Paternò, tavoli e tavolinetti in attesa delle elezioni: e il partito più forte resta quello del “non voto”

Paternò, tavoli e tavolinetti in attesa delle elezioni: e il partito più forte resta quello del “non voto”

Siamo ormai dentro il 2022, l’anno delle elezioni comunali a Paternò.

Tra maggio e giugno di quest’anno si voterà per il rinnovo del Consiglio comunale e per la scelta del sindaco che dovrà risolvere le tante questioni ancora irrisolte. Molte delle criticità sono state ereditate dal passato, qualcuna introdotta dalla pandemia, tante sono il frutto di una mancanza di visione e di programmazione (attitudine poco presente da secoli).

Ormai mancano pochi giorni, forse poche ore, per sapere chi saranno i candidati ufficiali a sindaco, in un clima di Lotteria Italia: tutti in attesa del numero fortunato, forse l’estrazione avverrà nelle prossime ore (si parla al massimo di pochi giorni). Successivamente ci sarà il solito fuoco incrociato di chi si dichiarerà il frutto di un processo partecipativo, il risultato di una mediazione politica a livello regionale, la consapevolezza che Dio lo vuole, il sacrificio per la città, la sintesi di un progetto politico, ecc., insomma, sentiremo da tutti le solite dichiarazioni di rito, ovviamente tutte legittime.

Per correttezza, sorvoliamo sul giudizio di merito relativamente all’attuale amministrazione e al Consiglio comunale, in termini di risultati ottenuti (politici, culturali, economici, sociali, turistici). Lo facciamo perché da questo momento in poi tutti ripartiranno dalla linea di partenza per questa competizione e lasciamo proprio ai candidati l’onore e l’onere di dibattere e argomentare le proprie visioni. Da questo confronto, speriamo eticamente corretto, l’elettore sceglierà a chi credere e, quindi, a chi dare il voto. Speriamo in un dibattito comprensibile.

Su queste pagine, vogliamo proporre alcune domande e alcuni temi di riflessione.

Con la speranza che siano utili al lettore e nello stesso tempo alla politica. Si tratta di elencare dubbi, perplessità e visioni che attingono al sentire comune, quel sentire che viene dalla gente semplice, distante dalle segreterie o se vogliamo dai tavoli della politica.
La prima provocazione è proprio quella dei tavoli. Ci sono tavoli e tavolinetti e questi luoghi sono bizzarri. Accolgono ed escludono i protagonisti spesso per caso. E spesso – qualcuno – si siede a molti tavoli, come fanno i giocatori di carte o peggio ancora i bari, quelli specializzati nel bluff.

Come per la crisi dell’arte e dell’architettura dell’‘800, in mancanza di coraggio e di visione futura, qualcuno spera nel ritorno del mondo classico, dell’antico, carico di valori e di bellezza. Neoclassico e Romanticismo della politica. Se diamo voce a questo, la gente non capirà e sembrerà una marcia indietro, un ritorno nostalgico al passato idealizzato, fatto di fantasmi e recriminazioni. Siamo messi male.

Tutti i gruppi sono a caccia di possibili candidati al Consiglio comunale.

Tutti per riempire liste come bolle finanziarie. Tutti per mostrare i muscoli, chi promette sei liste, cinque, oppure quattro (i più sfortunati) e invece nella sostanza basterebbero poche liste fatte da persone motivate, rappresentative, competenti, presentabili, ideologiche. Ma sarà difficile, trovare in questo momento candidati con questo profilo, e vale per tutti gli schieramenti. Ma sappiamo che è solo una prova di “machismo” politico. Nelle ultime elezioni del 2017 solo il 40-50 % delle liste è riuscito a conquistare un seggio.

Poi c’è la questione più rilevante. A seguire le ultime proiezioni delle recenti competizioni elettorali (amministrative, regionali e politiche) il partito di maggioranza, il candidato vincitore in assoluto, che potrebbe superare a primo turno il 40% è l’astensionismo. Un esercito di persone a cui non interessa la politica, che rimane indifferente a qualunque candidato, che non si appassiona di nessuna proposta, anzi le considera tutte uguali. Colpa della stessa politica, della mancanza di credibilità, dell’assenza di un vero progetto comprensibile da tutti, dalla consapevolezza che tanto nulla cambia, o che qualcosa cambia per non cambiare nulla? Come criticare il più importante soggetto politico in campo?
L’assenza, il vuoto, il nulla. Qualche politico ha valutato anche questo?

Colpisce in questo conteso la presenza del solito gruppetto che scommette su più tavolinetti. Quelli che comunque vada ci saranno, quelli che non diranno una parola contro nessun possibile vincitore per poi modellarsi plasticamente al nuovo “re”, tranne che criticarlo nelle segrete stanze. Spesso questi coraggiosi si siedono ai tavolinetti in silenzio, al massimo tracciano iperbole dialettiche incomprensibili e surreali. In città ci sono piccoli gruppi specializzati in questa pratica e non li vedremo mai esporsi apertamente per paura di perdere qualcosa.

I sondaggi sono la vera rovina delle elezioni politiche. Tutti a fare sondaggi. Nel senso che gli intervistati sono spesso amici e politici interessati. Il risultato di questi dilettantistici sondaggi sono un monumento all’aria fritta. In pratica il politico chiede all’amico o a un altro politico, il parere su se stesso o sul proprio avversario. Cosa vi aspettate? Che uno vi dica in faccia che voi siete messo male? Non credo, per pudore, per educazione, per ruffianeria, il vostro sondaggio è falsato. Chiediamo alla gente comune, chiediamo alla gente che non ha diretti interessi e vedrete che il risultato vi stupirà.

Per concludere questa breve rassegna poniamo le ultime questioni (per adesso): la stampa, le elezioni regionali incombenti e influenti e il grande assente (dopo gli astensionisti): i temi politici.La stampa locale dichiarerà di essere al di sopra delle parti. Mah!
Le elezioni regionali stanno manipolando già ogni trattativa, in tutti gli schieramenti, anche quelli che dicono di no (e non possiamo farci più nulla). Rischiamo di essere tutti commissariati. Tutti.
I temi politici sono rinviati a data da destinare, fuori dai tavolini, fuori dal dibattito pubblico, ininfluenti e soprattutto inutili per la politica. Rischiosi direi, perché bisogna pensare alla visione di una città e del suo territorio e perché servirebbe a questa visione, collegare coerentemente gli uomini e le donne necessari per realizzarla. Stiamo scherzando? Qui siamo solo interessati a vincere e quindi solo ad “accucchiare” voti.

Sarà per questo che il vincitore sarà “l’elettore ignoto”? E chi vince in queste condizioni cosa rappresenta? Più del 50% del 60%? Tradotto, chi vince rappresenta solo il 30% degli elettori. Pochino per dire di essere stati votati dal popolo sovrano. Questa è la fotografia di una crisi della politica purtroppo diffusa. Non ci resta che ordinare un tavolinetto al bar.

Foto di copertina: Giocatori di carte di Paul Cézanne

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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