Coronavirus, chiese aperte e rispetto delle restrizioni: la scelta delle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone

Chiese aperte, ma se tutti, preti e fedeli, si dimostreranno responsabili.

L’arcidiocesi di Catania, la diocesi di Acireale e quella di Caltagirone – rette, rispettivamente, da Salvatore Gristina, Antonino Raspanti e Calogero Peri – lasciano per ora aperti i luoghi di culto “per entrarvi a pregare, per vivere il sacramento della Riconciliazione, per scambiare una parola con il sacerdote, qualora ci troviamo a passare per i casi previsti dall’autocertificazione”. Lo scrivono in una nota congiunta, da un lato “riaffermando la fiducia nell’onnipotenza di Dio e nella sua protezione, come anche il valore della comunione ecclesiale” e dall’altro “comprendendo che è ragionevole fidarsi dei risultati della scienza, la quale invita a non uscire se non per motivi strettamente necessari”.

“Ci troviamo pertanto – sottolineano – dinanzi a due possibilità estreme: o chiudere materialmente le porte delle chiese (ma non vorremmo arrivare a questo) o lasciarle aperte, seguendo comunque le restrizioni che il governo impone. In un caso come nell’altro, ci viene richiesta una rinuncia dolorosa…Solo attenendoci scrupolosamente e responsabilmente a queste disposizioni, potremmo non essere costretti a chiuderle fisicamente.

Confidiamo nella responsabilità di tutti, perche’ tutti tendiamo al bene di tutti”.

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