Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorio

Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorio

Era il 1985 quando la città di Ragalna si separò da Paternò dopo un lungo travaglio politico e culturale.

Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorioSono passati trentasette anni ed è forse venuto il momento di parlarne per capire meglio le ragioni di quella frattura e per comprendere quali eventuali strategie si vogliono condividere per riconnettere questo paesaggio separato.

Non vogliamo entrare nelle paludi dialettiche che hanno caratterizzato questi lunghi anni di confronti e scontri, di rancori e ricordi. Non è utile parlare ancora oggi se è stata la cosa giusta da fare oppure no. Se la politica ha giustamente causato o incoraggiato lo stato delle cose. Troppo tempo è passato e nel frattempo la città di Ragalna – con fatica – ha costruito una nuova identità. Il punto, quindi, non è tornare indietro ma fare un passo avanti per riconnettere un paesaggio con nuovi strumenti di governo che valorizzino la storia recente, le conquiste acquisite, le innovazioni in cantiere, un modello di sviluppo possibile.

Come per un divorzio, per una separazione tra marito e moglie oppure, per meglio dire, tra una madre e una figlia (contronatura), è necessario mettere da parte le scorie, i cattivi ricordi e predisporre una nuova fase di convivenza condivisa.
Se osserviamo bene i limiti amministrativi che afferiscono all’Etna, appare evidente che Belpasso, Biancavilla, Adrano e Bronte sono coerenti alla natura di questo territorio che narra un rapporto secolare e diretto tra l’Etna (fuoco) e il Simeto (l’acqua). Il corto circuito nelle relazioni di cui sopra riguarda per essere precisi i comuni di Paternò, Santa Maria di Licodia e Ragalna; come se fosse utile interrompere quella relazione nord-sud che ha reso il territorio ricco e competitivo. Un errore strategico a cui possiamo porre rimedio adesso anche attraverso la creazione di un consorzio di scopo.

L’imminente realizzazione della Metropolitana che approderà presto a Paternò (2025-2030) costituisce un’opportunità per ridare competitività all’intero territorio che potrebbe riproporre il collegamento tra il Simeto e l’Etna; che significa mettere a sistema i distretti produttivi enogastronomici e industriali, le direttrici turistiche e commerciali, le politiche ambientali, culturali e paesaggistiche. Sembra lontana la data dell’arrivo della metropolitana ma se non si pensa per tempo si rischia di rimanere indietro e impreparati all’evento.

Il territorio ricomposto diventa più competitivo e attrattivo e sempre più cerniera tra le aree di costa e le aree interne.

Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorioIl potenziamento della mobilità commerciale (la ferrovia delle arance che collega il sud di questo territorio con l’interporto di Catania), e di quella dei passeggieri (l’attuale Fce) – oltre alla connessione tra esse e insieme a il rafforzamento delle linee verso Ragalna e l’Etna – possono rigenerare l’intero territorio, offendo alle comunità nuove opportunità di sviluppo e di internazionalizzazione. Ma per fare tutto questo servono convergenze programmatiche, unità d’intenti, piani condivisi e questo metterebbe alla prova la nuova classe dirigente che la politica partorirà nelle prossime ore (ora o mai più).

Come non immaginare la rigenerazione dei percorsi antichissimi che legavano sul piano della sacralità, della mitologia e della storia le città di Paternò e Ragalna (compresa Santa Maria di Licodia da cui arriva l’acqua). Empedocle, Platone e la regina Eleonora sono i testimoni di una relazione che la storia ci ha restituito. Provenienti da Agrigento, da Siracusa e dalla stessa Paternò, è naturale, come il raggiungimento dell’Etna passasse attraverso questa lingua di terra, oggi separata ma costantemente in relazione. Studenti, villeggianti, commercianti e tanto altro, disegnano un pendolarismo ossessivo tra le due città in tutte le stagioni. La linea della contrada “Currone” funge da limite, da confine, inutilmente.

Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorioLa stessa Santa Barbara, da Paternò, è accorsa molte volte in aiuto delle terre di Ragalna come una madre affettuosa verso quella Madonna del Carmine che ci riporta all’idea immaginifica di “verso il monte”; potremmo dire da Maria a Maria, senza suscitare scandalo se pensiamo alla storia agiografica dei luoghi.

Una complementarietà globale, che dal sacro – origine dell’identità culturale – si esprime in tutti gli altri campi dell’esperienza umana. Si potrebbe parafrasare: ciò che il paesaggio (dio) unisce, l’uomo non lo separi; verrebbe da dire. Come possiamo pensare o immaginare l’unità culturale e mitologica di questi territori se poi dobbiamo fare i conti con rigidi confini che impediscono le convergenze e le condivisioni strategiche?

Serve una riflessione, sulla mobilità, sull’identità, sulle politiche complessive.

Quindi serve un piano che dall’Etna, passando attraverso gli uliveti, le sciare, i casali, le fonti, i torrenti, gli acquedotti, i ruderi archeologici, le antiche città, arrivi fino al Simeto per esaltare i campi, le fabbriche, le città e le genti che vi abitano – connesse alla costa, alla città metropolitana, al mediterraneo. Un piano per la scuola, per il teatro, per il cinema, per la cultura che destagionalizzi gli eventi e li coordini per offrire un palinsesto di opportunità diffuso e competitivo.

Una visione? Un’utopia? Un esercizio metodologico? Direi che è una necessità collettiva, nascosta con imbarazzo da molti ma sussurrata nei corridoi del buon senso. Tutti lo sappiamo ma a tutti sembra come fare un passo indietro. Invece è un passo avanti. Bisogna sedersi attorno a un tavolo con buona volontà e sperimentare un primo modello di coesione. Un appello ai sindaci di Ragalna, Santa Maria di Licodia e Paternò. Vediamo chi coglie la palla al volo.

Ragalna e Paternò 37 anni dopo il ‘divorzio’: l’arrivo della Metropolitana deve ridare competitività al territorio

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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