L’ultima sigaretta: una giornata con Andrea Camilleri

di Domenico Trischitta*
Una lunga sigaretta che si è spenta piano piano, centellinata fino all’ultimo tiro. L’agonia di Andrea Camilleri è stata discreta, silenziosa, a dispetto di una vita maledetta che ha caratterizzato l’ultima fase di vita dello scrittore italiano più famoso e tradotto almondo. Perché lo scrittore agrigentino, al contrario delle apparenze, è stato maledetto a pensarci bene. Grande fumatore, è stato colto dal successo in tarda età, e con il successo ha stretto un patto quasi diabolico, un lungo periodo che l’ha portato a un’affermazione eclatante, gestita con saggezza e lungimiranza, una pianificazione della propria affermazione sconvolgente che haproiettato anche un’immagine isolana bucolica, vincente, supportata da una lingua siciliana coniata ad hoc e compresa e apprezzata in tutte le latitudini italiche. Tutto questo è meravigliosamente diabolico.Eppure ci sarebbe ben altro di innocentemente maledetto da rievocare, il ricordo di una giornata memorabile per chi scrive. Una mattinata primaverile di vent’anni fa, lo incrocio in via Etnea,a Catania, di fronte alla Rinascente mentre esce da un albergo, e l’occasione è troppo ghiotta per un flaneur come me, incontrare lo scrittore siciliano più famoso al mondo.

Mi presento, mi ascolta con curiosità e mi rivela che nel pomeriggio sarà nella televisione dove lavoro per registrare una puntata con il nostro Direttore Nino Milazzo, anzi fa di più, vuole invitarmi a prendere qualcosa nella nostra pasticceria più famosa. Entriamo, mi chiede cosa voglio, io rispondo “quello che prende Lei Maestro”. Bene, una birra siciliana che basta a stendere un quasi astemio come me. Un brindisi da cavalleria rusticana che mi dà il coraggio di regalargli una copia del mio libro su Daniela Rocca. Mi chiede se nel pomeriggio potrò accompagnarlo a Telecolor per la registrazione prevista nei nostri studi, rispondo di sì, non ho impegni, ci mancherebbe. Appena tornato a casa chiamo il mio amico Nicola Savoca, giornalista della storica emittente e malato di camillerismo, non crede alle sue orecchie. Sarà lui a farmi compagnia, nel pomeriggio arriviamo nella hall dell’albergo, sorrisi e riti di presentazione, dediche ai suoi libri, foto con il Maestro, anche il tempo di scattarne una in compagnia del compianto attore Massimo Mollica. Poi via con la mia macchina verso la televisione, l’arrivo e l’uscita trionfale di me e Nicola a fianco di Camilleri verso l’ingresso di Telecolor. Sembravamo due Montalbano, anzi goffi e felici come due Catarella. E più tardi, fuori, ancora contenti per questo straordinario incontro, ci siamo fumati una lunga sigaretta, piano piano e centellinata fino all’ultimo tiro, come l’avrebbe fumata lui.

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