Palermo, la vergogna infinita del Cimitero dei Rotoli: oltre mille i morti insepolti. E i familiari portano in altre città le salme

Palermo, la vergogna infinita del Cimitero dei Rotoli: oltre mille i morti insepolti. E i familiari portano in altre città le salme

Da almeno tre anni nel cimitero palermitano dei Rotoli le bare restano lungamente in attesa di una sepoltura e si accumulano negli spazi di fortuna: depositi, tensostrutture costruite nei viali e persino uffici, liberati dalle scrivanie per far posto ai feretri.

Una situazione che l’attuale giunta insediatasi a luglio scorso, guidata da Roberto Lagalla, ha ereditato dalla precedente amministrazione Orlando. Il consigliere comunale dei Cinquestelle, Antonio Randazzo, a inizio 2023 ha ricordato che l’amministrazione è cambiata da sei mesi, «ma il volto della vergogna resta lo stesso».

È ha fornito i numeri dello scandalo: «1.320 morti insepolti a fine dicembre, in aumento dallo scorso luglio, quando erano 1.174». Dato contestato dal neo assessore al ramo, Salvatore Orlando, che parla di 1.120 bare, sostanzialmente la stessa cifra di 6 mesi fa. «Ma in questo periodo – spiega Orlando – non siamo stati con le mani in mano e abbiamo appena ottenuto per il sindaco il ruolo di commissario all’emergenza, che consentirà di sveltire le procedure».

L’assessore sottolinea che il forno crematorio, vittima di continui guasti e chiuso dal marzo 2020, nei precedenti tre anni era rimasto in funzione «senza alcuna autorizzazione ambientale. Ce ne siamo accorti quando, dando per scontato che le carte fossero a posto, abbiamo richiesto il rinnovo dell’autorizzazione e ci è stato negato. Ora bisogna ricominciare tutto d’accapo. Attualmente ci sono al lavoro cinque aziende, abbiamo provveduto a collocare nuovi loculi, a fare un po’ d’ordine, a sistemare i bagni, anch’essi in condizioni disastrose».

Per far fronte alla situazione, la precedente giunta ci aveva provato con tre assessori, compreso l’allora sindaco Leoluca Orlando che per sette mesi aveva preso l’interim, senza trovare una soluzione. C’era sempre qualcosa che non andava: mancava persino l’addetto autorizzato a manovrare un mezzo per lo scavo di un campo d’inumazione; non c’erano i sacchi omologati per contenere i resti mineralizzati delle salme da estumulare per far posto alle nuove. Per un periodo anche l’ufficio cimiteriale del Comune era rimasto chiuso nei weekend perché l’amministrazione non disponeva dei fondi soldi per pagare gli extra ai dipendenti, una cifra nell’ordine di mille euro.

In attesa di riattivare il vecchio forno crematorio e costruirne uno nuovo, con soldi che da anni restano fermi in un apposito capitolo di spesa, i parenti dei defunti sono costretti a far emigrare i propri morti a Messina, a Catania, a Reggio Calabria.

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