Cento anni fa nasceva il Partito Popolare Italiano: ma i social non conoscono don Luigi Sturzo

Tra i compleanni e le ricorrenze di questi giorni, è preso poco in considerazione un anniversario importante per la nostra società: il centenario della nascita del “Partito Popolare Italiano”.

Il 18 gennaio del 1919 a Bologna don Luigi Sturzo, assieme ad altri, fondò il partito dei cattolici. Questa mattina non ci sarà Facebook a ricordarcelo, e nemmeno il gruppo amici su WhatsApp a far girare gli auguri, anzi saranno veramente in pochi quelli disponibili ad aprire i libri di storia, per ricordare e saperne di più. Don Luigi Sturzo nato a Caltagirone il 26 novembre del 1871 da una famiglia dell’aristocrazia agraria, sul finire del 1918 gettò le basi per stilare il programma del nascente Partito Polare Italiano. Si definì un sognatore e uomo d’azione, come dargli torto. Ha avuto ragione, però, nel credere che i cattolici italiani si potessero organizzare e partecipare alla vita politica attiva. Rivolse il suo appello “a tutti gli uomini liberi e forti”. Volle trasformare il pensiero e l’atteggiamento dei cattolici italiani in una vita più moderna, mettendo al centro la persona, la libertà di religione e di insegnamento che realizzasse una legislazione per il lavoro, le autonomie dei comuni, la famiglia, che desse il voto alle donne, che lottasse contro il clientelismo, corruzione, mafia. In quel congresso del gennaio del 1919 a Bologna fu scelto l’emblema, conservato poi dalla Democrazia Cristiana, lo scudo Crociato con il motto Libertas.

In questi cento anni trascorsi, di mezzo c’è una brutta guerra, da cui bisogna trarre molti insegnamenti. Purtroppo anche oggi soffia il vento del nazionalismo da cui bisogna stare molto attenti.

Nella rivisitazione della storia locale della DC, condivisa con i pochi amici rimasti, dopo la recente scomparsa di valenti uomini, Barbaro Lo Giudice, Gioacchino Milazzo, Turi Sinatra, Nino Lombardo e il professore Giuseppe Benfatto, quanto è importante riprendere oggi don Sturzo per riflettere?
“Se la democrazia moderna ha delle grosse tare, la colpa va direttamente a coloro che, pur vedendole, non si sforzano di rimediarvi… – così scriveva don Sturzo – Non pensare di essere l’uomo indispensabile; da quel momento farai molti errori” ma quanto attuali sono questi pensieri.
Se il mondo è profondamente cambiato, anche l’Italia e i cattolici sono diversi, ma riprendere oggi don Sturzo, serve per riflettere sulle condizioni necessarie perché ciascuno faccia la propria parte nel perseguire il bene comune.

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Riguardo l'autore Alfio Cartalemi

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