“Donne di Sicilia” a Paternò: a Patrizia Monterosso il premio Santa Caterina d’Alessandria

“Donne di Sicilia” a Paternò: a Patrizia Monterosso il premio Santa Caterina d’Alessandria

Emozionante, intensa, ricca di spunti, la tredicesima edizione del premio Santa Caterina d’Alessandria, svolta nell’omonima chiesa alle pendici dell’acropoli di Hybla a Paternò, lungo la via Fabaria.

Accolti nella chiesa della confraternita dal suo Governatore, Gaetano Campisano e dalla presidente dell’associazione Città Viva, Grazia Scavo, si sono alternati – durante l’evento – gli artistici che hanno animato la serata: il soprano Angela Curiale accompagnata dal maestro Giovanni Raddino, il cantastorie Turi Marchese, la pittrice Carmen Arena e la giornalista Mary Sottile, il maestro Barbaro Messina, il cavaliere Salvatore Narciso e il prof. Enzo Meccia. Ospiti d’onore, per celebrare la figura del finanziere Orazio Giuffrida, erano presenti il tenente Niccolò Prosperi e il luogo tenente in pensione Domenico Triolo in rappresentanza della Guardia di Finanzia. A portare i saluti della città, il sindaco Nino Naso e l’assessore Giovambattista Caruso.

Donne di Sicilia, tra ieri e oggi, è stato il tema principale della serata.

Tema che ha evidenziato la matrice femminile dell’Isola, a partire dal suo antico simbolo – il tripode – che rievoca la leggenda delle tre ninfe che hanno creato la forma della Sicilia. Un sentiero narrativo tra mitologia, storia e attualità che presentato al pubblico in sala un atlante di personaggi e icone del mondo femminile siciliano.
Le ninfe del Tripode, la dea Etna, Demetra e Persefone, fino a svelare l’origine dello stemma dell’assemblea della Regione Sicilia, riconducibile a un vaso del V sec. a.C. conservato al museo Paolo Orsi di Siracusa ma ritrovato nel territorio paternese, lo stesso che ha dato i natali all’attuale Presidente dell’Assemblea Siciliana, l’on. Gaetano Galvagno, tra l’altro presidente della Fondazione Federico II.

Ed è proprio la Direttrice della Fondazione – Patrizia Monterosso – la destinataria della tredicesima edizione del premio Santa Caterina di Alessandria. Riconoscimento che ha concluso la serata, con un abbraccio caloroso delle socie dell’associazione Città Viva e di tutta la “comunità”. Un incontro intimo, femminile, ricco di empatia, tra le donne di questa città – semplici, sincere e produttive – e le tante personalità intervenute come Agata Marzola, presidente del collegio dei revisori dei conti della stessa Fondazione Federico II; ancora una donna tra le donne, protagonista di questa serata di dicembre come anche le studentesse della V AP del Liceo Francesco De Sanctis che hanno proposto un atlante di figure femminili iconiche, testimoni di eccellenza.

Elpide, la poetessa messinese; Costanza d’Altavilla, la madre di Federico II; Virdimura, la medichessa ebrea di Catania; Franca Florio, protagonista della Belle Epoque siciliana; Rosa Donata la cannonessa rivoluzionaria di Messina. Ma ancora nell’attualità, Letizia Battaglia, fotografa dell’animo umano; Franca Viola, la prima donna a rifiutare il matrimonio riparatore; Elvira Giorgianni, editore della Sellerio; Florinda Saieva, co-ideatrice del Farm Cultural Park impegnata nei processi di rigenerazione urbana e per finire proprio la premiata, Patrizia Monterosso, Dirigente regionale, impegnata attualmente nella conduzione di una delle istituzioni più prestigiose di Sicilia per valorizzare e promuovere la cultura e l’identità siciliana nel mondo.

Ma non potevano mancare le donne di questa città.

Gea, Hybla, Demetra, Iside, Iulia Florentina, la Maria Parthenos, Eleonora d’Angiò, Bianca di Navarra, Santa Barbara, Diana Rosso e Sofonisba Anguissola. Un mosaico di donne che hanno plasmato e declinato questo paesaggio tutto al femminile o come è meglio dire, in una dimensione che esalta o senso della “maternità” come ci suggerisce la stessa patrizia Monterosso nel suo discorso di ringraziamento finale.

Tra le tante sollecitazioni, spicca quella di promuovere una campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei beni culturali e in particolare dell’acropoli – coniugando giovani, bellezza e arte (promosso dalla sede Ibla Major dell’Archeoclub d’Italia) e nello stesso tempo avviare un processo che ci conduce alla creazione di un Parco Urbano di Hybla, che elevi l’acropoli a “borgo” storico e archeologico, un tema che permetterebbe di canalizzare le risorse culturali e finanziarie per proporre un nuovo modello di sviluppo in città. La Fondazione Federico II con il suo presidente, Gaetano Galvagno e la sua direttrice, Patrizia Monterosso saranno sicuramente vicini a questa idea innovativa, come nello stesso modo, fu nel XIX secolo a Ragusa, che denominò la parte sommitale della città con l’epiteto Ibla.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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