Coronavirus, l’immunologo Mantovani: “Non siamo ancora al picco. Le misure di contenimento funzioneranno”

Mantovani

“Non penso siamo ancora al picco. Sono ottimista che le misure di contenimento funzioneranno, ma bisogna continuare a seguire le indicazioni e restare a casa”.

MantovaniCosì a Circo Massimo su Radio Capital il professor Alberto Mantovani, immunologo di fama internazionale e direttore scientifico dell’Humanitas.

“È stata una sottovalutazione grave dire che questo virus è solo un’influenza – aggiunge Mantovani a Circo Massimo su Radio Capital, intervistato dal direttore Massimo Giannini e Oscar Giannino – abbiamo a che fare con un nemico che conosciamo in modo imperfetto dal punto di vista medico e non conosciamo come comunità. Un’influenza non porta il 10% delle persone contagiate in terapia intensiva. Non abbiamo mai visto niente del genere”.

Sul vaccino, l’immunologo dice che “al momento la parola chiave è incertezza. Ancora non sappiamo se gli anticorpi sono protettivi e non sappiamo quanto dura la memoria immunologica. La malattia procede a onde. Ma ora il problema è uscire dall’emergenza e sostenere chi è sulla linea del fronte, dove ci sono persone eroiche.

Poi dovremo farci trovare preparati”. Il direttore scientifico dell’Humanitas spiega la sua posizione sui tamponi a tappeto: “Dobbiamo preoccuparci della sostenibilità pratica dei tamponi a tappeto – sottolinea Mantovani – dobbiamo proteggere chi sta alla linea di fronte, tra cui proprio i laboratori di diagnostica. Sovraccaricare il sistema è estremamente pericoloso. È un test sofisticato, che dura almeno 4 ore e nei soggetti asintomatici fa molti errori, ci sono possono essere falsi negativi. Noi stiamo facendo quello che ci sta dicendo l’Organizzazione mondiale della Sanità”.

Sulla corsa al vaccino, Mantovani sottolinea a Radio Capital che “ci sono almeno venti cavalli che corrono, ce n’è anche uno italiano e ne dobbiamo essere orgogliosi. Io sono ottimista che avremo un vaccino, ma i tempi non possono essere brevi. La sicurezza è la prima preoccupazione. Ci vorrà almeno un anno. Per quanto riguarda i farmaci, ora vengono utilizzati giustamente in modo empirico, perché non abbiamo avuto il tempo di saggiarne l’efficacia in studi clinici – conclude Mantovani – avremo nuovi farmaci, tutto il mondo sta lavorando, ma abbiamo bisogno di tempo per sperimentarlo”.

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