La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericità

La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericità

Finalmente viene inaugurata la via Francigena Fabaria nel tratto urbano di Paternò, l’antica Hybla Major.

La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericitàCon una passeggiata che per l’occasione partirà da contrada Giaconia, vicino ai resti del monastero di Santa Maria la Scala, conosciuto da tutti come “i tri casi”. Il percorso toccherà diversi punti meritevoli di attenzione: l’antico dazio, la via Giambattista Nicolosi (1911), piano Cesarea (con la sua presenza di resti archeologici), la via Balatelle (il cui nome ci riporta a un antica area di sepolture), l’ex monastero delle Grazie con la chiesa di San Giuseppe, il piano di San’Antonio con le sue chiese e monasteri, il carcere Borbonico (oggi museo archeologico) la chiesa di Santa Caterina, il convento delle Benedettine, la chiesa di Santa Barbara, del Carmine, il Pantheon, fino alla piazza Umberto con la chiesa di San Biagio e proseguendo così fino alla fonte Maimonide passando per l’ex chiesa di San Paolo fino a raggiungere le Salinelle (ex monastero e santuario pagano.

Un percorso ricco di storia, facile da percorrere e che costituiva il tratto più vicino all’acropoli di Hybla da terra.

Percorso che da Agrigento a Messina, collegava città come Gela, Caltagirone, Mineo, Militello, Lentini, Motta, Paternò, per proseguire verso Adrano, Maniace, Randazzo, Montalbano fino a Novara di Sicilia e quindi Tindari-Messina.
Una via antichissima sacra che affonda le sue origini nella protostoria, caratterizzata dalla presenza – lungo il suo percorso – dell’acqua e di diffusi fenomeni di vulcanesimo secondario (come quelli delle Salinelle di Paternò e di Palikè). Un percorso che si stratifica nei secoli, che diventa di transumanza, sacro, commerciale e militare, fino a trovare dignità documentale con la denominazione di via Fabaria (della famiglia delle Francigene).

Proprio il tratto tra Lentini e Paternò è quello più interessante per la sua coincidenza con un altro tratto storico che collegava Siracusa ad Imera (vedi battaglia del 480 a.C.). la sovrapposizione dei due percorsi ci offre la possibilità di comprendere persino una delle legende collegate allo stemma di Paternò, che narra di Ruggero il Conquistatore impegnato nell’uccisione dei due draghi (presente nello stemma), uno proprio a Paternò e l’altro a Lentini. Ma spiega tanto altro come, per esempio, questo territorio – insieme a Catania – erano lo spazio politico-militare di riferimento della città di Siracusa già in epoca storica. Una chiave di lettura nuova per decodificare l’archeologia del paesaggio.

La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericitàMa la grande novità e per questo bisogna ringraziare Davide Comunale e Irene Marraffa dell’associazioni vie Fracigene di Sicilia e l’Archeoclub d’Italia (per il supporto storico e logistico nel territorio della valle del Simeto) con Ornella Palmisciano e Angelo Perri, è rappresentata dall’inserimento di questa via storica denominata Fabaria nel Catalogo dei Cammini Religiosi Italiani da parte della Direzione Generale Valorizzazione e Promozione Turistica del Ministero del Turismo giusto prot. 001164/23 del 16.6.2023. La costituzione di una rete di scopo è adesso necessaria.

Questo nuovo scenario turistico e quindi economico è giustificato dalla ricerca storica che ha come scopo non solo il desiderio di conoscenza e la formazione dell’identità collettiva ma soprattutto la necessità di offrire nuovi modelli di sviluppo economici compatibili con le vocazioni territoriali. Questo è il punto nodale della vicenda. Non solo cultura ma sviluppo locale attraverso la logica della rete di scopo che unisce diverse città siciliane per riattivare relazioni e opportunità che le moderne infrastrutture della mobilità (le autostrade) avevano cancellato. Una strategia per rimettere al centro degli interessi turistici e politici una parte di territorio siciliano che soffre di perifericità. Un programma che offre nuove opportunità in termini di risorse finanziarie e di storytelling.

La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericitàQuesto significa ridelineare le vocazioni delle città e in particolare a Paternò, ripartire da quelle periferie piene di stereotipi e pregiudizi, ricominciando a investire nei progetti di rigenerazione dei tessuti urbani e dello spazio pubblico mettendo a sistema il patrimonio culturale, monumentale e naturalistico secondo un’armatura coerente alla storia della città. Significa rivedere il paesaggio urbano con una nuova prospettiva, definendo nuovi obiettivi con un piano organico e complessivo. Sono tanti gli strumenti utilizzabili: dalla formazione scolastica al PUG (piano Urbano Generale), dalla ZES (zona economica speciale) all’uso dei fondi per il PNRR, dall’Ecomuseo al Museo diffuso. Qualunque sia lo strumento è necessario prima di tutto della consapevolezza dei luoghi, la conoscenza della stratigrafia storica, del quadro delle conoscenze approfondito e funzionale, della sensibilità a preservare il paesaggio culturale e naturale. Sono prerequisiti che questo progetto culturale vuole avviare o meglio riavviare. Un’occasione per la politica, per le amministrazioni, per le associazioni e per tutta la città da non perdere. Una nuova linea di finanziamenti si attiverà nei prossimi anni che si aggiunge a tanti altre risorse già in corso.

Questa prima passeggiata ha lo scopo di misurare, di formare, di sollecitare verso nuovi approfondimenti sul piano commerciale, logistico, urbanistico, sociale, culturale e sportivo. Una via urbana che può catalizzare diversi interessi da parte del tessuto commerciale e imprenditoriale, nel settore turistico ricettivo e non solo. Uno strumento per riconnettere il centro alla periferia, la città alla campagna, la storia con la modernità.

La Via Francigena-Fabaria: fare rete per rigenerare i territori della perifericità

 

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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