Al Congresso di Azione Calenda chiude la porta a Conte e Meloni: “Mai con i populisti e con i sovranisti”

Al Congresso di Azione Calenda chiude la porta a Conte e Meloni: “Mai con i populisti e con i sovranisti”

Rappresentare «l’Italia seria» creando dal basso, dai territori, un fronte repubblicano che crede in una politica responsabile.

Formare una nuova forza liberalsocialista, terza, in grado di scardinare, con il primato della competenza, un bipolarismo ormai trasformato in `bipopulismo´, ostaggio da un lato dal sovranismo di Fratelli d’Italia, dall’altro dal populismo dei Cinque Stelle. E infine preparare il terreno per il ritorno di Mario Draghi a Palazzo Chigi dopo il voto del 2023.

Sono questi gli obiettivi di Carlo Calenda espressi al primo Congresso di Azione, al Palazzo dei Congressi dell’Eur, alla presenza di oltre 1500 partecipanti, tra iscritti e delegati. Assise che domani sera sancirà il passaggio della sua creatura politica da movimento a partito. Un appuntamento politico, a cui hanno reso omaggio tutti i leader dei principali partiti, dal segretario dem Enrico Letta al vicesegretario leghista Giancarlo Giorgetti, dal coordinatore azzurro Antonio Tajani al cofondatore di Coraggio Italia Giovanni Toti, dal coordinatore di Iv, Ettore Rosato al segretario di +Europa Benedetto Della Vedova. Assenti giustificati, perché non invitati, ovviamente Giorgia Meloni e Giuseppe Conte, con i quali l’ex candidato sindaco di Roma non vuole nemmeno dialogare.

Una giornata che si apre con un intervento particolarmente affettuoso del leader Pd: «La bellezza di questa sala – esordisce Enrico Letta – trasmette buona energia a un Paese che ha bisogno di buona politica. Vorrei ringraziare Calenda per questo impegno a cui guardiamo con grande attenzione. Insieme faremo grandi cose: vinceremo le politiche del 2023 e dopo daremo al Paese un governo riformista, democratico e europeista eletto dai cittadini. Sono sicuro – aggiunge – che discuteremo, ma anche che litigheremo, con Carlo funziona così, ma poi prenderemo le decisioni giuste per il bene dell’Italia». Più tardi lo stesso Calenda gelera’ l’entusiasmo dell’ex premier: «A Letta dico che tutto è possibile, a condizione che non ci siano i Cinque Stelle. Ma sappiamo che questo non ci sarà….». Applausi della sala anche al vicesegretario della Lega, l’unico in collegamento dal remoto. «Non vi posso promettere come ha fatto Letta che vinceremo insieme le elezioni ma sono certo – assicura Giancarlo Giorgetti – che tra noi ci saranno ampi margini di collaborazione».

Ma anche sulla Lega, Calenda fa dei distinguo: «Se la Lega è quella di governo, che accetta per l’Italia il destino comune europeo e diventa un partito popolare italiano insieme a Fi, ci si deve dialogare. Se invece è quella di Salvini che un giorno dice una cosa e il giorno dopo un’altra, no. Non si può governare inseguendo tutte le fettine dell’elettorato».

Insomma, sicuro di essere ormai il «sesto partito italiano», Calenda ripropone già alle prossime amministrative il «modello Roma», cioè andare da soli e semmai stringere alleanze, a destra come a sinistra, ma solo al livello locale. Nessuna idea di partecipare al cantiere aperto per la ricostruzione del «centro autonomo». «Non aspiriamo – ribadisce – al centrismo, una formula che ha un significato che non mi piace nella nostra storia. Io non voglio essere scelto ma voglio essere io a scegliere con chi lavorare». Scettico anche sull’eventuale ritorno del proporzionale: «Mi piacerebbe una riforma proporzionale con sbarramento al 5%. Smantellerebbe il bipolarismo che è diventato bipopulismo, ma non credo che ci sarà», spiega. Appuntamento quindi alle prossime amministrative, dove Calenda si presenterà con l’alleanza ormai organica con +Europa e semmai insieme a liste civiche locali. Nessun cenno a Matteo Renzi, grande assente non solo al Congresso di oggi, ma in generale nelle prospettive future di Azione. Domani, l’intervento di Emma Bonino. Infine, a conclusione dei lavori, la proclamazione del segretario e del presidente.

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