Ramacca, la 25enne trovata impiccata: restano in carcere i due romeni

Ramacca, la 25enne trovata impiccata: restano in carcere i due romeni

I due rumeni Gheorghe Ciprian Apetrei, 33 anni, fidanzato della ragazza moldava Vera Schiopu trovata morta sabato sera in un casolare nelle campagne di Ramacca e Costel Balan, romeno di 31 anni,restano in carcere;

a deciderlo, nel tardo pomeriggio di ieri, è stato il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Caltagirone, dopo essersi ritirato in camera di consiglio al termine dell’interrogatorio di garanzia in cui Apetrei si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il suo amico, Costel Balan ha ribadito la sua estraneità ai fatti contestati.

L’avvocato Alessandro La Pertosa, da anni penalista di Balan, ben presto potrebbe lascerà la difesa di Apetrei per opportunità e incompatibilità. Balan al gip che l’ha interrogato ha ricostruito la giornata in cui è morta la ragazza, specificando che la 25enne moldava viveva con il 33enne in un casolare che gli aveva dato in uso per potere svolgere il ruolo di custode del fondo, visto che in passato aveva subito dei furti.

Secondo la versione fornita dal 31enne i due fidanzati spesso erano ubriachi e lo sarebbero stati anche sabato scorso e durante un litigio all’aperto la donna sarebbe caduta a terra e avrebbe sbattuto la testa, perdendo del sangue, ma conoscendo la ritrosia della 25enne a parlare del rapporto con il suo fidanzato è andato via, lasciando entrambi sul posto. Balal ha spiegato al Gip i suoi spostamenti fatti quel giorno: dalle 13 alle 17 è stato a Paternò con degli amici di cui ha fornito l’identità. Di essere tornato in campagna intorno alle 17.20 e di avere visto Apetrei ubriaco cercare la sua fidanzata e di averlo poi sentito urlare dal casolare dove è stato trovato il corpo della donna.

Si è recato sul posto e ha visto la 25enne con la corda attorno al collo per quello che sembrava un suicidio, ma che per la Procura è stata soltanto una messa in scena, e ha chiamato i soccorsi per fare arrivare un’ambulanza. Con il personale del 118 sono arrivati i carabinieri che hanno subito sospettato che fosse una simulazione che, secondo l’accusa, i successivi rilievi dei militari della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale di Catania e del medico hanno confermato: la donna non si sarebbe suicidata e quella era una messa in scena.

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