Cassazione, assoluzione Lombardo chiude vicenda processuale lunga 13 anni

Cassazione, assoluzione Lombardo chiude vicenda processuale lunga 13 anni

L’inchiesta dei carabinieri del Ros ha prodotto in tredici anni, prima del pronunciamento di ieri dei giudici della sesta corte di Cassazione, due sentenze `contrastanti´ e a un annullamento con rinvio dei giudici supremi: si è basata su indagini dei carabinieri del Ros di Catania su rapporti tra politica, imprenditori, `colletti bianchi´ e Cosa nostra.

Per la Procura di Catania Raffaele Lombardo avrebbe favorito clan e ricevuto voti alle regionali del 2008, quando fu eletto governatore, accuse che lui ha sempre respinto.

La Corte d’Appello nell’ultimo pronunciamento ha assolto Lombardo dall’accusa di concorso esterno `perché il fatto non sussiste´ e da quella di reato elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia `per non avere commesso il fatto´.

La Procura generale nell’appello bis, con i Pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna sette anni e quattro mesi di reclusione, per l’accesso al rito abbreviato. Al centro del processo i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l’ex presidente ha sempre negato sostenendo di avere «nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me, di non avere mai incontrato esponenti delle cosche e di avere sempre combattuto Cosa nostra». Per questo i suoi legali, gli avvocati Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, avevano chiesto l’assoluzione del loro assistito «perché il fatto non sussiste».

Il procedimento ha anche trattato presunti favori elettorali del clan a Raffaele Lombardo nelle regionali del 2008, in cui fu eletto governatore, e a suo fratello Angelo, per cui si procede separatamente, per le politiche dello stesso anno.7

La Seconda sezione penale della Cassazione, tre anni fa, ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 31 marzo 2017 dalla Corte d’appello di Catania che aveva assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa l’ex governatore e lo aveva condannato a due anni (pena sospesa) per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Una sentenza, quella di secondo grado, che aveva riformato quella emessa il 19 febbraio 2014, col rito abbreviato, dal Gup Marina Rizza che lo aveva condannato a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione mafiosa ritenendolo, tra l’altro, un `arbitro´ e `moderatore´ dei rapporti tra mafia, politica e imprenditoria.

Avatar

Riguardo l'autore Redazione

1 Comments

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.