Adrano, la vocazione del Vescovo Schillaci nel motto da lui scelto: ‘Servire e non essere servito’

di Salvo Italia

Chi conosce mons. Schillaci sicuramente non si sarà stupito del motto da lui scelto per l’episcopato di Lamezia Terme: “Ministrare non ministrari”, servire non essere servito. Sacerdote umile e colto non poteva non scegliere, da vescovo, un motto che rispecchiasse la sua vocazione e il valore ecclesiale del suo mandato episcopale.
Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27). Gesù dirime con queste poche, nette e chiare parole la disputa che era nata fra i discepoli su chi tra loro fosse da considerare il più grande. Il servizio appartiene al senso di responsabilità e alla preoccupazione di una persona che ha a cuore le persone che gli sono state affidate, gli sono vicine e perché no, a volte, anche lontane.
Servizio vuol dire prendersi cura, voler bene e volere il bene del prossimo. Mons. Schillaci, profondo conoscitore di Emmanuel Lévinas, nel suo motto evidenzia il concetto di “responsabilità dell’io”. Un io privo di egoismo e con cui nessuno può rispondere o preoccuparsi “al posto mio”, ma io sono eticamente ed ontologicamente responsabile di chi è Altro.
Ma sorge spontanea la domanda “servire perché e per cosa?” .

Servire perché l’altro è me stesso. Mons. Schillaci, nell’omelia rivolta ai fedeli che hanno affollato la Chiesa di Santa Lucia sabato 11 maggio, ha ricordato che la sposa è pronta e lo attende. Egli così il vescovo che diventa una sola carne con la sua sposa: la Chiesa di Cristo in Lamezia Terme.
Servire per la gloria di Dio. Il servizio è uno strumento e non un fine per rendere sempre migliore la comunità ecclesiale terrena e presentarla, responsabilmente da Vescovo, a Colui che è il Padre per eccellenza della sposa.
Mons. Schillaci con due semplici parole ha voluto indicare alla Chiesa lametina e anche a tutti coloro che lo hanno conosciuto un monito ed una raccomandazione sul senso da dare alla nostra presenza nell’ambito sociale, culturale ed ecclesiale in cui viviamo: assumiamoci le nostre responsabilità e rimbocchiamoci le maniche. Alle tante parole, meglio tante benefiche azioni.

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