Sicilia, sindaco o sindaca: l’oziosa ‘querelle’ che non piace a Musumeci

 

“Stigmatizzo e dissento dalle dichiarazioni della consigliera di parità della Regione Siciliana, Margherita Ferro, per un intervento assolutamente inopportuno e inappropriato, oltre che privo di qualsiasi fondamento giuridico. La coniugazione al femminile di una carica istituzionale, infatti, appartiene esclusivamente alla libera autonomia di chi la ricopre”. Lo afferma il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in riferimento al “richiamo” fatto al sindaco di Augusta, Cettina Di Pietro. “Ritengo che la consigliera di parità, che conosco e apprezzo da tempo – continua il governatore – dovrebbe occuparsi di ben altri problemi, invece che richiamare, senza averne titolo, un sindaco eletto direttamente dal popolo, cedendo cosi a un integralismo linguistico che non aiuta certo a migliorare le condizioni di disparità delle donne in Sicilia”. Il diverbio risale a qualche giorno fa quando il consigliere di Articolo Uno, Giancarlo Triberio in Aula rivolgendosi alla sindaca di Augusta Cettina di Pietro con l’appellativo femminile, come ha sempre fatto, ha sollevato la reazione della prima cittadina. Così l’episodio è stato segnalato alla consigliera di Parità della Regione Margherita Ferro. A scriverle chiedendone l’intervento sono state le augustane Francesca Di Grande Maria Leonardi Francesca Marcellino Paola Perata. E quest’ultima ha dato la sua risposta. “La lingua italiana come sa bene, prevede la declinazione al maschile e femminile e voler negare la declinazione al femminile, soprattutto quando sono le donne ai vertici delle istituzioni o comunque hanno ruoli di primo piano, vuol dire escludere e oscurare il genere femminile da carriere e professioni”, sostiene Margherita Ferro nella nota ufficiale inviata a Cettina Di Pietro e a Sarah Marturana, presidente del Consiglio comunale.

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