Biancavilla, una stele nel cimitero per ricordare cittadini e camici bianchi morti per il covid

Biancavilla, una stele nel cimitero per ricordare cittadini e camici bianchi morti per il covid

Nel cimitero nuovo di Biancavilla, ieri mattina, è stata inaugurata una stele nel ricordo di tutti i cittadini e dei camici bianchi morti a causa del virus.

Nella Giornata nazionale delle vittime del covid, l’amministrazione ha voluto questa cerimonia per onorare la memoria di quanti – donne e uomini – non hanno fatto nemmeno in tempo a pronunciare parole affettuose di congedo perché subito ricoverati. Quella ferita brucia ancora nel dolore di un’improvvisa uscita di scena. Nella stele, ha spiegato Soriana Amato che ha progettato l’opera, quella ferita indelebile è ben visibile.

“Soltanto restando uniti come comunità, – ha detto il sindaco Antonio Bonanno – nell’affetto reciproco, possiamo lenire quel dolore che ricordiamo bene.

“È stato particolarmente commovente – aggiunge – rivedere e abbracciare idealmente i familiari di chi non ce l’ha fatta. Mogli, mariti, figli e nipoti ai quali tocca il compito di proseguire il racconto dell’esperienza meravigliosa che è la vita. Assieme a noi c’erano anche i medici dell’ospedale di Biancavilla, con in testa il direttore sanitario Patanè: a tutti loro va il nostro ringraziamento per l’opera straordinaria e incessante portata a termine in questi due anni di emergenza pandemica”.

Il vicario foraneo, Padre Giovanni Zappalà, ha sottolineato come questo monumento sarà, specialmente per le nuove generazioni, una memoria del dramma che hanno vissuto tante famiglie, un tempo di apprensione e sofferenza per tutti.

La stele per le vittime biancavillesi del covid la si deve grazie alla sensibilità di Padre Zappalà, di alcuni familiari delle vittime e di tutto il Consiglio comunale (presenti alla cerimonia il presidente Martina Salvà e la vice presidente Rosanna Bonanno. Presente anche l’assessore Vincenzo Mignemi.
Il sindaco ha ringraziato il ‘cuore grande’ di un’azienda locale, la “Amato Marmi”, per avere donato l’opera.

Foto di Antonio Alessandro Marino Zappalà

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