Bronte, la pietra al posto della plastica: l’idea geniale dell’artigiano Dell’Erba. Oggetti d’uso comune in marmo o basalto lavico

Bronte, la pietra al posto della plastica: l’idea geniale dell’artigiano Dell’Erba. Oggetti d’uso comune in marmo o basalto lavico

Un nuovo prodotto da cucina e da pasticceria altamente ecologico potrebbe sostituire gli oggetti di plastica provenienti dalla Cina, per giunta ”a prezzi molto più concorrenziali”.

È l’idea che da qualche mese sta portando avanti Nicola Dell’Erba, titolare della ditta ”Petra” di Bronte, una decina di dipendenti ai piedi dell’Etna, specializzata nell’arte, nell’innovazione e nel design attraverso la lavorazione di qualsiasi tipo di pietra, dal marmo al basalto lavico.

”Dallo scorso dicembre – dice Dell’Erba – realizziamo oggetti di uso comune che sostituiscono le materie plastiche. Ci stiamo specializzando negli utensili usati quotidianamente in cucina e in pasticceria”. Quali? In primo luogo lo ”spalmino” interamente in pietra, creato in vari colori e personalizzabile (il resto è top secret ”per evitare -puntualizza Dell’Erba- che ci rubino l’idea”): ”Serve a distribuire la crema, nei panettoni, nelle colombe, e sulle fette di pane, ma anche per raccoglierla dai contenitori”.

Il progetto si chiama ”plaka”, dalla parola greca ”piastra”, da cui deriva il nome del più antico quartiere di Atene.

L’iniziativa ha incuriosito diverse aziende locali, anche grandi, impegnate nella lavorazione della crema al pistacchio (specialità brontese per antonomasia; ma anche alla fragola, alla nocciola, al cioccolato, all’arancia, eccetera), specie nella farcitura di panettoni e di colombe, e in pochi mesi stanno piovendo le richieste.

”In poche parole -spiega Nicola- ricicliamo gli scarti della pietra che provengono dall’industria marmifera e facciamo dei piccoli manufatti utilissimi a determinati scopi: a cominciare dall’industria agroalimentare, in quanto possono entrare a contatto con gli alimenti”.

Basta recarsi nell’azienda di questo ”artista della pietra” per capire di cosa stiamo parlando. L’intero primo piano è riservato al design.

Su diversi fogli sparsi sui tavoli sono presenti gli schizzi con i quali si progetta l’oggetto:

”Deve avere delle linee raffinate e al tempo stesso deve essere maneggevole, altamente resistente agli urti, molto leggero (non supera i 35 grammi)”. Al centro dello ”spazio creativo” una strumentazione al laser per incidere perfettamente i contorni, ”in modo da adattare l’oggetto alle singole esigenze”. Al piano terra, immensi blocchi di pietra provenienti dall’Etna, dall’Italia e dall’estero, attendono di essere plasmati e lavorati dai potenti macchinari che si trovano nel capannone, per essere esportati in tutto il mondo: fra essi, gli ultimi prodotti della ditta Petra. ”La voglia di creare oggetti in pietra, alternativi alla plastica – afferma Nicola – ha dato forza ed energia all’intero progetto. L’ecosostenibilità non deve in alcun modo creare oggetti sostitutivi alla plastica con qualità inferiori e costi maggiori. Questo oggi è possibile grazie alla robotica industriale e alla creatività degli artisti”.

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