Augusto: la lezione di Centuripe che Paternò dovrebbe imitare

Ritornano a Centuripe i reperti archeologici custoditi fino ad oggi al museo Paolo Orsi di Siracusa.

Ritorna – dopo essere stato esposto solo occasionalmente per brevi periodi – quello che viene definito uno dei ritratti più affascinanti dell’imperatore Augusto e con lui altri reperti di grande valore testimoniale e artistico. La città di Centuripe e l’Assessorato Regionale ai BB.CC.AA. e dell’Identità Siciliana stanno concretizzando un progetto culturale che darà un forte rilancio alla comunità locale. Centuripe investe nella cultura, nella qualità degli eventi e nella memoria.

Non solo archeologia ma anche arte moderna, contemporanea, con la valorizzazione dei numerosi siti sparsi sul tutto il territorio. Un palinsesto di eventi e di opportunità per ricollocare la città in uno scenario internazionale, predisponendosi per una nuova fase di sviluppo.

Una città che sta attirando investimenti per le strutture e le infrastrutture, per la tutela del territorio, perché la politica e in particolare il suo sindaco – Salvatore La Spina – hanno deciso di invertire una tendenza che registrava – per quella città – solo emorragie demografiche e una desertificazione culturale, pur avendo una storia millenaria da valorizzare.

Bisogna guardare con ammirazione questa fase storica e riconoscere i meriti politici e culturali di una classe dirigente che ha una visione e una capacità di programmazione. Nulla nasce all’improvviso e tutto questo è certamente il risultato di anni di lavoro, di condivisione di progetti e di competenze dedicate al raggiungimento di tali scopi. La stessa attenzione si rileva anche nel vicino comune di Santa Maria di Licodia che recentemente ha riportato alcuni reperti archeologici di grande pregio – conservati in altri musei o depositi regionali – nei locali comunali, per celebrare l’antica città di Inessa. Adrano, Centuripe e Santa Maria di Licodia. Sono le tre città che ospitano un museo archeologico – anche se di piccole dimensioni – e valorizzano la propria storia. Paternò sembra non pervenuta, tutto chiuso.

Una pratica virtuale di “ritorno” dei reperti nei territori di origine e di valorizzazione che la Regione Siciliana promuove e incoraggia sulla spinta propulsiva dell’assessore regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana – Alberto Samonà. Immaginiamo in questo senso il lavoro complesso e prezioso delle Soprintendenze, dei Parchi Archeologici e dei Musei Regionali, per dare concretezza a questo nuovo modo di gestire le risorse archeologiche e artistiche, spesso dimenticate o accatastate nei depositi regionali.

Delocalizzare, svelare, restituire, territorializzare.

Sono le parole chiave che la Regione Sicilia – assieme ai sindaci virtuosi – stanno mettendo in atto. A questo si aggiunge una diffusa campagna di scavi archeologici promossa in tutta la Sicilia, in moltissimi siti, in collaborazione tra università, associazionismo, enti locali, parchi e soprintendenze, che l’Assessore Alberto Samonà sta visitando e promuovendo ormai da molti mesi (Segesta con Rossella Giglio per esempio). Una nuova stagione per la ricerca che pone la Sicilia in un contesto di studi internazionale di altissimo livello. Quando le istituzioni pubbliche regionali si coordinano con gli enti locali e l’associazionismo il risultato è eccellente e ciò a cui stiamo assistendo ne è una prova. Oggi Centuripe, Santa Maria di Licodia e Adrano sono tre esempi da imitare. Ma fa piacere rilevare il grande interesse – per questa nuova stagione – delle università sia siciliane che nazionali e straniere. C’è da essere ottimisti per questa regione che ha un patrimonio archeologico ancora tutto da scoprire.

Certo che alla luce di tutto questo c’è da riflettere sul silenzio assordante nei confronti della città di Paternò o se volete Hybla (Major, Aitna, Etnea, Gereatis, decidete voi l’attributo che più vi piace). Dalla stele di Julia Florientina (conservata a Parigi) agli argenti di Paternò (conservati a Berlino) nessuna traccia, nessun sussulto, nessuna richiesta di restituzione istituzionale.

Lo stesso vale per i reperti conservati al museo Paolo Orsi afferenti al territorio di Hybla-Paternò. Di quelli conservati nei depositi di Catania e Paternò – ricchi di testimonianze – nessun progetto espositivo, nessun progetto di catalogazione, nessuna idea di restituzione alla comunità. Nella città di Paternò – pare la sede universitaria della scuola per tombaroli – nessuno scavo, nessuna ricerca, come invece registriamo ogni giorno in molti siti siciliani. A dirla tutta, nessun progetto per predisporre uno spazio espositivo meritevole di questo nome; ancora aspettiamo i fondi per completare il recupero di San Francesco sulla collina la cui destinazione da progetto era proprio quella espositiva per la storia della città.

Eppure qualcuno ancora esalta ed evoca la Valle del Simeto e la sua antica tradizione culturale. Sembra che siamo tutti interessati a Centuripe, Adrano, Santa Maria di Licodia (questa è una novità piacevole) ma su Hybla-Paternò nessun vero interesse, zero fondi, zero progetti. Al massimo qualche “scavuccio” emergenziale qua e là. Eppure i reperti trovati negli anni, incoraggerebbero verso una maggiore attenzione, gli studi effettuati giustificherebbero investimenti e approfondimenti, invece solo un silenzio malizioso.
Ci piacerebbe ricevere finalmente la visita dell’Assessore Alberto Samonà per raccontargli questo territorio – come si fece qualche anno fa con Sebastiano Tusa – ci piacerebbe ricevere la visita del Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, per concordare insieme le azioni di valorizzazione di un territorio che comprende anche le Salinelle, ma non solo. Ci piacerebbe ospitare ricercatori, studiosi e specialisti per riscrivere la storia di questa città che non appare come un fungo nell’XI secolo dal nulla.

Ad oggi si registra la sensibilità e la disponibilità del Soprintendente ai BB.CC.AA. di Catania, l’arch. Donatella Aprile, di alcune istituzioni locali (religiose, scolastiche e associative), dell’università, per curvare le attenzioni verso questo territorio: siamo ottimisti.

Ma ora serve – prima di tutto – un progetto politico e culturale complessivo. Non servono gli slogan generici riferiti a obiettivi generici che sfiorano l’ipocrisia, serve concretezza. Riportiamo a Hybla-Paternò i nostri reperti archeologici come fanno tutti. Sarebbe un nostro diritto. Centuripe insegna, andiamo a lezione da Salvatore La Spina con umiltà, magari impariamo qualcosa. Intanto ieri a Centuripe hanno celebrato il ritorno di Augusto, conviene andarci.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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