Catania, secondo la Procura ‘nessun rilievo penale’ per i responsabili della Sea Watch

“Dalle risultanze investigative non è emerso alcun rilievo penale nella condotta tenuta dai responsabili della Sea Watch 3”. Lo scrive in una nota il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, spiegando che nel corso degli accertamenti, iniziatosi dopo lo sbarco a Catania del 31 gennaio scorso, “sono però emersi dati significativi in ordine all’inidoneità tecnico strutturale della predetta motonave a effettuare un’attività sistematica di soccorso in mare dei migranti, qual è quella che l’omonima Ong ha deciso di svolgere”. La Procura ha inoltre aperto un indagine contro ignoti per “associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina (art. 416, 6° co. c.p.) e di agevolazione dell’immigrazione clandestina (art. 12 co. 3bis del D.Lvo n. 286/1998)”. Il gruppo di lavoro specializzato nel contrasto alle attività dei trafficanti di esseri umani effettuerà indagini ad ampio spettro, finalizzate ad individuare da una parte i trafficanti libici che hanno organizzato la partenza dei migranti dalla costa libica, dall’altra gli scafisti che hanno condotto il gommone poi soccorso dalla “Sea Watch 3” ed accertare infine la liceità della condotta tenuta dai responsabili di quest’ultima motonave.
“Tralasciando per esigenze di segreto investigativo le emergenze dei primi due filoni di indagine, deve in questa sede evidenziarsi che sotto il terzo profilo le attenzioni degli investigatori si sono concentrate su alcuni aspetti critici ritenuti meritevoli di approfondimento – spiega la nota – costituiti da un lato dalla scelta della motonave di non dirigersi verso le coste tunisine, come fatto da alcuni pescherecci che in condizioni di mare critiche si erano rifugiati presso quelle coste, dall’altro dalle dichiarazioni rese dal comandante della motonave e dal coordinatore del team della motonave che si occupa della ricerca e dei recuperi in mare circa il non funzionamento del motore e la mancanza di una persona che fosse alla guida del gommone, dichiarazioni che apparivano contraddette da quelle rese da alcuni migranti che hanno invece asserito che il motore del gommone era funzionante al momento del soccorso e che il natante era guidato da uno di loro”. Per la procura di Catania dal giorno del trasbordo dei migranti sulla Sea Watch 3 fino al 21 gennaio la motonave rimaneva all’interno dell’Area sar libica in attesa di ricevere risposta alle proprie richieste di indicazione del P.O.S. rivolte alle Autorita’ MRCC di Libia, Malta e Italia. “Con la prima Autorita’ le comunicazioni si sono interrotte perche’ i libici mostravano di non comprendere la lingua inglese, mentre quelle italiane e maltesi avevano rappresentato la loro non competenza ad agire secondo le norme delle convenzioni internazionali. Durante questi due giorni le condizioni del mare si erano mantenute buone – continua la nota -. Dalle ore 12,20 del 21 gennaio la motonave aveva effettuato un cambio di rotta verso Nord in direzione del Canale di Sicilia in condizioni meteomarine che non presentavano alcuna situazione di pericolo per la motonave e dalle ore 1 del 22 gennaio la navigazione era proseguita verso le coste di Lampedusa a seguito di convocazione da parte della Procura della Repubblica di Agrigento, poi revocata. La nave rimaneva in tale area sino alle ore 13 del 23 gennaio, perche’ successivamente l’imminente e previsto peggioramento delle condizioni meteo marine in zona induceva il Comandante a procedere verso le coste orientali della Sicilia piuttosto che dirigersi verso le coste tunisine, benche’ piu’ vicine in termini di distanza. Tale decisione e’ apparsa giustificata agli investigatori perche’ la rotta tunisina avrebbe costretto la nave a muoversi “in direzione della perturbazione meteo in arrivo”. La procura ricorda, inoltre, che in precedenza le autorita’ tunisine “non avevano consentito a quella ONG neanche di approdare presso i loro porti per fare rifornimento. La veridicita’ di tale dichiarazione sembra trovare conforto nelle dichiarazioni rese dal responsabile di MRCC olandese, contattato dai colleghi italiani, che ha asserito di avere – di propria iniziativa e senza informare il comandante della motonave – richiesto alle autorita’ tunisine di consentire l’approdo nei loro porti del natante, senza riceverne alcuna risposta. Tale circostanza e’ invero sintomatica della linea di condotta che le Autorita’ tunisine hanno deciso di adottare nei confronti delle ONG – sottolinea Zuccaro -. In tale situazione non puo’ pertanto ritenersi ingiustificata la scelta del comandante della motonave di dirigersi a partire dal 21 gennaio verso Nord alla ricerca di un POS” Per quanto le condizioni del gommone soccorso, “uno dei migranti ha dichiarato che il motore del loro gommone si era spento prima dell’arrivo della motonave, cosi’ confermando le dichiarazioni dei responsabili della motonave. Ma in ogni caso – spiega la nota – la situazione di distress che giustificava il soccorso da parte di Sea Watch 3 era dovuta, oltre che alla palese inidoneita’ tecnica del gommone ad affrontare la traversata, alla circostanza, confermata dai migranti escussi, circa il progressivo sgonfiamento dei tubolari del gommone, da cui tutti sentivano fuoriuscire dell’aria, sgonfiamento che avrebbe inesorabilmente portato all’affondamento del natante. In tale situazione l’ulteriore approfondimento circa la necessita’ di un immediato intervento della Sea Watch appare del tutto superfluo: invero, la questione avrebbe rilevanza se la motonave si fosse affrettata a intervenire per anticipare l’intervento di una motovedetta delle autorita’ libiche, responsabili dell’Area Sar in cui stava operando, ma – come si e’ detto – per ben due giorni nessuna motovedetta libica e’ intervenuta in quella zona”.

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