Adrano, Di Primo sulle consultazioni di D’Agate: “Temo rimedi tampone. Il sindaco riveda la macchina burocratica”

“Il sindaco si muova sulla scia delle affinità politiche”. L’invito viene dal Presidente del Consiglio comunale di Adrano, Aldo Di Primo, intervistato dal Corriere Etneo. Il presidente dell’assemblea cittadina, storicamente uomo di destra – viene dato per ‘partente’ verso Fratelli d’Italia dopo essere stato commissario di Forza Italia.
Di Primo, ‘ballottante’ proprio contro il sindaco D’Agate nel giugno dello scorso anno, interviene dopo la manifestata intenzione del primo cittadino di incontrare i consiglieri comunali per tentare di uscire dalla palude dell’immobilità.
Presidente Di Primo, fa bene il sindaco D’Agate ad avviare le ‘consultazioni’ tra i consiglieri per allargare la propria base di consenso e avere agibilità politica in Consiglio comunale?
Credo che aprire un dialogo con le forze politiche rappresentate in Consiglio sia innanzitutto una necessità. Il sindaco e la sua amministrazione, in questo primo anno di mandato, hanno dovuto fare affidamento sul senso di responsabilità dei consiglieri che, di fatto, hanno supplito alla mancanza di una maggioranza che sostenesse gli atti portati in Consiglio dalla giunta. Sono state votate sia delibere che potevano assicurare futuri finanziamenti alla comunità cittadina, sia bilanci ed atti propedeutici. Approvare il bilancio è un dovere del Consiglio, di questo qualcuno nell’amministrazione ha inteso farne un punto di forza, per non dire di “ricatto”. Il Consiglio tuttavia può fare suo il bilancio, emendandolo sino a modificarlo radicalmente. Questo alla fine sconvolgerebbe i programmi dell’amministrazione. Per tale ragione è necessario che il sindaco abbia una sua maggioranza o, quanto meno, numeri sufficienti a votare i propri atti.
Aprire a nuove forze in maggioranza può essere la svolta per quest’amministrazione oppure si tirerà a campare, come temono in molti?
Sinceramente credo poco a una svolta anche se dovrebbe essere l’obiettivo finale, seppur ambizioso del confronto in atto. Temo piuttosto soluzioni tampone che serviranno ad affrontare, di volta in volta, le problematiche che si porranno. Pensare al raggiungimento di una maggioranza assoluta in Consiglio mi sembra utopistico. In ogni caso è un processo necessario, ma la tenuta dipenderà molto dalla validità della proposta. Se il sindaco ritenesse di procedere a una “campagna acquisti” sulla base dell’assegnazione di poltrone o del soddisfacimento di specifiche “istanze” di singoli consiglieri o, sia pure, di gruppi politici, la vedo molto dura. L’amministrazione in questo caso potrà vivere alla giornata, navigando a vista. Se procedesse invece sulla base di una piattaforma programmatica condivisa con gruppi politici, sulla base di pochi punti fondamentali, deteminanti per il rilancio della città, come mi sono permesso di suggerirgli negli incontri che abbiamo avuto insieme a tutti i gruppi consiliari, allora l’orizzonte sarà più limpido e la proposta più lungimirante. Ritengo tuttavia che qualsiasi accordo di programma non possa essere fatto “sine die”. È necessario stabilire un termine entro il quale verificare l’agibilità di un ulteriore percorso.
Chi sono le forze politiche che possono collaborare con l’amministrazione? L’area politica cui lei appartiene può ritrovarsi attorno ad alcuni punti?
Ritengo che il sindaco debba muoversi, in primo luogo, nell’ambito delle affinità politiche. Anche se ama definirsi “civico” è nel contesto del centrosinistra che dovrebbe costruire lo zoccolo duro del suo consenso, per dare una più concreta stabilità al sostegno in Consiglio. Poiché ciò evidentemente non potrà bastare, su temi di interesse comune, decisivi per il futuro della nostra città, il consenso dovrà essere più ampio. Il gruppo di centrodestra a cui appartengo, com’è giusto che sia, non è interessato a prebende o poltrone, né è portatore di istanze o richieste. Rimane chiaro il collocamento all’opposizione, così come le urne hanno decretato. Sarà altresì difficile condividere un percorso programmatico. Tuttavia sugli atti di interesse fondamentale per la comunità non potrà mancare una valutazione responsabile e disinteressata. Purché sia chiaro ai cittadini che non si è disponibili a nessun inciucio e che la condivisione sia su singoli e importanti atti, a fronte di una richiesta esplicita e motivata del sindaco.
Con una minoranza sparuta di consiglieri e una maggioranza di oppositori, D’Agate è condannato ad avere partita persa in Consiglio oppure può avere margini di manovra?
Il sindaco dovrà essere un abile “manovratore” in futuro per dirigere la barca nella giusta direzione. Non sarà facile raggiungere e soprattutto mantenere qualsiasi risultato numerico ottenuto. Sta alla sua coscienza comprendere se e quando porre fine a questa vicenda amministrativa, qualora non ci siano margini operativi.
Poiché sarà costretto a muoversi sempre sul filo del rasoio, sarà importante la sua capacità di confronto con i gruppi politici in Consiglio (non parlo appositamente di singoli consiglieri perché lo riterrei un cammino diretto verso il baratro). Inoltre sindaco e amministrazione devono dimostrare maggiore rispetto e lealtà nei confronti delle determinazioni del Consiglio, nei fatti e non nelle parole. Gli emendamenti votati, ad esempio, dal Consiglio nel precedente bilancio di previsione sono stati completamente ignorati e disattesi, come fossero un incidente di percorso di cui non tenere conto. Eppure erano interventi a sostegno delle famiglie in difficoltà, dei disabili o delle persone con difficoltà motorie (per quest’ultimi ad esempio era stata prevista la realizzazione di un ascensore all’interno del Municipio) che alla fine avrebbero dato lustro alla stessa Amministrazione più che al Consiglio.
La possibilità di manovra dipenderà dunque dalla chiarezza della proposta.
A distanza di 14 mesi dall’elezione del sindaco, che giudizio dà dell’operato di D’Agate e della sua giunta?
Sarebbe semplice al momento sparare bordate sul Sindaco e sul suo operato, ma sono cosciente che le difficoltà di amministrare la nostra città sono enormi e il sindaco ha l’attenuante di un’esperienza politica consumata in era “geologica” molto diversa, nella quale i problemi erano completamente differenti e, oserei dire, molto più semplici. Inoltre sconta l’inesperienza di buona parte della giunta che non lo ha, a mio parere, supportato adeguatamente. Ho l’impressione che, insieme a una carenza di programmazione, tutti i problemi, anche quelli minimi alla fine si rovescino sul tavolo del sindaco.
Tuttavia il sindaco ha il diritto e il dovere di governare, secondo quanto ha stabilito il popolo sovrano, sino a quando egli stesso o chi ne ha facoltà ritenga che sia abilitato a farlo.
E’ palpabile il malumore dei cittadini di fronte ad una amministrazione che si muove in silenzio senza far sapere ai cittadini cosa ha intenzione di fare. Se la sente di dare un consiglio al suo ex rivale di ballottaggio?
Per il ruolo istituzionale che ricopro, per lo stesso senso di rispetto delle istituzioni, ho ritenuto già di dover dare qualche consiglio, anche se non richiesto, al sindaco. Finite le elezioni, la stella polare deve essere la legittimazione tra istituzioni pur nella durezza del confronto. Devo dire che dall’altra parte ho trovato una garbata capacità di ascolto, come è nell’indole dell’uomo oltre che del politico. Gli stessi incontri che si avviano sono frutto di riflessioni comuni insieme ai consiglieri, nelle quali è emersa una reale necessità di condivisione di atti che poi il Consiglio sarà tenuto a votare, in primis il bilancio di previsione. Mi sentirei di dargli due consigli, anzi tre. Il primo è di non concentrarsi esclusivamente sul consenso in seno al Consiglio perché non basterebbe in direzione di una buona amministrazione. Gli altri due sono: in primo luogo una attenta e coraggiosa revisione della macchina burocratica, affinché si valorizzi realmente il merito e la leale collaborazione e si abbia il coraggio di stroncare l’inettitudine, l’inefficienza e l’arroganza di taluni soggetti che si ritengono intoccabili e remano per se stessi e non per le varie Amministrazioni che si succedono e soprattutto contro gli interessi dei cittadini; in secondo luogo è necessario a mio parere riuscire a innescare un rapporto di virtuosa collaborazione con i cittadini, con le imprese e le associazioni, le agenzie di comunicazione, affinché gli obiettivi dell’amministrazione vengano compresi, approvati e sostenuti da quella che con una definizione abusata si definisce “società civile”, perché a mio parere da solo sindaco e giunta non ce la possono fare.
Mi corre l’obbligo di aggiungere che i miei sono consigli per operazioni a costo zero.

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