Oggi i “Rosariani e gli adraniti ricordano don Antonino La Mela: fu il “don Bosco” di Adrano

Quarantadue anni fa moriva padre Antonino La Mela, giura straordinaria di prete dedito alla crescita spirituale e umana dei giovani. Oggi pomeriggio, alle ore 19.00, il prete adranita sarà ricordato in una messa nella chiesa del Rosario dove operò don La Mela. La messa sarà celebrata da padre Nino La Manna che in queste settimane sta lavorando ad una serie di iniziative per celebrare la figura del suo predecessore e per ricordare l’anniversario della realizzazione della Casa del Fanciullo. Il Corriere Etneo vuole ricordare padre La Mela con un ritratto contenuto in un libro di storia locale scritto dall’ing. Santangelo.
 
Una sola frase può racchiudere la vita di Padre La Mela: Apostolo della Gioventù’; la riconoscenza di tutto un paese sta in un solo attributo: Don Bosco di Adrano.

Il primo prete, che lasciò tutto per badare ai fanciulli ed ai giovani; chiese ed ottenne l’esonero dagli obblighi capitolari per obbedire all’invito del Signore: lasciate che i fanciulli vengano a me. Anch’egli, nato da umile famigli, non povera e nemmeno ricca, entrò in seminario col proposito di dedicarsi alla riorganizzazione dei circoli giovanili che vegetavano in Chiesa Madre e vagavano da una chiesa all’altra in cerca di locali idonei e di una sede stabile.

Prima di essere ordinato sacerdote, in seminario coi compagni di corso – Francesco Pennisi  , futuro vescovo di Ragusa, e monsignore Alfio Riela – aveva fondato l’Unione diocesana Oratori festivi con il proposito di stabilire, come primo atto di apostolato, nel posto assegnato dai superiori, la sede dell’oratorio e del Movimento giovanile di Azione cattolica di Adrano.

Venne ordinato sacerdote il 26 ottobre 1924 e assegnato dal card. Nava alla chiesa del Rosario.

In forma promiscua tra oratorio e azione, il movimento giovanile aveva la sede teorica alla Matrice, ma di fatto vagava tra questa e al Chiesa di S. Francesco; con l’avvento di Padre La Mela l’oratorio venne separato dall’azione cattolica e si stabilì a S. Francesco; e Padre La Mela faceva la spola tra qui e il Rosario. Col nuovo anno -1925- l’azione cattolica fu trasferita al Rosario dove richiamò anche l’oratorio, con l’inconveniente però dell’insufficienza dei locali, ma la Provvidenza, tramite Padre Bascetta ed il prevosto Branchina, trovò la soluzione con l’acquisizione del vasto cortile sottostante alla Chiesa, dove i ragazzi e i giovani, che crescevano di numero a vista d’occhio, trovarono libero sfogo.

Il Rosario diventò la fucina della nuova generazione come dimostrerà alla fine della guerra.

Intanto a S.Francesco la presenza temporanea dell’Oratorio produsse nuovi circolini in sana e fruttuosa emulazione con quelli del Rosario; e crebbero i Rosariani e I Francescani.

Al Rosario l’affluenza continua non cessava e i nuovi locali non bastarono più. La guerra 1940-43 per di più li danneggiò gravemente e fece nascere il dilemma: riparare i vecchi locali ocostruirne dei nuovi? Cedo la parola dalla stesso Padre La Mela con il suo libretto “CASA DEL FANCIULLO MARIA SS: DEL ROSARIO”,  NOTIZIE E RICORDI: “ben presto furono riuniti gli ex rosariani per metterli al corrente della situazione e conoscere i loro propositi al riguardo.

Si discusse ancora sul vecchio dilemma. Si avvicinava la ricorrenza di Cristo Re; con spontanea volontà i giovani ingegneri Nono Santangelo, Nino Zinna, Vincenzo Bua, Pietro Castelli, prepararono un progetto grandioso  e moderno da presentare alla prossima assemblea. Questa si tenne nella domenica di Cristo Re il 28-10-1943; possiamo chiamarla giornata storica; in essa fu deciso l’avvenire del Rosario. Difatti venne esposto il progetto e – fattane  l’esposizione dei redattori con la relativa spesa – si passò alla votazione del dilemma: ricostruire tutto nuovo o riparare il vecchio? Stefano Maccarrone e Ciccio Valastro di Pietro pronunziarono delle esortazioni perché tutto fosse ricostruito con criteri nuovi e moderni, chiudendo la loro perorazione col seguente argomento: “dato che tutto è distruttosi può pensare a ricostruire tutto all’ingrande; poiché cosa diranno i nostri figli in avvenire? Ecco, si poteva fare il Rosario nuovo, ma i nostri padri nonl’hanno fatto, dando prova di poca intelligenza!” Questo finale trafuse  l’entusiasmo nei petti dei presenti; si prota ai voti e tutti i presenti votarono a favore”.

Si incominciarono i lavori solo con le offerte dei cittadini, si brigò di interessare le superiori autorità: intervenne il genio Civile, che redasse un nuovo progetto realizzato dalla ditta Gulli. L’intervento finale di Don Sturzo alla regione rese possibile la ultimazione dei lavori. Nacquero così i nuovi locali per le associazioni religiose, per il dopo-scuola, asilo infantile e cinema parrocchiale.

Il successore di Padre La Mela, don Pietro Sicurella, è riuscito ad aggiungere l’ala est dove è stata ricavata anche la canonica.

Sistemati i nuovi locali, l’Apostolo della Gioventù, Padre La Mela, rivolse la sua attenzione ad un locale di campagna per il periodo estivo. Busso alla porta di una nobil donna Angelina Sanfilippo in Ciancio, madre del direttore del “La Sicilia” – che senza farsi pregare, donò un grosso apprezzamento di terreno a Volta di Raspo (Feiliciosa) a quota 1200 sul mare; il solito ingegnere vecchio rosariano – Nino Santangelo- approntò il progetto per un “Ostello della gioventù” finanziato con L. 5.000.000 per un primo stralcio; si costruì il piano terra. 

Memorabili le passeggiate in campagna, sempre a piedi, con percorsi che alle volte raggiungevano i 15 Km. Solo il coraggio e la fede del nostro Don Bosco poteva osare tanto: con frotte di ragazzi, che spesso sfioravano il centinaio, si avventurava per la vallata del Simeto o sulle balze dell’Etna fino alla grotta degli archi, alla base del vulcano. Mai un incidente o qualche infortunio. Frequenti le gite in altri paesi e città della Sicilia e dell’ Italia meridionale fino a raggiungere Napoli e Roma.

Per la parte sportiva facevano notizie i tornei di calcio paesani e –successivamente- anche quelli “fuori”. Il campetto del Rosario, tra gli altri campioni, sfornò un Pierino del Bene che arrivò sino all’Inter! Ma dove si raggiunsero risultati superlativi è stato nella parte educativa, formativa e religiosa: F.U.C.I., maestri e laureati cattolici, vocazioni sacerdotali, A.C.L.I., asili, dopo-scola, teatrini, conferenze, dibattiti, catechismo e messa sociale.

Solo un busto marmoreo, sotto la Madonna del rosario, ricorda l’educatore di tutta la gioventù di Adrano.

Riguardo l'autore Redazione Adrano

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