Paternò, interrogazione consiliare sulla bara aperta nel ‘monumentale’: “Responsabilità è del Comune”

Paternò, interrogazione consiliare sulla bara aperta nel ‘monumentale’: “Responsabilità è del Comune”

La vicenda della bara aperta all’interno del chiostro dell’ex convento dei Cappuccini, all’interno del cimitero monumentale di Paternò, è finita al centro di una interrogazione consiliare (firmatari Alfredo Sciacca, Agata Marzola, Martina Ardizzone, Anthony Distefano e Claudia Flammia), indirizzata al sindaco Nino Naso, all’assessore Roberto Faranda, al presidente del consiglio Filippo Sambataro e alla Polizia municipale.

I sottoscrittori chiedono all’amministrazione comunale di conoscere “i motivi per i quali i due civici cimiteri presenti a Paternò risultano non attenzionati, tanto da versare in pessime condizioni”; in secondo luogo si chiede quali azioni siano state intraprese nei “confronti di chi ha provocato tale incresciosa situazione, alla luce del fatto che non si tratta di rifiuti solidi urbani, né tanto meno di materiale ligneo – si legge nell’interrogazione – come l’assessore Mannino ha voluto definirli, bensì di rifiuti speciali e come tali vanno trattati, posto che il principale responsabile è il Comune di Paternò, titolare dell’area cimiteriale”.

Secondo i firmatari per quella vicenda il vice sindaco con delega ai servizi cimiteriali, Ezio Mannino, sarebbe stato punito dal sindaco Nino Naso, il quale, il giorno successivo al ritrovamento della bara aperta con accanto un sacco di iuta, in sede di ridistribuzione delle deleghe con l’avvento in giunta di Roberto Faranda, sesto componente della giunta cittadina, ha revocato la delega a Mannino, assegnandola al neo assessore. Sempre secondo i consiglieri firmatari, il primo cittadino avrebbe riscontrato delle “evidenti responsabilità in capo all’assessore Mannino”.

Infine secondo Alfredo Sciacca, Agata Marzola, Martina Ardizzone, Anthony Distefano e Claudia Flammia, la gestione dei rifiuti cimiteriali proveniente dall’esumazione/estumulazione di una sala è “attribuibile al comune titolare dell’area cimiteriale nella quale essa è avvenuta.

Si tratterebbe di rifiuti – si legge nell’interrogazione – preesistenti all’estumulazione stessa in quanto già presenti nel momento in cui si procede, perché originati dalla sepoltura e dal processo di mineralizzazione della salma.

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