Catania, in Cattedrale l’addio commosso a Mons. Zito: ecco il suo testamento spirituale

Nella Cattedrale di Catania si sono svolti stamattina i funerali di Mon. Gaetano Zito, il sacerdote catanese morto martedì scorso all’età di 65 anni. Diciotto i vescovi che hanno concelebrato la cerimonia funebre. C’era anche il cardinale Paolo Romeo.
Centinaia di persone hanno affollato la Cattedrale di Catania per dare l’ultimo saluto a Mons. Gaetano, storico della Chiesa che si distingueva per la grandissima preparazione culturale e per la capacità di affrontare ogni disputa intellettuale sempre con il sorriso sulle labbra.
Intenso e commovente il ricordo che ha fatto di Mons. Zito – nella sua omelia – l’Arcivescovo di Catania, Mons. Salvatore Gristina.
Alla fine della messa esequiale, Mons. Alfio Russo – parroco di Maria SS. del Rosario di Fleri – ha letto il testamento spirituale di Mons. Gaetano Zito. Nel documento – pubblicato integralmente dal Corriere Etneo – traspare tutta l’umiltà di un servitore che ha sempre messo la propria intelligenza al servizio di Dio: “Solo la sua misericordia ha sistematicamente rattoppato e resa bella la mia vita”.
Ecco il testo integrale:

In primo luogo il mio profondo e più grande ringraziamento a Dio per le infinite grazie che mi ha fatto e alle quali, purtroppo, solo in parte ho corrisposto adeguatamente, la vita, l’essere cristiano, il sacerdozio. Il mio grazie va a, poi, alla Chiesa cattolica, della quale ho avuto la gioia di far parte e di servire come ho potuto, dalla quale ho ricevuto immensa fiducia attraverso i diversi ministeri che mi sono stati affidati soprattutto dei nostri vescovi. A questi e alla Chiesa di Catania che ho amato, ho desiderato sempre più bella e ho cercato di servire al meglio delle mie possibilità come pure a ciascuno dei confratelli nel sacerdozio – in primo luogo padre Carmelo Lo Valvo della diocesi di Nicosia, che mi accompagna fin dagli anni del liceo, e a Padre Salvatore Consoli – e a tutte le persone consacrate che ho avuto la grazia e la gioia di incontrare, la mia più profonda gratitudine.
Sono felice di essere ciò che sono, di tutto ciò che il buon Dio ha voluto per me nonostante i tanti miei limiti e peccati. Ho sempre sentito su di me la protezione l’intercessione della Madonna e del beato Dusmet.
So di restare debitore verso tutti coloro che ho incontrato, per non aver saputo dare loro quanto il buon Dio avrebbe desiderato per ciascuno. A tutti chiedo la carità del perdono. Ho sempre conservato nel mio cuore la certezza dell’immenso bene che mi hanno voluto mia sorella e mio nipote: sono loro riconoscente e il Signore li ricolmi di grazia e di benedizioni.

I miei parenti, zio Angelo in primo luogo, e tanti amici che il Signore mi ha concesso di incontrare come sinceri e affabili compagni della mia vita: ciascuno di loro sa i tanti motivi della mia riconoscenza e solo il Padre, datore di ogni bene, potrà adeguatamente ricompensarli. E li ricompenserà certamente.
In questi ultimi anni il Signore mi ha concesso pure la compagnia di un gruppo di famiglie con le quali abbiamo avviato insieme un cammino di fede. Sono enormemente grato per l’attenzione e il clima familiare che mi hanno donato. A tutti chiedo un ricordo nella preghiera e di potermi concedere loro perdono. Alla misericordia di Dio, della quale mai ho disperato e spero di non averne mai abusato, mi affido.
Solo la sua misericordia ha sistematicamente rattoppato e resa bella la mia vita. Per questo ancora una volta recito umilmente il salmo: “Miserère mei, Deus, secùndum magnam misericòrdiam tuam”. (Mons. Gaetano Zito)

Questo il testo dell’omelia dell’Arcivescovo Salvatore Gristina:

Carissimi Fratelli Presbiteri e Diaconi,
Sorelle e Fratelli nel Signore,
Distinte Autorità,

1. Man mano e nella misura in cui siamo venuti a conoscenza delle difficoltà di salute che il nostro carissimo Padre Gaetano stava affrontando, gli siamo stati vicini con l’affetto, l’amicizia, le competenze professionali e come ciascuno ha potuto. Ci siamo stretti attorno a lui, alla sorella Antonella e al nipote Federico, anche nella preghiera e nella speranza fino all’ultimo.
Il Signore è stato vicino a Gaetano come Lui sa fare ed, in particolare, consolandolo e impreziosendo la sua vita e il suo ministero sacerdotale in un modo e con una fecondità certamente straordinari, anche se a noi riesce difficile quantificarli e descriverli.
L’altro ieri Gesù ha realizzato in Gaetano la sua promessa: “… verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,3).
Con la morte di Padre Gaetano, la nostra vicinanza a lui non si è interrotta, ma è stata trasformata dal Signore nel modo che già possiamo sperimentare e nella certezza che questa comunione sarà sempre più intensa.
Condividono con noi questi sentimenti un numero straordinario di persone che in tanti ambienti civili ed ecclesiali, nel nostro territorio ed altrove, hanno incontrato in vario modo Mons. Zito ed hanno beneficiato del suo multiforme e qualificato servizio umano, cristiano e sacerdotale. Ne sono eloquente testimonianza i messaggi che mi sono pervenuti e le dichiarazioni fatte da tante persone nei mezzi di comunicazione sociale.

2. Testimonia tutto ciò pure la nostra presenza numerosa ed attenta qui in Cattedrale, dove siamo a titolo personale ed anche onorati e consapevoli di rappresentare i numerosi amici ed estimatori di Mons. Gaetano Zito.
A noi qui riuniti per partecipare alla Messa esequiale giunge la Parola che è stata appena proclamata.
Paolo (Rom 14, 7-9.10c-12) ci aiuta a comprendere il significato del cero pasquale che giustamente attira la nostra attenzione. Esso rappresenta Cristo morto e ritornato alla vita per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Possiamo, perciò, affermare che la morte di Gaetano e la nostra esistenza che continua in questo mondo sono illuminate ed avvolte nell’amore di Gesù, il Crocifisso Risorto. A Lui rivolgiamo la preghiera per Gaetano; a Lui chiediamo il dono dello Spirito che ci guidi in modo tale che la nostra vita abbia la spiegazione nella verità evidenziata da Paolo: “nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso … sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”.
Questa appartenenza al Signore ci libera dal nostro disordinato egoismo e ci apre alla solidarietà, all’accoglienza, all’amore verso gli altri, rendendo davvero sicura e preziosa la nostra esistenza quotidiana.

3. Paolo conclude il brano che abbiamo ascoltato con queste parole: “Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”.
Si tratta di una espressione certamente forte e severa, ma, come le affermazioni di Gesù sulla vigilanza che ci deve caratterizzare, le parole di Paolo mirano a responsabilizzarci. Non possiamo sprecare la nostra esistenza.
Vivere per il Signore significa, perciò, prendere sul serio la parabola dei talenti ascoltata nel testo di Matteo (25, 14-30).
Abbiamo ricevuto talenti da impiegare bene, facendoli fruttificare. Essi sono assegnati dal Signore con libertà e con un progetto di bene per ciascuno di noi.
Non dobbiamo perdere tempo in perniciosi paragoni o insensate gelosie, anche perché “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più” (Lc 12,48).
Ci deve, invece, motivare la meraviglia della fiducia che il Signore pone in noi, e il conseguente impegno, umile ed assiduo, di onorare tale fiducia.
Il nostro carissimo Gaetano ha ricevuto numerosi e qualificati talenti. Ne siamo tutti testimoni, ed è unanime pure la convinzione che egli ha fatto fruttificare egregiamente i talenti ricevuti primo fra tutti la vita che iniziò a Troina, diocesi di Nicosia, il 9 marzo 1954. Altro talento speciale furono le capacità intellettuali e volitive che gli permisero un serio cammino di formazione culminato nell’ordinazione sacerdotale ricevuta il 17 dicembre 1977 ed il successivo dottorato in Storia Ecclesiastica conseguito presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma.
Basti per il momento osservare che le numerose realtà ecclesiali, civili, culturali e di volontariato cui apparteniamo e che rappresentiamo, possono essere considerate come riferimenti ai talenti che il Signore ha affidato a Mons. Zito e che egli ha fatto abbondantemente fruttificare nella sua multiforme attività.
Sorella morte ha trovato il nostro carissimo Mons. Zito nella piena ed operosa titolarità dei seguenti principali incarichi: cappellano del Monastero San Benedetto, Rettore della Chiesa San Nicola l’Arena, docente di Storia della Chiesa presso lo Studio Teologico San Paolo, di cui è stato pure preside, direttore dell’Archivio storico diocesano, vicario episcopale per la cultura, presidente dell’Associazione Archivistica Ecclesiastica e vice presidente dell’Associazione dei professori della storia della Chiesa in Italia. Farà certamente piacere a Don Gaetano ricordare l’importanza che per lui ha avuto l’iniziale ministero sacerdotale svolto come parroco di Santa Maria di Nuovaluce a Monte Po’.
E mentre adesso ringraziamo il Signore per avere arricchito il nostro carissimo fratello di tanti doni, ci impegniamo a tenerne vivo il ricordo anche per dire un affettuoso grazie a Gaetano per il bene che ci ha voluto e ci ha dimostrato.

4. Alla luce della fede in Cristo morto e risorto possiamo qualificare come straordinario talento anche la prova della malattia e della sofferenza.
Padre Gaetano, a più riprese e a tanti, me compreso, ha detto che offriva tutto al Signore per la Chiesa, per le Chiese di Sicilia – al cui servizio ha curato una interessante Storia delle diocesi di Sicilia coinvolgendo tanti validi collaboratori -, per la nostra Chiesa catanese, per i confratelli sacerdoti, per il Seminario, per la Facoltà Teologica di Sicilia, per lo Studio Teologico S. Paolo, per la nostra Città …. L’elenco potrebbe continuare a lungo e possiamo affermare che la durata e l’intensità della prova hanno permesso al carissimo Gaetano di raccogliere nel suo cuore dilatato noi e tutte le persone alle quali egli ha pesato e per le quali ha anche pregato.
Perciò, con affetto e confortati dalla certezza che le nostre sofferenze, proprio perché unite a quelle di Cristo, sono preziose e particolarmente fruttuose, ringraziamo Padre Gaetano anche per questo dono.
Per tutto questo, osiamo immaginare l’incontro di Gaetano con Gesù simile al colloquio della parabola: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco ne ho guadagnati altri cinque” “Bene servo buono e fedele … prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Carissimo Gaetano, ti affidiamo con grande fiducia al Signore Risorto, alla Vergine Santissima, a Sant’Agata nostra Patrona ed al Beato Cardinale Dusmet di cui sei stato insigne studioso e grande devoto.
Alla Loro presenza, tu prega per noi affinché apparteniamo sempre a Lui e non siamo mai servi malvagi e pigri, ma gioiosamente e sempre impegnati a valorizzare i talenti ricevuti.
Così sia per tutti noi.

Mons. Salvatore Gristina

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