Mafia, la ‘famiglia’ di Torretta testa di ponte con gli Usa: 11 misure cautelari

Mafia, la 'famiglia' di Torretta testa di ponte con gli Usa: 11 misure cautelari

Maxi blitz dei carabinieri del comando provinciale di Palermo nei confronti della famiglia mafiosa di Torretta, appartenente al mandamento di Passo di Rigano.

Questa mattina i militari hanno eseguito undici misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Salvatore De Luca. Nove indagati sono stati arrestati e portati in carcere, uno è agli arresti domiciliari e un altro ha l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Per tutti i reati contestati a vario titolo sono associazione a delinquere di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine condotta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo ha confermato che la famiglia di Torretta continua ad essere la testa di ponte fra le famiglie palermitane e quelle newyorkesi, in modo particolare con quella dei Gambino. Gli arresti di oggi hanno disarticolato il mandamento di Passo di Rigano che era tornato in affari con la mafia Usa. Le indagini infatti restituiscono una rinnovata vitalità della famiglia mafiosa di Torretta che, forte dei suoi legami con gli affiliati americani e della ritrovata autorevolezza dei vertici del mandamento, puntava a ritornare ai fasti del passato, a riprendersi il ruolo di mandamento di collegamento con le potenti famiglie oltreoceano.

A dimostrazione del legame molto stretto fra la famiglia mafiosa di Torretta e cosa nostra newyorkese, i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, che questa mattina hanno eseguito undici misure cautelari nei confronti dei mafiosi di Torretta e del mandamento di Passo di Rigano, hanno documentato la missione a Palermo alla fine del mese di settembre del 2018 di un emissario di cosa nostra d’oltreoceano, accolto dai vertici della famiglia mafiosa di Torretta.

La permanenza dell’uomo nell’area torrettese veniva garantita, tra gli altri, da due fratelli imprenditori edili organici al clan, che dividendosi i ruoli ne hanno curato tutto il periodo di permanenza, dall’arrivo in aeroporto al soggiorno in una lussuosa villa con piscina di Mondello, all’omaggio di cocaina in segno di benvenuto. Nel periodo trascorso in Sicilia, l’emissario delle famiglie Usa ha poi partecipato ad una riunione con il boss Raffaele Di Maggio il 3 ottobre 2018 nella sua casa di Torretta e ad un secondo incontro, questa volta riservato solo con Di Maggio, a Baucina. Incontri in cui i due hanno definito affari legati alla droga e al denaro da investire in Sicilia.

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