Sanremo, da Travolta alla travolgente Mannino: e Ramazzotti canta ‘Terra promessa’ 40 anni dopo

Sanremo, da Travolta alla travolgente Mannino: e Ramazzotti canta ‘Terra promessa’ 40 anni dopo

L’onda lunga delle polemiche legate alla performance di John Travolta, vena lo svolgimento della terza serata del Festival di Sanremo.

In apertura è proprio Amadeus, con un tono fermo, a lamentare l’eccessiva attenzione riservata a quelle che in conferenza stampa aveva definito «stronzate». «Si è parlato troppo di John Travolta – dice il conduttore del festival – e troppo poco di Giovanni Allevi». Ad aprire le danze della gara tocca a Il Tre, presentato da Loredana Bertè. Una esibizione che è pura energia, per il rapper romano, che alla fine della performance esorta i giovani a non vergognarsi delle proprie fragilità. Secondo a salire sul palco è Maninni, presentato da Alfa. Il cantante pugliese, come altri artisti della sua generazione in gara, porta all’Ariston, con la sua `Spettacolare´, le inquietudini della sua epoca. Tocca poi a Fred De Palma presentare i Bnkr44 e la loro carica di energia racchiusa nel brano `Governo punk´. E’ la vincitrice di Sanremo Giovani del 2023 Clara, ad annunciare invece l’esibizione dei Santi Francesi con la loro `L’amore in bocca´.

Da Travolta alla travolgente Teresa Mannino è un attimo, e dalle scale dell’Ariston fa il suo ingresso la comica siciliana. Il pubblico apprezza subito la simpatia di Mannino, mentre in platea spunta ad omaggiarla anche una bandiera della Sicilia. Per l’ironica palermitana il debutto fila liscio senza intoppi. Mr Rain e le sue altalene cercano di bissare con un mix di sonorità il successo dell’anno scorso. Quindi è tempo del saluto a Massimo Giletti, seduto in prima fila. «Celebreremo i 70 anni di Rai il 28 febbraio su Rai 1 con grandi nomi, e dopo cinque Festival condotti aprirai tu che te lo meriti», ha annunciato il conduttore invitato all’Ariston da Amadeus per lanciare il programma televisivo che sancirà il suo ritorno in Rai: «Tornare nell’azienda in cui sono nato e cresciuto come uomo è un’emozione molto intensa, ringrazio le persone che sono qui perché mi hanno dato un calore nei momenti difficili che non posso dimenticare».

A quarant’anni dall’esordio sul palco dell’Ariston, Eros Ramazzotti torna al festival e intona le note di quel pezzo che lo consacrò fenomeno mondiale: Terra promessa. Un inno alla gioventù e alla pace, che l’artista romano sottolinea proprio alla fine dell’esecuzione: «Quasi 500 milioni di bambini vivono in zone di conflitto – dice -, altri milioni non vedranno mai la terra promessa. Dico solo una cosa, basta guerra, basta sangue. Pace». Quindi un siparietto con Amadeus: «Non è che mi fai fare pure a me il Ballo del qua qua?», ironizza Eros. «Perché, è stato antipatico – risponde Amadeus -?». «Sicuramente pensavamo meglio – ha replicato Eros -. Potevate dargli più soldi». Ai due si aggiunge, collegato dall’Aristonello, Fiorello, che ironizza: «Se avessimo scippato due anziane fuori le poste ci avrebbero insultato di meno. Lo scippo è meno grave del ballo del qua qua».

Altro momento di grande commozione è l’omaggio di Paolo Janacci e Stefano Massini ai morti sul lavoro. I due eseguono `L’uomo del lampo´ la storia di un padre morto sul lavoro che si rivolge al figlio rimasto senza il genitore. Le canzoni continuano a riempire l’aria dell’Ariston e del festival fino alla fine. Il pubblico gradisce, e le polemiche sembrano svanire, sciolte nella musica e nelle parole.

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