Pa, Brunetta: “Non sono un protettore che si è venduto al Sud. Se c’è una falla a poppa si va sotto tutti”

Pa, Brunetta: “Non sono un protettore che si è venduto al Sud. Se c’è una falla a poppa si va sotto tutti”

“Per rispetto dei cittadini veneti, devo un chiarimento. Respingo con decisione, e persino con sdegno, l’accusa di essermi trasformato in una sorta di protettore venduto al Sud, della cui amministrazione avrei premiato le disfunzioni sbloccando ‘solo’ le assunzioni di città e regioni del Mezzogiorno”.

Lo scrive il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, in una lettera pubblicata sul Gazzettino e sul Corriere del Veneto dopo l’intervento molto critico del presidente dell’Anci Veneto, il sindaco di Treviso Mario Conte, sull’avvio del bando per assumere 2.800 tecnici qualificati nelle amministrazioni del Sud.

“So bene che nessuno è profeta in patria – continua il ministro – ma non accetto di farmi pitturare la faccia con colori di nemico della mia terra e del mio popolo. Le 2.800 assunzioni sbloccate al Sud, non soltanto nei Comuni ma anche in altre amministrazioni, erano state deliberate dal precedente Governo e finanziate nell’ambito del Pon Governance 2014-2020 con i fondi europei della coesione destinati alle Regioni meno sviluppate: Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Con la ministra Mara Carfagna, dunque, abbiamo semplicemente provveduto a dare seguito all’impegno stabilito nella scorsa legge di bilancio, ideando un metodo semplificato e rapido che da oggi, grazie alle misure che saranno contenute nel decreto Covid, potranno applicare le amministrazioni pubbliche di tutta Italia”. Brunetta ricorda come lo schema di Dpcm con il riparto delle 2.800 assunzioni sia stato salutato con favore dal presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, e approvato all’unanimità dalla Conferenza Unificata, dunque da tutte le Regioni, le Province e i Comuni.

Ma soprattutto Brunetta ricorda come abbia “poco o nessun senso riproporre la contrapposizione Nord-Sud. I dati della Ragioneria Generale dello Stato, raccolti dalla Svimez, ci dicono che le regioni ordinarie del Nord hanno un numero medio di addetti per 1.000 abitanti nel comparto ”funzioni locali” (Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni) pari a 7,3, contro 6,1 del Sud. Tra il 2010 e il 2019 il blocco del turnover ha colpito soprattutto gli enti locali del Mezzogiorno: il calo dell’occupazione è stato del 27% nelle regioni a statuto ordinario e del 18,6% in quelle del Nord. Se guardiamo al settore pubblico allargato, delle partecipate locali, il divario si allarga ancora: la quota di addetti al Sud è tre volte minore rispetto alla media nazionale. Questa misura è solo un tentativo di ridurre un gap, che nell’immediato ha l’effetto di utilizzare meglio i fondi europei, evitando sprechi. E questo è interesse di tutto il Paese”.

In conclusione, il ministro invita ad “ampliare lo sguardo senza rincorrere sterili polemiche. Siamo su una barca sola. Lo spirito nazionale, di cui negli ultimi anni anche Matteo Salvini si è fatto gonfaloniere, ci impone di considerare che se c’è una falla a poppa, si va sotto tutti.

Non ci sono compartimenti stagni che garantiscano il galleggiamento dell’imbarcazione: il Titanic insegna, e il Covid è un iceberg che si è piazzato sulla rotta dell’intero Paese. Sto sbloccando tutti i concorsi della Pa, sto rinnovando i contratti per tutto il pubblico impiego. Ho sottoscritto con il presidente Draghi e con i sindacati un Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Io voglio tenere l’Italia unita nella coesione, nell’efficienza e nella produttività”.

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