Urbanistica in Sicilia: la rivoluzione verde della riforma

Urbanistica in Sicilia: la rivoluzione verde della riforma

Ci siamo quasi, la riforma urbanistica in Sicilia – dopo 42 anni – sembra essere in dirittura di arrivo.

Dopo un iter travagliato, finalmente la Sicilia si dota di una normativa di governo del territorio, che rimette al centro il paesaggio, l’ambiente e la collettività.

Urbanistica in Sicilia: la rivoluzione verde della riformaLa sua genesi deve molto a Maurizio Carta, Paolo La Greca, Francesco Martinico e Giuseppe Trombino (gruppo di lavoro universitario, costituito presso l’ARTA), agli ordini professionali e a Giovanni Salerno, del Dipartimento Urbanistica dell’ARTA, che ha coordinato i lavori di scrittura e collazione dei tanti contributi.

Anche la politica ha fatto la sua parte, attraverso il lavoro dell’assessore regionale al Territorio e Ambiente e al lavoro dei deputati dell’Assemblea regionale che hanno esitato proprio in questi giorni il testo con alcuni emendamenti ampiamente condivisi da tutto l’arco costituzionale.

Una svolta culturale che può capitalizzare le opportunità derivate dal quadro finanziario e normativo europeo e nazionale, in relazione ai fondi previsti per rilanciare l’Italia e tutto il mezzogiorno.

Un cambio di passo, una vera e propria rivoluzione che ci permette di guardare con ottimismo il futuro di questa terra, spesso apatica, fatalista e rassegnata. Adesso, fatta la legge, serve formare una nuova classe di professionisti, di dirigenti e funzionari pubblici e forse anche il tessuto imprenditoriale. Forse serve anche modificare i paradigmi formativi nelle scuole universitarie e direi anche nel più ampio tessuto scolastico e civico. Non sarà un processo semplice e automatico, perché ci saranno resistenze culturali e burocratismi vari. Ma il testo emendato, almeno quello che circola in questi giorni, ribalta molti luoghi comuni sull’uso del suolo (consumo zero).

Urbanistica in Sicilia: la rivoluzione verde della riformaSemplificazioni procedurali, partecipazione della popolazione attiva, centralità del paesaggio culturale e ambientale, verde agricolo (valorizzato e tutelato), perequazione ed equità urbana, compensazione ecologica, valorizzazione dell’architettura di qualità e contemporanea, uso del concorso di idee per governare i progetti di trasformazione urbana, rigenerazione e riciclo dei suoli. Un palinsesto di novità innovative, sostenibili e strategiche.

Una visione nuova, moderna, pragmatica, della pianificazione che impone tempi certi per l’elaborazione degli strumenti attuativi, che individua percorsi virtuosi e molte opportunità per l’economia reale.

Un terreno di confronto per le idee vere e che misurerà la qualità delle amministrazioni, della politica, delle classi dirigenti e delle professioni. Una sfida per i prossimi decenni.

Bisognerà coglierla e lasciarsi attraversare del cambio di passo, dall’innovazione. Quelle comunità che sapranno cogliere la sfida saranno le nuove centralità urbane, connesse con il più ampio sistema regionale; quelle che porranno resistenza sono destinate a sparire per sempre. Alcuni recenti tentativi di fare rapina del territorio sono così falliti.

Urbanistica in Sicilia: la rivoluzione verde della riformaLa questione centrale, per adesso, è cosa succederà dopo l’entrata in vigore della legge, cosa faranno le comunità (comuni, consorzio di comuni e città metropolitane) per prepararsi al cambiamento. Sembra scontato ma è una vera e propria rivoluzione, sia sul piano metodologico che culturale. Cambiano di fatto gli obiettivi generali e particolari, cambiano le prospettive che puntano sulla valorizzazione dei patrimoni culturali, ambientali, produttivi e sociali. Per qualcuno sarà uno schiaffo potente che ridimensionerà le ambizioni speculative ai danni della collettività e del mercato reale per altri sarà l’occasione del rilancio.

Rimane aperto il tema delle risorse per avviare i processi, la formazione per gli attori della filiera e l’operatività del regime sanzionatorio per chi non avvia le procedure. Speriamo che la politica e l’amministrazione regionale sappia agire conseguentemente per non svilire quest’opportunità che il Governo e il Parlamento Siciliano hanno sostenuto.

Altro tema impellente è quello della costruzione del quadro delle conoscenze. E sarebbe il lavoro urgente da avviare, da parte delle comunità locali, per non trovarsi impreparati quando la Regione costruirà il quadro generale delle strategie di sviluppo. Alcune comunità locali dovranno fare riemergere il patrimonio di risorse storiche, culturali, archeologiche, monumentali, produttive, infrastrutturali e strategiche che serviranno per rimodellare il quadro regionale. Oggi serve più di prima svelare, narrare e uscire dall’isolamento.

Le città sono costellazioni che si lasciano attraversare; nodi che si relazionano con il territorio per generare policentrismi fluidi e metabolici.

Serve da subito costruire l’armatura culturale e produttiva dei territori. Confrontarsi con le parti sociali, culturali e imprenditoriali, non guardandosi dentro ma verso l’altro e dall’alto, perché dall’alto si vede sempre meglio che dal basso. Al centro di tutto ci sarà la qualità delle città e dei territori, l’equità delle scelte, la felicità dei cittadini. Bisogna cogliere e non opporre resistenza. Tutto è cambiato perché tutto deve cambiare.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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