Mafia, la difesa di Mario Ciancio chiama in causa i Servizi segreti di Sua Maestà

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Non esiste alcuna pericolosità sociale, ne’ dubbio alcun sulla provenienza del patrimonio di Mario Ciancio. La verità è che questo processo non si sarebbe dovuto celebrare perché è un falso storico: un errore giudiziario basato su presunti indizi, mai dimostrati, anzi smentiti dai fatti”. Cosi’ l’avvocato Carmelo Peluso nel suo intervento davanti alla Corte d’appello di Catania che tratta il ricorso dell’editore contro il sequestro e la confisca dei suoi beni disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale. Nel suo intervento il penalista ha attaccato la sentenza di primo grado “basata -ha detto- su una lettura parcellizzata degli atti e su sospetti, non su prove concrete, ma soltanto su indizi, con una giurisprudenza ‘creativa’”. E ha ricordato anche la visita di Carlo d’Inghilterra e di Lady Diana nel 1985 a Catania ospiti della famiglia Ciancio: “i servizi segreti di Sua Maestà’ avranno scandagliato tutta la loro vita personale e professionale e se solo avessero avuto un sospetto o un indizio di vicinanza alla mafia avrebbero fatto saltare l’incontro”.

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