Il Panettone di Hybla è Major: panettiere paternese tra i finalisti di un concorso nazionale

Il Panettone di Hybla è Major: panettiere paternese tra i finalisti di un concorso nazionale

Organizzato da Goloasi.it – il Portale delle Pasticcerie e delle Gelaterie – si è conclusa la quarta edizione del concorso “Mastro Panettone” che ha decretato il miglior panettone artigianale d’Italia nelle categorie “Miglior Panettone Artigianale Tradizionale” (oltre alle categorie Miglior Panettone Artigianale Creativo al Cioccolato” e novità di quest’anno “Miglior Pandoro Artigianale).

A questo concorso potevano partecipare i titolari di attività che producono panettoni e pandoro artigianali che si impegnavano ad utilizzare solo lievito madre e canditi senza anidride solforosa e a non utilizzare conservanti, emulsionanti, mono e di gliceridi, oltre a coloranti o aromi artificiali, senza vincolo di utilizzo di materie prime.

La giuria ha valutato la qualità di ogni panettone in considerazione di precise caratteristiche come: il rispetto del disciplinare, l’aspetto visivo per intero e tagliato, il gusto, la sofficità e il profumo.

La notizia potrebbe sembrare marginale – non siamo mica a Milano – se non fosse che in finale, nella categoria Panettone Artigianale Tradizionale, accede il paternese Filippo Cuttone – figlio d’arte – dello storico panificio Cuttone di piazza Cristo Re a Paternò. In pratica tra i migliori panettoni d’Italia c’è quello prodotto da un artigiano siciliano e più precisamente dell’area Etnea e se vogliamo essere ancora più precisi è un panettiere che lavora da sempre nel cuore di uno dei quartieri storici della città di Paternò. Filippo Cuttone è la famiglia Cuttone come vuole la tradizione e questa città ha tante famiglie rinomate di panettieri che producono pani e dolci artigianali di straordinaria bontà.

Ora la questione è che il panettone è milanese per nascita e discendenza.

Un dolce che affonda le sue origini nell’antichità e costituisce una tradizione del Natale di tutta Italia. «A partire dagli anni ’50 del XX secolo si è affermata la produzione industriale del panettone grazie al quale il prodotto si è diffuso in tutta Italia tramite soprattutto la Grande Distribuzione Organizzata».

Che sia nato per un atto d’amore o per errore, resta il fatto che il panettone è il simbolo di Milano e del Natale. Ma da qualche anno si sono moltiplicate le produzioni artigianali locali in tutta Italia e oggi è il dolce d’Italia per eccellenza; perché oltre la lingua, la bandiera e la nazionale di calcio, il Paese è anche il panettone, dolce per tutti.

Proprio per questo sorprende la notizia che Filippo Cuttone – artigiano paternese – conquista la finale di questo prestigioso concorso. Un giovane panettiere che sfida l’atavico fatalismo meridionale, il pregiudizio regionalistico, l’apatia di questa terra e il disfattismo che circonda ogni iniziativa, per tentare di sfidare Golia.

Un giovane Davide – tutto pelle ed ossa – come lo descrive bene Donatello nella sua opera rinascimentale – che sfida la più grande delle malattie siciliane: la rassegnazione. La vittoria è l’averci provato. Il desiderio di confrontarsi e di misurarsi. La vittoria è aver deciso di metterci impegno; l’aver sperimentato chissà quante volte, fino a trovare la formula perfetta. Conquistare la finale significa aver avuto il merito di crederci fino alla fine.

Fatica, speranze, sogni.

Una tempesta di emozioni condivise con la famiglia, gli amici e quel pezzo di città che guarda con indifferenza. Perché la battaglia più importante è contro l’indifferenza, la mancanza di consapevolezza collettiva.

Ma c’è un’altra parte di città che segue, spinge, tifa, promuove e non per il panettone milanese ma per quell’intreccio di muscoli e pelle che vuole sfidare il mondo e che può rappresentare una comunità che ha bisogno di nuovi eroi: semplici, concreti e con lo sguardo verso il futuro. Questa città ha veramente bisogno di credere in se stessa, di costruire nuove opportunità, di realizzare patti di solidarietà tra le parti sociali, tra gli imprenditori, tra la gente per bene, intorno alla chiesa, al tempio, alla biblioteca, al museo, alla piazza, alla scuola, alla fontana.

Ha bisogno di nuovi eroi: panettieri, ceramisti, sarti, contadini, maestri, barbieri, fino all’ultimo degli uomini e delle donne che producono (o hanno prodotto) ricchezza economica e culturale.

Allora questa finale è simbolica e dovrebbe essere patrimonio di tutti, anche di tutti i panettieri che possono provare a misurarsi, migliorarsi, sfidando l’apatia e l’abitudine. Sono in tanti in questi anni che provano a diventare grandi tra i panettieri: industrializzandosi, consociandosi, elevandosi a qualcosa di più che una panetteria. Il pane è uno dei nostri simboli più antichi di civiltà. Il panettone sembra una cupola rinascimentale dal tamburo ottagonale, come quelle del Brunelleschi di Firenze.

Allora non resta che inventarsi un nuovo packaging per questo e per altri panettoni prodotti in questa città e pensare a un consorzio di qualità per sfidare i mercati nazionali ed esteri. I produttori di Paternò possono fare tesoro di questa esperienza e immaginare un nuovo programma imprenditoriale:

il Panettone di Hybla è Major. Conquistare la finale per Miglior Panettone Artigianale Tradizionale del 2020 è un regalo di natale per questa città, ora non ci resta che gustarlo insieme fino alla festa di San Biagio (3 febbraio) come vuole la tradizione.

Bravo Filippo Cuttone e tutta la sua bottega famigliare.

Che altri panettieri possano intraprendere questa via, quella dell’impegno per la qualità e il confronto, con i tanti Golia che la vita ci presenta, senza paura e con un pizzico di orgoglio e sono tanti i panettieri di questa città all’altezza della sfida.

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Riguardo l'autore Francesco Finocchiaro

Architetto vitruviano. Credente convinto e appassionato delle religioni. Vive il suo lavoro come una grande passione . Esplora gli innumerevoli paesaggi dell’arte: dalla poesia al giornalismo, dall’architettura alla grafica, dalla comunicazione alle strategie urbane. Docente di storia dell’arte e filosofo dell’abitare. Convinto sostenitore del futurismo e che l’innovazione ha le sue radici nella memoria. Vorace lettore di Papa Francesco, di Pablo Neruda, Lucía Etxebarria e Omero. Vive l’architettura come un Pitagorico, in forma mistica e monastica come il suo architetto preferito, Peter Zumthor.

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