Quirinale, la rosa di tre nomi del centrodestra e il pericoloso gioco dell’oca

Quirinale, la rosa di tre nomi del centrodestra e il pericoloso gioco dell’oca

Ecco la prima mossa. Arriva una rosa di tre nomi del centrodestra per il Quirinale.

Sono l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, la vicepresidente della Regione Lombardia ed assessora al Welfare, Letizia Moratti, e l’ex magistrato, Carlo Nordio, che nel corso della sua carriera si è occupato anche di Brigate rosse, tangenti e Mose. Tre nomi d’area, uno per ogni partito principale del centrodestra (Pera per la Lega, Moratti per FI e Nordio lanciato da FdI) che vengono fuori dopo un vertice di coalizione convocato negli uffici di Fratelli d’Italia a Montecitorio nel primo pomeriggio di ieri e seguito da una conferenza stampa irrituale organizzata per presentare i tre nomi. Non era mai successo che una rosa di nomi venisse resa pubblica a votazioni in corso per il presidente della Repubblica. Resta il fatto che il leader della Lega, Matteo Salvini, è in cabina di regia, sta vestendo i panni del king maker, continua a sentire anche i big del centrosinistra, Enrico Letta e Giuseppe Conte, e ha preso in mano la situazione.

La posta in gioco è alta, per lui e non solo. Il rischio della conta a Montecitorio, durante la terza chiama, con il quorum ancora troppo alto (673 grandi elettori) aleggia e fa paura. Per evitare una sbandata clamorosa, in ogni caso, i leader del centrodestra si vedranno ancora oggi per convergere su un solo candidato alla corsa al Colle (Nordio in pole position). Il nuovo confronto si terrà in mattinata, dopo l’assemblea dei grandi elettori di FI-Udc in programma alle 9.15. Il voto per il nuovo capo dello Stato è, invece, fissato per le 11.

Tornando ai nomi messi in campo, destinati però quasi sicuramente ad essere bruciati, fra questi non è rientrato Antonio Tajani, a favore del quale nel corso del vertice di oggi c’è stata una pressione importante di Silvio Berlusconi, che è ricoverato al San Raffaele di Milano. Sembra quasi non casuale, quindi, l’arrivo in leggero ritardo del coordinatore nazionale azzurro alla conferenza stampa, caratterizzata anche dal siparietto con Giovanni Toti, Luigi Brugnaro, Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa che si alzano per fare spazio davanti ai microfoni, per questioni di Covid, solo ai tre big, Salvini, Meloni e Tajani. Insomma, Pera, Moratti e Nordio sono i tre nomi messi in campo, ma le carte rimaste ancora coperte ci sono. E tra queste compare l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, mentre sull’attuale presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, il segretario del Carroccio sembra chiudere: «Non vogliamo mettere sul tavolo le cariche dello Stato. Ma mai dire mai».

Il quadro inizia a delinearsi in qualche modo, anche se la partita non è per niente chiara.

Eppure, Salvini ha un punto fermo: il no a Mario Draghi come successore di Sergio Mattarella. «Lavora bene a Chigi», sottolinea. Il leader leghista lo ha sentito di nuovo, ma assicura di non aver parlato con il premier di «poltrone e ministeri». Dal canto suo, Meloni dice chiaramente: «Crediamo che sia nostra responsabilità fare delle proposte concrete partendo dal presupposto che la nostra non è né una rosa di candidati di bandiera né tattica». E Salvini parla di «personalità di altissimo profilo senza una tessera di partito in tasca che pensiamo possano rappresentare al meglio la comunità italiana».

Tajani, ancora, offre questa chiave di lettura:

«Il centrodestra ha a disposizione della Repubblica molte figure che non hanno la tessera, ma hanno anche la tessera, che sono al servizio dello Stato e delle istituzioni, e credo che sia giusto rivendicare questa capacità e questa ricchezza». Le prime aperture di Enrico Letta vengono apprezzate a caldo dai tre leader, ma è un fuoco di paglia. La riunione dei big del centrosinistra sbarra la strada alla rosa dei tre nomi. E nel gioco dell’oca, a cui sembra assomigliare questa partita del Quirinale, si torna alla casella del via.

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