Ragusa, Dia Catania sequestra beni per 2 mln a imprenditore: “E’ contiguo al clan Dominante-Carbonaro”

Ragusa, Dia Catania sequestra beni per 2 mln a imprenditore: “E’ contiguo al clan Dominante-Carbonaro”

Ammontano a due milioni di euro i beni che la Dia di Catania ha sequestrato a Raffaele Donzelli, 47 anni, imprenditore nel settore del recupero e della trasformazione di materie plastiche in provincia di Ragusa.

Il provvedimento è stato ordinato dai giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Catania su proposta della procura distrettuale e del direttore della Dia.

Raffaele Donzelli fu arrestato a fine maggio per bancarotta fraudolenta mediante distrazione: aveva tentato di recuperare tramite i genitori, la moglie e le sorelle, rifiuti plastici non pericolosi mediante l’uso di svariate società.

Aziende create ad hoc che, dopo aver accumulato enormi debiti, anche verso l’erario, venivano svuotate dei beni aziendali e delle autorizzazioni ambientali richieste e lasciate fallire o dismesse in attesa del fallimento e sostituite da altre società comunque destinate ad avere breve vita.

Del patrimonio sequestrato fanno parte due aziende che operano nel settore dell’abbigliamento, due autovetture, un motociclo, conti correnti e disponibilità bancarie.

Raffaele Donzelli è ritenuto dagli investigatori ‘socialmente pericoloso’ in quanto contiguo all’associazione mafiosa del gruppo “Dominante-Carbonaro” che opera a Vittoria (Ragusa).

La sua affiliazione al clan “Dominante-Carbonaro” e’ stata contestata nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’ottobre 2019 e confermata dal Tribunale del riesame un mese dopo.

Da ciò era scaturita, nel gennaio 2020, una misura “ablativa” nei confronti del padre, Giovanni Donzelli, il quale aveva avuto rapporti con la Stidda avendo assicurato rifugi e covi per i latitanti e mettendo a disposizione la propria casa per le riunioni tra gli esponenti dell’organizzazione mafiosa vittoriese e quelli appartenenti ad altri clan.

Numerosi collaboratori di giustizia hanno spiegato in che maniera Donzelli si sarebbe arricchito utilizzando il denaro delle estorsioni gestite dal gruppo “Dominante-Carbonaro“, che, decimato dalle condanne e temendo provvedimenti restrittivi, aveva affidato il proprio “capitale” a soggetti insospettabili affinché lo reinvestissero in attività economiche apparentemente lecite. Donzelli avrebbe reimpiegato il denaro nelle attivita’ imprenditoriali del settore della raccolta, lavorazione e riciclaggio della plastica, nonché nel commercio di abbigliamento.

In diverse conversazioni telefoniche, affermano gli investigatori, descriveva le dinamiche concorrenziali del settore nonché i metodi criminali per mezzo dei quali se ne acquisiva il controllo, estromettendo di fatto i potenziali concorrenti.

La sfrontatezza e l’arroganza di affermazioni quali “che le sue aziende avrebbero prevalso su altre rivali “, “le raccomandazioni a non fare minchiate (rivolte ad un raccoglitore di plastica) altrimenti succede la guerra !!…” erano frutto del sostegno del clan che per effetto dell’intimidazione sistematica esercitata nei confronti dei raccoglitori di materie plastiche, induceva questi ultimi a desistere dal prelevare la plastica dismessa dalle serre, sbaragliando ogni tipo di concorrenza, costretta anche a chiudere la propria catena produttiva, a vantaggio esclusivo delle aziende dei Donzelli.

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