Catania Calcio, Alessandro Russo (nipote di Massimino): “È il fallimento di una intera città. Indimenticabile lo ‘sbarco’ a Roma del 1983

Catania Calcio, Alessandro Russo (nipote di Massimino): “È il fallimento di una intera città. Indimenticabile lo ‘sbarco’ a Roma del 1983

Catanese per nascita e ‘Catanista’ per scelta, Alessandro Russo ha rilasciato al Corriere Etneo un’intervista sul triste epilogo del Calcio Catania.

Nipote di Angelo Massimino e autore di diversi libri con i quali ha ripercorso l’ultracinquantennale storia del club etneo, ha manifestato l’amarezza che accomuna tutti i tifosi dell’ormai ex club rossazzurro:

“La cosa che fa più male è la consapevolezza che in pochi fra cittadini e addetti ai lavori hanno capito quello che vogliamo. C’è una ricerca dello scoop nell’intervista agli ex dirigenti che sono i veri colpevoli di ciò che è successo: chi si fa avanti con delle scuse, in realtà, si auto-accusa. La situazione del Catania rappresenta il fallimento di una città intera. Sarebbe meglio stare in silenzio e fare un esame di coscienza. Non abbiamo ancora compreso la gravità della situazione”.

Cosa si sarebbe potuto fare per evitare quello che è successo?
“All’indomani dei ‘Treni del gol’ e della retrocessione scrissi un libro. In quel periodo si parlava, senza fare nomi, del ritorno di un dirigente che era presente ai tempi della Serie A. Quello era il momento in cui si sarebbe potuto fare di più. Nella storia del Catania una doppia retrocessione non era mai capitata, e noi catanesi siamo stati derisi con l’onta ignobile di avere comprato o venduto partite, con i punti di penalizzazione, con una situazione debitoria che iniziava a diventare pesante. In quel momento bisognava costringere certe figure ad abbandonare la società, eppure qualcuno ha voluto puntare su questo cavallo, e la situazione non poteva che precipitare. Poi si è arrivati nel 2019 a non avere neanche i soldi per pagare l’aereo per andare a Venezia, e da lì la situazione è andata a picco. Noi ne parlammo per rendere nota la situazione, ma fummo derisi e definiti ‘cucche’”.

Ripensando alle cose belle, se dovessi chiederle di raccontarci un bel momento legato al Calcio Catania, su due piedi, quale momento sceglierebbe?
“Sicuramente direi la promozione in Serie A del 1983. Ci fu una coesione sportiva mai verificatasi in un’altra città: un esodo in piena estate di 40.000 persone a Roma per assistere allo spareggio con la Cremonese. Quell’evento fece conoscere il Catania in tutto il mondo. Non fu una promozione dovuta, il Catania era un’outsider. C’erano Milan e Lazio più attrezzate del Catania, ma con quello spareggio a Roma riuscì a raggiungere la Serie A”.

Se dovesse invece fare il nome di una figura esempio di virtù e felicità legata al Catania più di tutte le altre, quale sarebbe?
“Il Catania esisteva anche prima del 1946, infatti ha più di 76 anni di storia. Nel 1929 la squadra iniziò a formarsi anche se con un altro nome. Nel 1933 a Catania l’allenatore era l’ungherese Gèza Kèrtesz: fu il primo allenatore a portare il Catania in Serie B. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, dopo aver salvato migliaia di ebrei da morte certa, divenne un eroe nazionale e fu giustiziato dai nazisti. Questa storia merita di essere ricordata più delle altre. In pochi lo sanno, ma siamo riusciti a fargli intitolare una strada, aprire dibattiti e dipingere la sua figura nel murales al Cibali”.

Federico Buffa ha girato un documentario su Arpad Weisz: le loro storie hanno dei punti in comune.
“Kèrtesz si ambientò a Catania perfettamente. Abbiamo ricostruito la sua storia visto che siamo in contatto diretto con i familiari. Qualche anno fa una delle sue nipoti è venuta in viaggio di nozze a Catania. Io sono andato a Budapest per omaggiare la sua tomba: si è creata una corrispondenza e tutti noi storici ci sentiamo un po’ nipoti suoi. Roberto Quartarone ha scritto su di lui un dramma teatrale chiamato ‘Due eroi in panchina’. A Catania viveva da re, veniva riconosciuto per le strade e ci piace pensare che anche in punto di morte lui si sia ricordato della sua parentesi a Catania, alla Playa, a Villa Bellini. Questa storia è unica. Ho anche pubblicato un suo ritratto nel libro ‘Uomini illustri catanesi’.”

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