scenario apocalittico in esclusiva per questo territorio, si trovano cose simili ovunque, dai centri minori alle grandi città. E per questo motivo dobbiamo analizzare con attenzione, per ricavarne una morale condivisa e nelle stesso tempo una possibile strategia d’azione.

Partiamo proprio dall’azione. Nel senso che la prima cosa a cui abbiamo assistito è la re-azione. Cioè lo sdegno di alcuni e la pulizia di altri. Il punto è proprio questo. La nostra società punta tutto sulle re-azioni e non sulle azioni. Perché le prime sono istintive, emotive, irruenti, rabbiose. Utili per l’emergenza e per la comunicazione emotiva. Una società che conta sulle re-azioni è come un ciclista che scatta ad ogni provocazione dell’avversario sulla salita del Zoncolan, si sfiancherà fino a perdere la gara se non segue il suo passo costante, se non segue la sua azione naturale.

L’azione, al contrario, presuppone la consapevolezza, la pianificazione, la definizione di obiettivi. E’ il frutto di un progetto, di un’idea. L’azione è la combinazione di più fattori, spesso afferenti a discipline diverse. E’ la capacità di individuare strategie operative a partire dalle analisi e dalla capacità di analizzare. Azione è sintesi complessa. Azione è scelta politica di ampio respiro. E’ confronto con le parti e gli attori che contribuiscono a definire il processo. Non è mai una ricetta facile e semplice. E’ impegno e competenza.

Quindi re-azione e conseguente azione. La prima gestisce l’emergenza la seconda gestisce la soluzione. Se ci fermiamo solo alla re-azione rischiamo di inseguire le emergenze – forse fino ad un certo punto – oltre può diventare solo sterile propaganda.

Credo quindi che su questo tema andrebbe fatta una scelta di campo, presto e bipartizan. Sempre più, i cittadini denunciano le criticità e le amministrazioni re-agiscono con interventi tampone. Questione di analisi e programmazione mancata. Un corto circuito convulsivo che falsa la realtà.

Altra questione è la percezione dell’atto vandalico – usiamo questo termine per esemplificare. Un cittadino – in privato – mi ha scritto che se “in altre manifestazioni pubbliche, si è sporcato un parco con carta, colori e bottiglie (festa della creatività) e nessuno si è lamentato (dalle istituzioni alle associazioni) e se nei luoghi della memoria (l’acropoli) non si vede altro che spazzatura, è quasi naturale trattare quei luoghi come una discarca. Per due motivi. Nessuno mi ha fatto notare gli errori precedenti – quelli relativi alla festa della creatività – e in fin dei conti, sporco una discarica esistente, anche se si trova sulla collina storica di Paternò”

C’è da riflettere su questa affermazione. Ovviamente non giustifica l’accaduto ma ci spiega come viene percepita la città e il silenzio di tutti. La scarsa capacità di indignarsi e di non manifestare l’indignazione. In pratica – e Peppino Impastato lo ha spiegato benissimo – ci siamo abituati al brutto e non riconosciamo più la bellezza. Semmai siamo solo concentrati a consumare luoghi, persone, cose, indifferentemente.

Il silenzio – che sembra la colonna sonora di questo funerale culturale – è rotto, occasionalmente, da poche voci. Dopo le prime dichiarazioni (emotive) da parte di un’associazione – sensibile al tema – è seguita quella dell’Amministrazione, che ha preso una posizione forte e determinata. In mezzo alcune precisazioni da parte dell’opposizione – e ci stà – e qualche sussurro (comunque gradito). Azione (quella dei vandali) seguita dalla re-azione (la denuncia e l’immediata pulizia). Serve l’azione risolutiva (la programmazione di politiche culturali).

Ma colpisce in tutto questo il silenzio di tanti, di troppi. Dove sono le altre associazioni di questa città che da troppo tempo sbandierano pratiche di cittadinanza? Perché questo silenzio? Forse il tema è percepito come futile?

Non è elegante fare l’elenco ma è imbarazzante come tutti siano nascosti dietro i cespugli ad osservare le eventuali evoluzioni, preoccupati di non disturbare la suscettibilità di quello o di quell’altro. Il coraggio dei conigli, in attesa di “urlare” solo per “alcune” battaglie personalistiche. Adesso tutto tace, questo è triste. Mi auguro di essere smentito presto.

Solo un’umile parrocchia, con i suoi ragazzini puliti – e con il capo chino – è salita in silenzio a riparare una parte di quello scempio, la parte di cui si sentiva responsabile. A questi va riconosciuto il merito dell’umiltà, della consapevolezza e dell’azione e per questo dico Grazie e credo che anche il Sindaco ha preso una posizione chiara e condivisibile, da seguire e sviluppare.

Anche il parroco dello Spirito Santo – Padre Salvatore Alì – denuncia ormai da mesi questa cultura del degrado urbano e che si tratti di collina storica o di periferia, valgono le stesse riflessioni di cui sopra.

La difesa dei luoghi della nostra memoria è imprescindibile e irrinunciabile. Non si tratta di vecchie pietre ma del nostro futuro, che su di esse si innesta. Il governo della città, le scuole, le associazioni, le parrocchie e le imprese del settore devono creare un tavolo comune per concertare le strategie di cittadinanza. Politiche culturali che si concretizzano con azioni educative. Riconciliare i cittadini con i luoghi. Implementare la consapevolezza di essere i custodi di questa terra.

Azioni e non re-azioni. Un processo di alfabetizzazione alla bellezza e al paesaggio.  Io credo nell’Azione.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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